Men in Black III

Dieci anni. Dieci anni dal secondo episodio di una saga che pareva, giustamente, interrotta dopo un secondo episodio piuttosto deludente, che sta all'ombra dell'originalità creativa del primo. Dieci anni per riesumare questa saga con un terzo capitolo che puzza di inutilità da lontano un miglio. Di film inutili ne ho visti e ne vedrò ancora a bizzeffe, questo sicuramente, ma mai lo erano già in partenza. E quindi questo film lo vedo, ovviamente per proseguire la saga, che spero che a questo punto abbia un arresto definitivo.

USA 2012
Titolo Originale: Men in Black III
Regia: Barry Sonnenfeld
Cast: Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Emma Thompson, Alice Eve, Jemaine Clement
Genere: Fantascienza, Commedia

La trama in breve: Boris L'Animale, criminale intergalattico, fugge dalla prigione di LunarMax, facendosi trasportare indietro nel tempo, nel 1969, per uccidere l'agente K, reo di avergli fatto perdere il braccio. Alterato il normale scorrere degli eventi, l'agente J è costretto a intraprendere un viaggio nel tempo per salvare l'amico e collega K.

Al centro di tutto c'è un viaggio nel tempo. Un viaggio nel tempo nel periodo del lanco dell'Apollo 11 sulla Luna. Un viaggio nel tempo in un periodo in cui in America i neri non erano proprio ben accetti. Su questo fatto vi è solo un accenno all'inizio del viaggio, poi il tutto viene inspiegabilmente lasciato correre.

Invece che soffermarsi sulla trama, che di certo è esilissima, quasi di più dei due episodi precedenti, è il caso di soffermarsi soprattutto sui clichè ormai scontati e ripetitivi creati per questi film. Will Smith non ne ha più. Io non lo sopporto più e non mi fa più ridere. E soprattutto insistere continuamente, continuamente e ancora continuamente sulla poca espressività e sull'incapacità di provare emozioni dell'agente K è quanto meno stancante, se non irritante.

I mostri, come nei due episodio precedenti, sono assolutamente inverosimili. Il che ci starebbe anche, se non fosse che anche loro, nel primo film facevano un po' ridere, ora proprio non vengono quasi mai utilizzati, se non per fare qualche citazione estemporanea. Le battute di spirito non funzionano quasi per niente, giocando su un tipo di comicità che personalmente a me non piace neanche un po'. E poi ormai i Men in Black non fanno più parte di questo periodo. Nel 1997 il film ebbe un giusto successo. Ora, 15 anni dopo, ce li eravamo quasi dimenticati.

Ma a farceli ricordare ci hanno pensato Barry Sonnenfeld & co. creando una storia che a fatica sta in piedi e che non è nemmeno coinvolgente. E la scena con Andy Warhol, che voleva essere comica, dissacrante verso uno dei più famosi artisti moderni (che a me non piace tra l'altro), è stata quanto mai odiosa e mal riuscita.

Voto: 4,5

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