Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin (2020)

Nel corso dell'ultimo anno e mezzo, per un motivo o per l'altro, ho diminuito in maniera abbastanza drastica sul numero di visioni cinematografiche e sul numero di post portati su queste pagine. Ho anche perso un po' quella specie di frenesia che mi portava a visionare il prima possibile quelle pellicole per cui nutrivo un certo interesse. Proprio per questo motivo è passato molto tempo tra l'uscita de "Il processo ai Chicago 7" e la mia visione, avvenuta solamente un paio di settimane fa. L'interessamento era principalmente dovuto alla regia di Aaron Sorkin, noto sceneggiatore di serie TV come "The Newsroom" o di film come "The Social Network", alla sua sola seconda esperienza dietro la macchina da presa dopo "Molly's Game". Anche in questo caso Sorkin figura nel doppio ruolo di regista e di sceneggiatore, circondandosi di un cast molto ampio e di buonissimo livello, tra cui si citano attori come Eddie Redmayne, Joseph Gordon-Levitt, Sacha Baron Cohen, Michael Keaton e Mark Rylance. Un ruolo molto importante per ciò a cui è legato il personaggio da lui interpretato è ricoperto da Yahya Abdul-Mateen II, che si è già visto in "Noi" e vedremo in diverse produzioni che usciranno nei prossimi mesi.

Nell'Agosto del 1968 otto persone, dopo aver protestato durante la Convention Democratica di Chicago, vengono arrestate per aver provocato dei tafferugli. Cinque mesi dopo inizia il processo e tutti vengono accusati di aver incitato alla rivolta. Tutti gli imputati, tranne uno, Bobby Seale, vengono rappresentati da William Kunstler e Leonard Weinglass. Con l'avvocato di Seale ricoverato in ospedale, l'imputato si rifiuta ripetutamente di farsi rappresentare dai due rappresentanti della difesa e il processo si svolgerà in un clima in cui spesso e volentieri il giudice mostrerà, nei confronti degli imputati, un certo pregiudizio. Avverranno dunque macchinazioni e e angherie da parte del giudice, che renderanno il processo sempre più politico invece che giudiziario.

Non ho mai nascosto nel corso della mia vita da spettatore quanto il peculiare marchio di fabbrica di Aaron Sorkin come sceneggiatore mi piaccia particolarmente: i suoi dialoghi sono fulminei, con una buona dose di umorismo, soprattutto ironico e lo spettatore non ha mai un momento di pausa in cui può distrarsi dalle parole dei protagonisti. La sua cifra stilistica viene rispettata anche ne "Il processo ai Chicago 7", con il regista che si trova sicuramente ancora più a suo agio nel portare in scena eventi di un processo, che seguono delle regole ben precise quando vengono portati su schermo: scambi di battute, testimonianze, monologhi, insomma è tanto importante il parlato in queste situazioni. Oltre alle scene processuali assume fondamentale importanza la caratterizzazione dei personaggi, che incarnano molto bene i sentimenti di protesta pacifici che invece vengono contestati dalle autorità.

Questione a parte merita invece il personaggio di Bobby Seale, tra i fondatori dei Black Panthers e subito preso di mira dal giudice e dagli avvocati dell'accusa. Ingiustamente accusato di aver partecipato alla sommossa, anche se non presente nel luogo delle proteste, si renderà presto protagonista di oltraggi alla corte e continue interruzioni al processo, che porteranno dapprima il giudice a farlo legare e imbavagliare all'interno dell'aula di tribunale per poi, in un secondo momento, annullare il processo a suo carico e farlo celebrare separatamente dagli altri sette imputati. Ho apprezzato il tono con cui la narrazione è stata trattata, nonostante la serietà del tema trattato si lascia andare a qualche battuta piuttosto pungente e ironica, in cui viene ben ritratto il clima di vessazione a cui gli imputati furono sottoposti, principalmente per motivazioni politiche più che giudiziarie. Ho digerito meno la scena finale, secondo me fortemente retorica, che assumerebbe un senso solo nel momento in cui si fosse verificata veramente: una cosa simile si verificò in una fase del tutto diversa del processo, ma il giudice la interruppe subito e sicuramente a livello cinematografico è stata più efficace la scelta di Sorkin, semplicemente non sono riuscito io ad apprezzare del tutto la scelta.

Candidato all'Oscar come miglior film quest'anno, "Il processo ai Chicago 7" è disponibile su Netflix ed è sicuramente una di quelle pellicole a cui dare un'opportunità: a livello tematico tratta di una storia a cui porre la giusta attenzione e serietà, mentre a livello cinematografico si dimostra una visione piacevole e carica di significati.

Commenti

  1. A mani basse uno dei film che ho apprezzato di più tra quelli usciti nel breve periodo (storia vera). Cheers!

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