El bar di Alex de la Iglesia (2017)

Spagna 2017
Titolo Originale: El bar
Regia: Alex de la Iglesia
Sceneggiatura: Álex de la Iglesia, Jorge Guerricaechevarría
Cast: Mario Casas, Blanca Suárez, Alejandro Awada, Carmen Machi, Terele Pávez, Joaquín Climent, Secun de la Rosa, Jaime Ordóñez
Durata: 102 minuti
Genere: Thriller


Non so bene da che cosa sia nata, ma negli ultimi anni ho in qualche modo sviluppato un certo apprezzamento verso i film di Alex de la Iglesia, verso il suo stile registico e verso il modo in cui tratta le sue storie, che sono, quasi sempre, ironiche e divertenti nonostante il contesto faccia riferimento a elementi della cultura spagnola, con tematiche che sarebbero perfette per un buon horror classico che però il regista trasforma sempre in commedia divertentissima. Dopo aver visto anni fa "La stanza del bambino" - che rivisto anni dopo non mi aveva fatto certo lo stesso effetto - e aver apprezzato moltissimo "Ballata dell'odio e dell'amore", il regista è tornato alla grande nel 2013 - qui in Italia invece un po' più tardi - con il film "Le streghe son tornate", che era riuscito per davvero a divertirmi dall'inizio alla fine. Con "El bar", presentato all'ultima Berlinale e reso disponibile in Italia su Netflix, il regista riesce a confermare le buone impressioni che avevo avuto con gli ultimi suoi film visti, riuscendo a creare un film che non va mai per il sottile e che ha uno stile ben delineato, in grado di farsi riconoscere da appassionati e non.
"El bar" è ovviamente ambientato quasi interamente all'interno di un bar nel centro di Madrid in una mattinata come tante altre. Otto persone di diverso mestiere e di diversa estrazione sociale si trovano all'interno del locale e un'altra persona, non appena varcata la soglia di uscita, viene uccisa da un cecchino del quale non si comprende la direzione dello sparo. Misteriosamente dopo il colpo le strade cominciano ad apparire deserte e ancora più stranamente i notiziari nelle televisioni del bar non danno alcuna notizia a riguardo. Con gli otto che temono per la propria vita e iniziano a pensare ad un attacco terroristico o ad un'invasione aliena nel cuore di Madrid, il sospetto reciproco inizia ad insinuarsi nel gruppo, mentre nessuno può uscire dal locale per evitare la stessa sorte del malcapitato che era uscito in precedenza.
Il film in questione risulta essere un'ottima commistione di diversi generi: il regista riesce a passare sapientemente dalla commedia nera, al thriller fino ad arrivare anche a qualche elemento tipico del cinema horror che mantiene come comune denominatore la critica verso il degrado morale della società contemporanea. Nelle paure che si insinuano nel gruppo di persone intrappolate all'interno del bar si passa da quella per il diverso - rappresentato dall'uomo con la barba lunga scambiato per un musulmano con una bomba - arrivando fino alle paure di essere vittime di un complotto ordito dai governi di tutto il mondo, paure che, in qualche modo, tutti viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Interessantissime sono anche le dinamiche che si vengono a creare all'interno del gruppo: il sospetto verso questo o quell'altro personaggio alla fine non risparmia nessuno e il tutto è giocato in maniera intelligente, ponendo lo spettatore davanti a verità inequivocabili e colpi di scena sensazionali che fanno continuamente cambiare opinione sui vari personaggi in gioco nella vicenda.
Finendo questo post un po' come l'ho iniziato, non so bene cosa abbia portato Alex de la Iglesia ad essere uno dei registi da me più attesi, nonostante sia ben lontano dall'essere tra i miei preferiti, so soltanto che ogni suo film che ho visto fino ad ora è riuscito a soddisfarmi, ognuno in misura diversa, con una gran dose di follia e di umorismo nero.

Voto: 7,5

Commenti

  1. Ho guardato solo il voto perché è tra le mie prossime visioni, ripasserò a leggerti, ma almeno vado tranquillo per il film, ci speravo fosse figo ;-) Cheers!

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  2. Angosciante e assurdo ma anche molto divertente. Spero di poterne parlare presto anche io!

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  3. Personalmente la lotta intestina tra gli ostaggi e la loro incapacità di fare gruppo al punto da alimentare una più o meno esplicita rivalità interna l'avevo già vista tematizzata in The mist, tratto da un'opera di Stephen King e molto più radicale nella caratterizzazione dei personaggi malgrado lo sfondo da fantahorror. In El bar francamente non ho riscontrato granché di nuovo.

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