Arancia meccanica (1971)
Titolo Originale: A Clockwork Orange
Regia: Stanley Kubrick
Sceneggiatura: Stanley Kubrick
Cast: Malcolm McDowell, Patrick Mageem, Michael Bates, Warren Clarke, Michael Tarn, John Clive, Adrienne Corri, Carl Duering, Paul Farrell, Clive Francis, Michael Gover, Miriam Karlin, James Marcus, Aubrey Morris, Godfrey Quigley, Sheila Raynor, Madge Ryan, John Savident, Anthony Sharp, Philip Stone, Pauline Taylor, Margaret Tyzack, Peter Burton, Steven Berkoff, David Prowse
Durata: 131 minuti
Genere: Drammatico
La trama in breve: Alex DeLarge è un giovane amante della musica di Beethoven, che, con la sua banda di Drughi, pratica ogni notte l'ultraviolenza. Dopo aver commesso un omicidio egli verrà tradito dai suoi compari ed arrestato. Deciderà così di sottoporsi alla "cura Ludovico" che gli permetterà di estirpare dal suo animo la sua indole violenta.
Punti oscuri che mi sono stati chiariti dalla visione del film, in uno di quei casi in cui si può affermare, senza la minima vergogna, quanto la trasposizione cinematografica sia più efficace del corrispettivo letterario (la stessa considerazione la faccio per "Shining", anche se in questo caso le differenze sono molte soprattutto a livello di trama, differenze che si aggiungono al mio odio quasi viscerale verso Stephen King e i suoi romanzi). Tutti sanno di cosa parla il film e come si sia schierata la critica nel corso degli anni davanti a questo capolavoro. Ciò che preme a me non è tanto scriverne una recensione quanto cercare di scrivere nero su bianco perchè mi piace il film e cosa mi trasmetta.
A un certo punto però si renderà conto quale delle due forme d'arte egli preferisca: nel sottoporsi alla "cura Ludovico" egli odierà il contrasto tra immagini di ultraviolenza affiancate alla musica di Beethoven dichiarando indirettamente quale forma d'arte egli preferisca. Peccato che alla fine della cura incomincerà ad avere il terrore di entrambe le arti che egli ha profondamente amato. Di questo film mi piace moltissimo come evolve il personaggio di Alex: io ho sempre visto la sua conversione come qualcosa di macchinoso/macchinato, non qualcosa di volontario, ed è proprio questo il messaggio che volevano far passare e l'autore e il regista.
Mentre però il film si ferma nel momento in cui Alex dichiara al pubblico di essere guarito e di poter tornare alla sua normalità, immaginandola piena di soldi, musica e sesso, dedicata però alla legge. Mentre però la pellicola lascia un po' di ambiguità sulle reali condizioni di Alex (sarà tutto vero o prima o poi ricadrà nell'ultraviolenza?) il libro è molto chiaro in proposito: aggiunge un capitolo in cui viene spiegato il punto in cui è arrivata la sua vita, una vita normale, da redento. Diciamo che secondo me il finale del film è di gran lunga più efficace di quello del libro, lasciandoti il dubbio e qualche domanda morale da porti.
Voto al libro: 8-
Voto al film: 10
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