The Ring di Gore Verbinski (2002)
USA 2002
Titolo Originale: The Ring
Regia: Gore Verbinski
Sceneggiatura: Ehren Kruger
Cast: Naomi Watts, Martin Henderson, David Dorfman, Brian Cox, Jane Alexander, Lindsay Frost, Amber Tamblyn, Rachael Bella, Daveigh Chase, Shannon Cochran, Sandra Thigpen, Richard Lineback, Adam Brody, Pauley Perrette, Sara Rue, Aixa Clemente
Durata: 115 minuti
Genere: Horror
Dopo aver esplorato nei primi tre giorni di questa settimana la trilogia giapponese di "The Ring", con le recensioni di "Ring" e "Ring 2" diretti da Hideo Nakata e quella del prequel "Ring 0: The Birthday" che un po' troppo si discostava per stile e per coinvolgimento dai suoi due predecessori, è ora di cominciare con quella che, grazie all'uscita recente di "The Ring 3", è diventata la trilogia americana . Il primo film di questa trilogia, diretto da Gore Verbinski e con una Naomi Watts praticamente ai suoi esordi cinematografici, è stato senza ombra di dubbio uno degli horror più importanti del nuovo millennio. Per quanto si tratti di un remake fatto e finito, che ricicla un'idea già esistente trasportandola però nella cultura americana, è proprio grazie a questo film che sono entrato per la prima volta in contatto con il mito del demone Sadako, che nella versione americana si chiama Samara.
Dal punto di vista della trama e della narrazione "The Ring" non è che si discosti molto dal suo omologo giapponese "Ringu", quindi, visto che ne abbiamo parlato solamente tre giorni fa, mi sembra abbastanza inutile ricapitolarne la trama. Sarebbe stato inutile anche se non ne avessi parlato tre giorni fa dato che per non conoscere la trama di "The Ring" bisogna aver vissuto in una campana di vetro per gli ultimi quindici anni. Ciò che mi ha fatto veramente specie rivedendo questo film proprio per parlarne in questa personalissima rassegna, è stato il fatto di essermi trovato, per un'altra volta, davanti ad un lavoro che per quanto tecnicamente e culturalmente diverso dall'originale giapponese, risulta avere una potenza quasi equivalente. Una cosa che ho spesso criticato dei remake americani di horror orientali è proprio il fatto che laddove i corrispettivi orientali usano la tecnica del nascondere per incutere terrore, quelli americani tendono a mostrare. E ne è un esempio la scena più famosa di entrambi i film, quella in cui Sadako/Samara esce dal televisore: della prima si vede solo un occhio tra la folta chioma che le copre il viso, mentre della seconda viene fatto vedere il volto sfigurato per intero.
Entrambi i film traggono la loro forza proprio dalla loro essenza: "Ringu" ha il suo punto di forza principale nel nascondere, "The Ring" nel mostrare, ottenendo però, in qualche modo, lo stesso effetto sugli spettatori. E proprio come nel film originale Samara non è che si veda così tanto in scena, tant'è che per lunghi tratti "The Ring" assume più i connotati del thriller soprannaturale piuttosto che quelli dell'horror. Uscito poi in un periodo in cui la comunicazione di massa era in forte ascesa, quasi un preludio rispetto a ciò che viviamo oggi, quindici anni dopo, "The Ring" riesce anche a diventare un film in grado di riflettere molto bene il momento: la comunicazione tramite mezzo televisivo, anche se grazie ad un mezzo come la videocassetta che di lì a pochissimo sarebbe stata definitivamente soppiantata dai DVD, diventa qui un interessante punto di riflessione, vista come mezzo portatore di morte e di terrore.
Insomma, se non ai livelli dell'originale giapponese, il remake americano di "The Ring" rimane uno dei film horror che più mi hanno segnato nel corso degli anni e che sicuramente è riuscito ad assumere un'importanza capitale per quel che riguarda l'evoluzione - involuzione forse? - del genere horror nell'ultimo decennio, con un Gore Verbinski in grado di portare in occidente un personaggio tutto orientale riuscendo a non snaturarlo, ma anzi, a farlo entrare definitivamente nell'immaginario collettivo.
Voto: 7,5
Questo l'ho visto, mi ricordo che mi piacque parecchio ^^
RispondiEliminaHo paura a rivederlo, è stato il film che da piccolo mi ha lanciato nel mondo horror.
RispondiEliminaE Verbinski è un genio mancato, quando troverà la sceneggiatura giusta farà il colpaccio