Mommy (2014)
Titolo Originale: Mommy
Regia: Xavier Dolan
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Cast: Anne Dorval, Antoine-Olivier Pilon, Suzanne Clément, Alexandre Goyette, Patrick Huard
Durata: 138 minuti
Genere: Drammatico
La trama in breve: In Canada lo Stato ha approvato da tempo una legge, chiamata S-14, che consente ai parenti di minori complicati di effettuare un ricovero presso un istituto psichiatrico saltando la procedura legale. Diane Despres, dopo aver ripreso con sè suo figlio da un centro di recupero perchè affetto da deficit dell'attenzione e iperattività, lo riporta a casa, dove i due faranno conoscenza con la loro vicina Kyla, affetta da balbuzie invalidante a seguito di un evento traumatico.
Me lo ero perso lo scorso anno, uscito nel mese di Dicembre del 2014 per via di vari impegni non ero riuscito ad andarlo a vedere al cinema e si è reso necessario l'acquisto del DVD originale per poterlo vedere. Fortuna che c'è santo Amazon ogni tanto. Ho acquistato così a scatola chiusa perchè praticamente il mondo intero ne ha parlato non bene ma benissimo e io, per una volta, ho deciso di ascoltare tutti e, dopo la visione, ho deciso anche di non tirarmi indietro dal parlarne. Benissimo ovviamente. Il film, scritto e diretto dal canadese Xavier Dolan aveva ricevuto alla scorsa edizione del Festival di Cannes il Premio della Giuria e anche la nomination alla palma d'oro vinta poi da "Il regno d'inverno - Winter Sleep" di Nuri Bylge Ceylan. Mentre il vincitore ancora non sono riuscito a vederlo per via dell'idea di pesantezza che mi dà, questo è stato un vero e proprio amore cinematografico.
Bisogna premettere che il film ha uno sviluppo molto normale: abbiamo un ragazzino con disturbi dell'attenzione e particolarmente aggressivo che torna a vivere con sua madre e instaura un rapporto di insegnamento privato con la vicina di casa Kyla, dal passato nebuloso e tormentato e affetta da balbuzie invalidante. Il film per buona parte della sua durata non fa altro che raccontarci questi rapporti: lo fa benissimo e soprattutto in maniera accattivante, ma fino a un certo punto, a parte l'inquadratura (segnate che ci ritorno dopo), tutto sembra portare verso un normalissimo sviluppo con poco da offrire.
Mai ho commesso errore più grande: arrivati al punto di rottura, rappresentato dalla canzone "Wonderwall" degli Oasis, gruppo che ho amato in passato ma che negli ultimi anni ha iniziato a venirmi molto a noia, questa canzone nella fattispecie, il film prende una piega bellissima. Dolan riesce in questo modo a giocare con il mezzo cinematografico, giocando con le inquadrature e con le proporzioni dello schermo (avevate segnato?) che fino ad allora erano 1:1, come i quadrati delle foto di Instagram, ma che in più punti vengono letteralmente aperte, a mano, dal protagonista, interpretato dal bravissimo Antoine-Olivier Pilon. L'inquadratura, che per tutto il tempo era stata quadrata, claustrofobica, riprendendo solo una persona alla volta per motivi di spazio, nelle uniche due scene veramente felici del film passa ai 16:9 classici, condito tra l'altro da una colonna sonora sublime.
La colonna sonora, ecco: talvolta usa brani mitici degli scorsi anni, passando con maestria da brani come "White Flag" di Dido a Lana del Rey e alla già citata "Wonderwall" degli Oasis, passando anche attraverso "Welcome to My Life" dei Simple Plan e raggiungendo il suo apice col brano "Experience" firmato Ludovico Einaudi, in una delle scene cinematograficamente più belle ed emozionanti che abbia visto non solo quest'anno, ma nella mia intera vita.
Voto: 10
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