Ouija: L'origine del male di Mike Flanagan (2016)

USA 2016
Titolo Originale: Ouija: Origin of Evil
Regia: Mike Flanagan
Sceneggiatura: Mike Flanagan, Jeff Howard
Cast: Elizabeth Reaser, Annalise Basso, Lulu Wilson, Henry Thomas, Parker Mack, Sam Anderson, Kate Siegel, Doug Jones, Alexis G. Zall, Ele Keats, Nicholas Keenan, Lin Shaye
Durata: 99 minuti
Genere: Horror

Dopo aver visto un paio di anni fa "Ouija", con protagonista Olivia Cooke, pregai tutti gli dei di tutte le religioni che le major americane capissero la stronzata fatta con quel film e lo lasciassero nel famoso cassetto in cui ognuno mette le proprie cazzate dell'esistenza, senza farne sequel o prequel vari. Ovvio dunque che la notizia che quest'anno sarebbe uscito un prequel mi abbia dato l'ennesima conferma che gli dei, se esistono, non ci assistono nemmeno per sbaglio, ma forse avrebbero fatto in modo, affidando la regia di questo prequel a Mike Flanagan, già regista del validissimo "Oculus" e dell'emozionante "Somnia", di rendere il tutto un po' più piacevole rispetto all'orrido capitolo di lancio.

"Ouija: L'origine del male" - sta storia che si faccia riferimento al "male" nei titoli di ogni film horror sta iniziando a stufarmi, tra parentesi - è ambientato nel 1965: la famiglia Zander è composta da Alice, donna vedova interpretata da Elizabeth Reaser, Paulina, la figlia maggiore interpretata da Rachel Basso, e da Doris, la figlia minore interpretata da Lulu Wilson. Le tre, insieme, se la spassano un mondo ad organizzare sedute spiritiche in cui, fondamentalmente, attraverso trucchi ed escamotage vari truffano gli ignari clienti, facendo loro credere di essere entrati in contatto con lo spirito di un loro caro. Presto, tra i vari trucchi, decidono di introdurre una tavola Ouija - che si legge "ui-ia" - con la quale OVVIAMENTE evocheranno per sbaglio uno spirito maligno all'interno della casa, che comincerà ad avere un rapporto particolare con la minore delle due figlie Doris, fingendosi lo spirito del padre morto anni prima.

Sulla trama effettivamente c'è poco da dire: banale, banale e banale! Insomma, è la solita roba vista e rivista che parte da un presupposto ormai usato ed abusato da chiunque e che, fondamentalmente, ti fa partire con un po' di pregiudizi riguardo al film. Una cosa che mi sono sempre chiesto è questa: ma i personaggi dei film, li vedono mai i film? Cioè tutti sanno che nei film se prendi in mano una tavola Ouija - "ui-ia" ricordate - succedono brutte cose. Tutti, nel 2016, continuano nei film a prendere in mano le tavole Ouija - sempre "ui-ia" -, anche se qui i personaggi vivono nel 1965 e si può dire che dai, non lo si sapeva ancora. In ogni caso dato il presupposto banalissimo è una domanda più che lecita da porsi la mia. E lo sviluppo non è che si discosti tanti, a livello di originalità, da quelli che sono i presupposti di questo film: insomma, nulla va in modo inaspettato, le sequenze sono altamente anticipabili e la risoluzione finale è la più logica possibile. Insomma, tutto piuttosto lineare.

Eppure il buon Mike Flanagan con i film che ho citato in testa al post, aveva già dimostrato di essere in grado, in modi inspiegabili dato che le sue trame sono sempre piuttosto classiche, di fare un po' di paura allo spettatore. Inoltre è un bravo regista, alcune inquadrature sono parecchio ricercate e contribuiscono a creare un po' di tensione nello spettatore. Qui riesce parzialmente nel suo intento: anche qui la scelta di far possedere dagli spiriti maligni il personaggio più giovane è piuttosto attesa, eppure questa bambinetta rompipalle a tratti è davvero inquietante e anche un po' stronzetta, ma sono i demoni che parlano per lei. Insomma, a tratti sta bambinetta fa davvero paura e sia la paura, sia lo stile registico contribuiscono, in qualche modo, a far fare un piccolo passo avanti a questa saga... che sicuramente non si fermerà qua, perchè gli dei non ascolteranno le mie preghiere.

Voto: 5+

Commenti

  1. banale vero! Non capisco perchè la critica in generale si sia fomentata tanto...

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  2. Visto ieri sera e non l'ho trovato affatto male. Certo, a superare quella merdata di Ouija ci voleva poco ma Flanagan si dimostra come sempre autore "commerciale" con almeno un pizzico di personalità quindi la sufficienza gliela do eccome :)

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