Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet (2013)

Francia, Canada 2013
Titolo Originale: The Young and Prodigious Spivet
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Sceneggiatura: Jean-Pierre Jeunet, Guillaume Laurant
Cast: Kyle Catlett, Jakob Davies Layton, Niamh Wilson, Helena Bonham Carter, Robert Maillet, Judy Davis, Callum Keith Rennie, Julian Richings, Dominique Pinon, Richard Jutras, Rick Mercer, James Bradford
Durata: 105 minuti
Genere: Avventura, Drammatico

Quando vedo film in cui i protagonisti sono dei bambini geniacci, che hanno vissuto una vita ben più interessante della mia con meno tempo a disposizione e che, soprattutto, hanno sempre l'idea giusta per cambiare il mondo, mi viene l'orticaria. Non sono un amante di questo tipo di film, così come non lo sono di un certo tipo di personaggi. "Lo straordinario viaggio di T. S. Spivet" è però un film girato da Jean-Pierre Jeunet, lo stesso regista de "Il favoloso mondo di Amelie", film che mi era abbastanza piaciuto ma sul quale non ho dei ricordi tali da potermi permettere di fare un qualche tipo di confronto.

Come dicevo, T. S. Spivet è un bambino molto particolare, assolutamente geniale, con una famiglia un po' strana alle spalle. Il suo sogno, ispirato da una lezione universitaria seguita per puro caso, è quello di diventare il Leonardo Da Vinci del nuovo millennio, creando una macchina in grado di ottenere il moto perpetuo consumando meno energia di quanta ne crea (cosa che secondo i principi della termodinamica è praticamente impossibile). T. S. è una mente scientifica alquanto geniale, lui crea statistiche e studi scientifici su qualsiasi cosa, sul suo fratello gemello che si diverte a sparare col fucile, su sua madre quando fa le cose di casa e su un sacco di altre cose, ma la sua vita verrà sconvolta proprio nel momento in cui, durante uno dei suoi studi sul suo fratello gemello, a causa di un incidente col fucile, questi muore.

Diciamo che la pellicola segue un andamento piuttosto lineare e si segnala principalmente per un'ottima fotografia, piuttosto accattivante, vincitrice addirittura di un premio César nel 2014, ma a livello dei contenuti siamo più che altro dalle parti del ruffianotto andante. Il viaggio che compie T. S. Spivet nel momento in cui deve andare a ritirare il premio per la sua straordinaria invenzione non è niente di mai visto nella storia del cinema e non mi è sembrato nemmeno nulla di eccezionale. Eppure il film, puntando ad un sentimentalismo abbastanza facile, riesce a risultare quanto meno carino.

E' più che altro sul finale che si concentra una delle riflessioni più interessanti dell'intera pellicola: la notorietà mediatica che ottiene T. S. Spivet è data più che altro da una serie di bugie raccontate sulla sua famiglia, come il fatto di essere orfano oppure dalla rivelazione della morte del suo fratello gemello. Notorietà mediatica che verrà prontamente sfruttata dagli organizzatori della premiazione e che fa vedere come spesso e volentieri si voglia dare una certa spettacolarizzazione al dolore, con la cosa che viene ancor più amplificata dal momento che il protagonista di tutto sarebbe un bambino.

Voto: 6,5

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