La chiesa di Michele Soavi (1989)

Italia 1989
Titolo Originale: La chiesa
Sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini, Michele Soavi
Durata: 100 minuti
Genere: Horror


Ormai chi legge queste pagine sa benissimo quanto il cinema di genere italiano prodotto a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta sia decisamente nelle mie corde. Avevo iniziato ad esplorarlo da adolescente, con i film più famosi di Dario Argento - che poi ho recuperato prontamente tutti quanti nello speciale a lui dedicato - per poi passare a qualche film di altri esponenti come Umberto Lenzi, Lucio Fulci e compagnia cantante, mantenendo una lacuna abbastanza grossa su quello che è stato uno dei massimi esponenti, Mario Bava, che ormai sono tanti anni che mi riprometto di esplorare. Il successo di Dario Argento ottenuto nel ventennio tra gli anni settanta e l'inizio degli anni novanta gli ha permesso di farsi un nome particolarmente influente nella produzione cinematografica italiana - e mondiale - tanto da permettergli in qualche modo di mettere il proprio nome come sponsor di vari film horror di registi esordienti usciti proprio in quegli anni, magari trovando anche il modo di metterci dentro anche la figlia Asia Argento - come fatto in questo film - la cui carriera cinematografica è iniziata nel 1986 nel film "Demoni 2" di Lamberto Bava e con "La chiesa" ci troviamo davanti al suo terzo film, quando era ancora soltanto quattordicenne. La carriera di Michele Soavi invece non sarà stata poi tanto prolifica quanto quella del suo principale sponsor, ma ha dalla sua un vero e proprio cult come "Dellamorte Dellamore" di cui ancora non ho parlato su queste pagine, mentre gli attori protagonisti di questa pellicola sono quei volti piuttosto comuni che ho avuto per tutto il tempo la sensazione di aver già visto senza però mai riuscire a capire in quale film: principali attori del film, oltre alla già citata giovanissima Asia Argento, sono Tomas Arana e Barbara Cupisti.
La trama di questo film inizia nel pieno del Medioevo - piccola postilla, se vuoi attirare la mia attenzione con un film horror, fai una scena ambientata nel Medioevo e mi avrai conquistato - quando un gruppo di cavalieri teutonici scopre un villaggio di streghe, che viene prontamente bruciato, uccidendo tutti gli abitanti e seppellendoli in una fossa comune, successivamente fatta benedire e sulla quale verrà costruita una chiesa. Ci spostiamo subito ai giorni nostri - che poi staremmo parlando di trentuno anni fa, ma va bene lo stesso - in Germania, dove Ewald viene assunto come bibliotecario per catalogare i libri e i volumi presenti all'interno della stessa chiesa. All'interno del vasto archivio della biblioteca, troverà un manoscritto all'interno del quale sono contenuti tutti i segreti della cattedrale e l'uomo, con l'aiuto di Lisa, una restauratrice, troverà all'interno della chiesa una croce sul terreno dei sotterranei della cattedrale. Rimossa la croce e il suo sigillo, l'uomo libererà involontariamente i demoni della cattedrale e verrà posseduto.
Ammetto candidamente che "La chiesa" è uno di quei film di cui, anche seguendo vari gruppi di cinema horror su Facebook, sento parlare da una vita senza aver mai avuto la voglia di vederlo, fino a una decina di giorni fa. Alla fine, durante la visione, ci ho trovato buona parte di quegli elementi che mi convincono di quanto il cinema di genere italiano, anche quando si resta nella dimensione dei B-movie, abbia sempre qualcosa di buono da offrire. Siamo davanti ad uno di quei film - e non ce ne sono pochi con queste caratteristiche in quel periodo - per i quali magari non si poneva grandissima attenzione alla sceneggiatura e alla coerenza narrativa, ma magari, anche con pochi mezzi a disposizione, qualche bella idea registica, o anche qualche imitazione ben fatta, perchè no, veniva comunque fuori e ci troviamo inoltre in un periodo in cui veniva prestata una particolarissima attenzione alla colonna sonora, che spesso e volentieri spaziava nei meandri del genere prog-rock, con band che proliferavano come batteri in quel periodo. Ecco, metti in un film horror una buona quantità di sangue, degli effetti speciali molto artigianali e un po' di musica prog-rock - anche se quella di questo film non è che sia delle migliori - e hai trovato il modo per farmi uscire di testa.
Poi, a conti fatti, poco importa se il film dopo trentuno anni non è che sia invecchiato benissimo, poco importa se ci sono alcune ingenuità a livello di sceneggiatura o, addirittura, alcune banalità nello sviluppo della trama - che comunque rendono il film abbastanza rassicurante per un pubblico non particolarmente affezionato al genere - e alcuni momenti in cui non si sa benissimo dove la storia voglia andare a parare. Ora che siamo nel 2020 il film non sarà certo particolarmente inquietante, ma c'è da dire che se ancora se ne parla, anche se soprattutto in gruppi online abbastanza specifici, un qualcosa di buono questo film dovrà pure averlo: non sarà forse il miglior film della storia dell'horror italiano, ma ci sono delle idee di cinema che, anche se alcune volte sono imitazioni di tecniche già utilizzate, è già qualcosa in più di tanti horror che vediamo in questi ultimi anni.

Commenti

  1. Uno dei miei classici da noleggio in videoteca, voglio molto bene a questo film malgrado tutto, anzi mi hai fatto venire voglia di rivederlo ;-) Cheers

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