Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi (2007)

USA 2007
Titolo Originale: Diary of the Dead
Regia: George A. Romero
Sceneggiatura: George A. Romero
Cast: Michelle Morgan, Joshua Close, Shawn Roberts, Amy Ciupak Lalonde, Joe Dinicol, Scott Wentworth, Philip Riccio, Chris Violette, Tatiana Maslany
Durata: 95 minuti
Genere: Horror

La trama in breve: Jason è uno studente di cinema all'università di Pittsburgh che, assieme ai suoi amici e al suo insegnante alcolizzato, vuole realizzare un film horror indipendente da presentare come progetto scolastico. In un momento di pausa durante le riprese sentono alla radio che il mondo è interamente colpito da atti di violenza incontrollata, senza alcuna causa apparente. 

Io con alcune saghe sono strano, seguo una logica molto creativa guardando spesso il primo film, per poi abbandonare e riprendere quando mi viene voglia, magari saltando dei capitoli. Diciamo che con la saga di Romero sugli zombie, seguire l'ordine cronologico dell'uscita dei suoi film sarebbe una cosa in più, non di certo una cosa imprescindibile. Tant'è vero che nell'ultima settimana ho guardato prima il primo film in assoluto "La notte dei morti viventi", poi solo due giorni dopo, il penultimo capitolo, quello di cui sto parlando ora.

Tanto per dire, i film per me, oltre alla componente cronologica, sono agli antipodi anche guardandone la componente stilistica. Infatti, mentre il primo mi è piaciuto davvero molto, questo (che sarebbe il quinto) mi ha davvero deluso. Per quanto Romero mantenga quasi intatto il suo stile, lento ma carico di tensione, pur con i cambiamenti naturali dovuti al fatto che sono passati trentanove anni dal suo primo film. Eppure, pur mantenendo buona parte del suo stile il film non ha la stessa componente angosciante che era riuscito ad avere "La notte dei morti viventi", che dopo 45 anni ha molto calato il suo effetto sugli spettatori, rimanendo comunque una visione godibile e davvero degna di nota.

Così come nel primo capitolo voleva muovere una critica alla società del suo tempo, qui tenta di farlo criticando i media, il mondo della comunicazione di massa e di Youtube, ma non riesce ad avere il giusto mordente, facendo risultare la sua critica piuttosto boriosa e scontata. Anche gli interpreti, sconosciuti ai più (proprio come fu per il suo primo capolavoro) non hanno il giusto mordente per lasciare il segno. 

L'innovazione nella tecnica di ripresa, molto simile al mockumentary, ma senza tutti i difetti della presa diretta, sembra essere la componente più interessante di un film che, alla fine, lascia un po' il tempo che trova. Non è assolutamente un film schifoso, ho visto molto di peggio, semplicemente un film che non mi ha lasciato il segno.

Voto: 5+

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