Eli di Claràn Foy (2019)



USA 2019
Titolo Originale: Eli
Regia: Claràn Foy
Sceneggiatura: David Chirchirillo, Ian Goldberg, Richard Naing
Durata: 98 minuti
Genere: Horror


Diciamo che quando esce un film horror su Netflix, a meno di non conoscerlo già perchè visto al cinema, sono sempre un po' dubbioso. Soprattutto se questo horror è una produzione originale della piattaforma di streaming che, a volte, distribuendo quei film che nessuno vuole distribuire, in qualità di assassina del cinema come molti la continuano ad appellare, decide di fare un po' di raccolta dell'umido, proponendo pellicole di dubbia qualità e di basso valore. É proprio per questo motivo che, nonostante campeggiasse tra i consigliati di Netflix da non poco tempo, ho rimandato la visione di "Eli" fino a circa una settimana fa, anche se, devo dire, su Facebook qualche commento positivo in quei gruppi sui film horror in cui ancora si fanno flame sulla qualità di film come "Hereditary" o "The Witch" ma si ama incondizionatamente "Paranormal Activia" - una cosa che proprio non riesco a tollerare se devo essere sincero, i due migliori horror dell'ultimo decennio sono meno apprezzati di una delle più grandi cagate partorite dall'umanità... - lo avevo letto, ma proprio per questi motivi non mi ero fidato nel tentare di dargli un'opportunità. Regista di "Eli" è Claràn Foy, che nel 2012 mi aveva positivamente sorpreso con "Citadel", mentre pochi anni fa mi aveva abbastanza deluso con "Sinister 2", mentre protagonisti del film sono Kelly Reilly, una che da queste parti ottiene sempre o quasi il giusto apprezzamento, mentre abbiamo anche la partecipazione di Max Martini e del giovane Charlie Shotwell nei panni del protagonista Eli Miller.
Eli Miller è un bambino che soffre di una rara malattia che lo rende in qualche modo allergico all'ambiente circostante: i raggi del Sole e l'aria aperta causano in lui reazioni cutanee che lo fanno letteralmente bruciare, provocandogli dolori terribili. I genitori decidono dunque di affidarlo alle cure della dottoressa Isabella Horn, che ha allestito un piccolo ospedale per pazienti come lui in una grande villa isolata dal resto del mondo, all'interno della quale il bambino potrà vivere, assieme ai genitori, senza la tuta protettiva che è costretto a portare in ogni momento della sua vita. Dal momento in cui iniziano le cure però Eli comincia a sperimentare momenti piuttosto inquietanti, in cui ha visioni di persone che cercano di rapirlo e portarlo con sè, mentre inizierà a fare amicizia con una bambina, con cui comunica solamente attraverso la finestra, che lo metterà in guardia su ciò che succede all'interno della villa e su ciò che è successo ad altri bambini come lui. Mentre nessuno crede alle sue visioni, il bambino deciderà di scoprire da solo cosa sia accaduto in quel luogo, scoprendo cose decisamente inquietanti.
Davanti alla visione di questo film ho avuto impressioni piuttosto contrastanti, rimanendo in bilico tra quella che per buona parte della durata del film sembrava essere una banale visione riguardante case infestate e misteri riguardo chi le aveva abitate prima dei protagonisti fino ad arrivare ad un finale che, invece, mi ha totalmente sorpreso perchè, a pensarci bene, non penso di avere mai visto un film horror che ribaltasse nel giro di pochi minuti tutto ciò che si era pensato prima e che, soprattutto ribaltasse i ruoli dei diversi personaggi per cui, per non fare spoiler, è bene non dettagliare troppo la questione. Insomma, diciamo che così a memoria un colpo di scena di questo tipo lo ricordo solo in "The Others" e già penso di aver detto troppo. A pensarci bene la visione di "Eli" nasconde sapientemente cose decisamente buone ad altri momenti in cui invece la noia rischia di prendere il sopravvento, in qualche modo ho avuto la sensazione, soprattutto nel secondo atto di questo film, che le presenze che disturbavano il protagonista fossero lì per aiutarlo o per metterlo in guardia da qualcosa, altra cosa che si è vista in non pochi film horror in cui lo spettatore era portato a temere gli spettri, mentre si sarebbe dovuto preoccupare degli altri personaggi umani. C'è però da dire che i momenti che fanno davvero paura in questa visione sono decisamente pochi e concentrati, oltre a qualche jump-scare, nella parte finale in cui tutto ciò che avevamo pensato viene letteralmente ribaltato.
"Eli" è dunque un film a due facce in cui a livello recitativo la sola Kelly Reilly è riuscita a convincermi, il bambino nel suo essere vittima degli eventi mi ha dato abbastanza fastidio, si rendeva abbastanza odioso, tanto da farmi fare il tifo per quelle dottoresse che lui tanto temeva, mentre il padre interpretato da Max Martini è un personaggio piuttosto piatto, al limite dell'utilità. Non ho poi apprezzato il fatto che nel corso della pellicola vengano aperte diverse questioni riguardo l'ambito familiare in cui vive il bambino con i genitori, ma poi, in fin dei conti, vengono solo accennate e non spiegate nella giusta maniera. Eppure, pur non facendo moltissima paura e pur avendo degli evidenti difetti a livello di recitazione e di utilità dei vari personaggi che entrano in gioco, "Eli" è uno di quei film che ha saputo come sorprendermi ed è raro che mi capiti, soprattutto negli ultimi anni. Non sarà dunque un film perfetto, nè uno di quei film che consiglierei di vedere a scatola chiusa, ma sa bene come giocarsi quel paio di colpi ben assestati, senza strafare e senza voler a tutti i costi essere un capolavoro, ma creando la giusta atmosfera per una visione che arriva al suo culmine narrativo proprio quando deve arrivarci, nè un minuto prima nè un minuto dopo.

Voto: 6

Commenti

  1. Concordo in pieno con la tua analisi, ben fatto ma sulla lunga distanza non proprio memorabile, comunque perfetto per salvare la serata ;-) Cheers

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  2. A me è piaciuto davvero molto, ma forse non faccio testo perché adoro i bimbi cattivi :P

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