Ask Me Anything (2014)
USA 2014
Titolo Originale: Ask Me Anything
Regia: Allison Burnett
Sceneggiatura: Allison Burnett
Cast: Britt Robertson, Justin Long, Martin Sheen, Christian Slater, Robert Patrick, Max Carver
Durata: 98 minuti
Genere: Drammatico
La trama in breve: Katie Kampenfelt è una ragazza che ha deciso di prendersi un anno sabbatico prima di iniziare il college, per poter meglio affrontare la scelta e non commettere errori. In realtà questa sarebbe la versione che sanno i suoi genitori, ma la sua scelta è dettata dalla presenza di un uomo, più grande di lei, con il quale intrattiene una relazione che non vuole far finire. Deciderà dunque di trovarsi un lavoro e, nel frattempo, di scrivere un blog in cui rispondere a qualsiasi tipo di domanda da parte dei suoi seguaci.
Lo sapete che io amo Britt Robertson? Nella mia personalissima classifica viene battuta giusto da Emma Watson e da Jennifer Lawrence. E sapete cosa accomuna queste tre giovani signore? Hanno tutte la stessa età, ovvero la mia, classe 1990! Se Jennifer Lawrence si vede che è grandicella, così come un po' anche Emma Watson, Britt Robertson ha sempre dato l'impressione di essere molto più giovane rispetto ai suoi 25 anni. O forse sarebbe addirittura meglio dire molto più "piccola". Invece no, avendo la mia stessa età posso tranquillamente fare pensieri impuri su di lei senza sentirmi in colpa! YEEEEE! Fondamentalmente ho deciso di vedere questa pellicola, tratta da un libro non tanto famoso ma di discreto successo soprattutto negli Stati Uniti, solamente perchè nella locandina campeggiava lei in una posa piuttosto accattivante, una delle cose che cinematograficamente non ho quasi mai fatto, ma questa volta non ho resistito.
La tematica di cui ci vuole parlare la pellicola è fondamentalmente quella del rapporto padre figlia: nel passaggio dal liceo al college, la nostra protagonista Katie Kampenfelt, decide di prendersi un anno sabbatico per scegliere quale college frequentare. La sua scelta però non è veramente dettata dall'insicurezza, ma dal fatto che voglia mantenere viva una relazione con un uomo più grande di lei. Sua madre infatti ha un compagno, mentre suo padre vive con una donna indiana e sembra non essere molto amato da Katie. Sì, gli fa regali, gli scrive lettere che Katie pensa che lui non legga mai, ma sembrano quasi dimostrazioni d'amore di facciata. I suoi commenti in verità lasciano trasparire quanto Katie non gli abbia mai perdonato il fatto di aver lasciato sua madre.
Il film parla però anche delle prime esperienze sessuali di Katie. Per tutto il film abbiamo sullo sfondo il fatto che Katie scriva un blog, un blog dai contenuti molto semplici: i suoi seguaci le fanno delle domande, qualsiasi tipo di domanda, e lei risponde, ovviamente cambiando determinati dettagli per non far leggere il blog a sua madre e non farglielo trovare in rete. In questo blog Katie racconterà delle sue esperienze con il suo ragazzo ufficiale, della sua età, ma anche delle sue scappatelle con uomini più grandi di lei: prima con un giovane professore universitario Dan Gallo, interpretato da Justin Long, poi con il suo datore di lavoro Paul Spooner, interpretato da un bravino Christian Slater, per il quale fa da babysitter a sua figlia. La mancanza di un padre per Katie la si vede soprattutto nell'unico rapporto con un uomo più grande di lei in cui la ragazza non ha fini sessuali, ovvero il suo primo datore di lavoro Glenn Warburg, interpretato da Martin Sheen, proprietario di una libreria. La sua saggezza, soprattutto nel finale, sarà molto utile a Katie per compiere una scelta molto importante per la sua vita. A complicare ancora di più le cose si inserisce anche Joel, conosciuto grazie al blog, con il quale inizierà un rapporto di sincera amicizia e che sarà l'unico uomo a cui lei rivelerà il suo segreto che la convincerà ad andare in terapia.
Dopo tutta questa analisi però al film sembra mancare qualcosa. Il film sembra più che altro raccontare una sequenza di eventi che non sono legati tra di loro in maniera per me soddisfacente. Se la regia è abbastanza mestierante, anche perchè ovvio che per un film del genere non ci sia bisogno di numeri mirabolanti, la sceneggiatura si limita a narrarci la storia, una storia che sembra portare a poco o nulla. E la sensazione che ho avuto per tutto il film chiedendomi "e tutto ciò cosa mi vuole dire?" viene confermata da un finale ultra spiazzante (l'indizio per comprenderlo sta nel modo in cui lei scrive il blog) che non mi è sembrato fosse ben giustificato durante tutta la pellicola. Quel finale è un'idea tanto geniale (forse) quanto crudele, perchè non ti viene dato nessun indizio per capirlo prima e perchè soprattutto lascia le questioni del tutto in sospeso. Rimane dunque la soddisfazione di aver visto un film che non è sto granchè, si lascia guardare e scorre via liscio. E soprattutto, Britt Robertson è molto svestita per buona parte della durata del film.
Voto: 6
P.S.: Cazzo, ma sul Gugol poi è un'impresa trovare delle immagini da mettere in sto post.... Vabbeh, vi accontenterete delle due uniche decenti che ho trovato.
Tanto di cappello per la Watson e la Lawrence, ma questa Britt non mi dice molto... così come il film, che non penso sia proprio il mio genere.
RispondiEliminaPure io lovvo totalmente Britt Robertson!
RispondiEliminaLei è strepitosa, il film un po' meno. Però concordo, è guardabile. Soprattutto per lei. :)
Devo recuperare. Lei la stalkero da quando faceva Life Unexpected su Rai Due :-D
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