Creed - Nato per combattere (2015)
Titolo Originale: Creed
Regia: Ryan Coogler
Sceneggiatura: Ryan Coogler, Aaron Covington
Cast: Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Phylicia Rashad, Tony Bellew, Graham McTavish, Wood Harris, Andre Ward, Gabriel Rosado, Ritchie Coste, Malik Bazille, Derrick Webster, Hans Marrero
Durata: 133 minuti
Genere: Sportivo, Drammatico
Dopo ben sei film dedicati al personaggio di Rocky Balboa, creato da Sylvester Stallone nel quale l'attore e regista ha cercato di riversare un po' quella che era la sua personalità, il suo desiderio di rivalsa, un po' la storia della sua vita, ecco che arriva una specie di spin-off o di seguito della saga, dedicato a Adonis Creed; il figlio del compianto Apollo Creed, che ha abbandonato la saga di "Rocky" dopo essere stato colto da una brutta malattia chiamata morte dovuta alla sua imbecillità nell'affrontare - da vecchietto quale era - un pugile russo brutto e cattivo e soprattutto più giovane di lui. Il film "Creed - Nato per combattere", molto atteso qui in Italia soprattutto per il fatto di aver consegnato il Golden Globe come miglior attore non protagonista a Sylvester Stallone, attore dalla lunga carriera alle spalle che però non è mai stato capace di impressionarmi a livello recitativo, a parte qualche rarissima eccezione, come ad esempio in "Rocky", in cui però interpreta praticamente se stesso, quindi si rivela tutto un po' più facile.
Dicevamo di "Creed - Nato per combattere": la trama bene o male è sempre la stessa. Abbiamo Adonis che è il figlio di Apollo - e fece una palla di pelle di pollo -, padre mai conosciuto perchè colpito dalla brutta malattia chiamata morte prima che questi nascesse. La rabbia vive con il suo animo a tal punto da convincerlo da una parte a combattere, dall'altra a fare a botte con chiunque abbia intenzione di mettersi contro di lui. Per questo decide di salire su un ring e chi meglio di Rocky, l'uomo che ha sconfitto suo padre, per allenarlo. Tagliando subito la testa al toro, diciamo che "Creed - Nato per combattere" si lascia guardare in maniera abbastanza piacevole, senza quasi mai annoiare e risultando un buon film per quel che riguarda il livello di intrattenimento dello spettatore. Peccato che, in alcuni frangenti, l'intrattenimento non basti a convincermi del tutto, semplicemente perchè la pellicola mostra una serie di difetti su cui ci ho pensato molto prima di mettermi a scrivere questa recensione.
Innanzitutto a livello di sceneggiatura la storia narrata è perfetta: tutto va come deve andare, Rocky ha sempre la frase giusta nel momento giusto e Adonis la recepisce quasi sempre nel modo giusto al primo colpo. E fin qui tutto bene se non fosse che le frasi che sentiamo dire a Rocky per caricare il suo allievo siano bene o male sempre le stesse che sentiamo in qualsiasi film di boxe - o di lotta in generale - da quando questo sport è nato. Ed è per questo che, a livello di sceneggiatura, il tutto mi è parso eccessivamente retorico, tutto troppo giusto, tutto troppo condivisibile, tutto troppo impostato insomma. Per non parlare poi del finale, che io avevo già capito, bene o male, ad inizio incontro, che vuole un po' andare a ricalcare il primo "Rocky" e che, con la "redenzione" da parte dell'avversario di Adonis, raggiunge livelli di prevedibilità ancora più alti. Così come nel trailer ci veniva mostrata la scena in cui si parlava del famoso terzo incontro tra Rocky e Apollo dando un certo patos che però viene sbrigata nel giro di due parole dimostrando quanto spesso e volentieri i trailer calchino la mano su scene che al contrario si rivelano particolarmente irrilevanti.
Siamo invece su buoni livelli per quel che riguarda la questione interpretativa: Michael B. Jordan nel ruolo del protagonista se la cava benissimo e - il disastroso "Fantastic 4" a parte - è un po' di tempo che inanella una buona performance dietro l'altra; dall'altro lato invece un buon Sylvester Stallone capace di commuovere con la storia della malattia di Rocky Balboa - anche questa va in modo piuttosto prevedibile... - non è però sembrato così tanto buono da giustificare un Golden Globe e un Oscar come miglior attore non protagonista già praticamente annunciati. A livello registico invece Ryan Coogler si comporta più che bene, riuscendo a dare alle immagini una certa carica a livello di tensione e in grado, con una scena in particolare - quella all'inizio in cui Adonis rivede l'incontro tra Rocky e Apollo imitando però le mosse di Rocky - in grado di raccontare, nel giro di pochi istanti, tutta la storia pregressa del protagonista ed i suoi stati d'animo, che ancora non conoscevamo.
Voto: 6,5
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