The Danish Girl di Tom Hooper (2015)
USA, Regno Unito 2015
Titolo Originale: The Danish Girl
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: Lucinda Coxon
Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Matthias Schoenaerts, Ben Whishaw, Amber Heard, Sebastian Koch, Pip Torrens, Emerald Fennell, Adrian Schiller, Richard Dixon, Henry Pettigrew
Durata: 120 minuti
Genere: Drammatico, Biopgrafico
Inizia la settimana che ci porterà dritti dritti verso la premiazione più attesa dell'anno, ovvero quella degli Academy Awards, che si terrà la notte tra Domenica 28 Febbraio e Lunedì 29 Febbraio - ovviamente per gli orari italiani - e che verrà come al solito accompagnata da un bel post introduttivo con i miei pronostici e le mie preferenze e da un post - che molto probabilmente non verrà scritto subito perchè non potrò vedere la cerimonia in diretta - di commento su quelle che sono state le effettive premiazioni. Tutto questo per farmi un po' di pubblicità, ovviamente, ma anche per parlare di un film che ha ricevuto quattro nomination e per il quale la mia attenzione è ricaduta più che altro per quel che riguarda il punto di vista recitativo, dato che due delle quattro nomination ricevute sono quelle a Eddie Redmayne per il miglior attore protagonista e alla divina Alicia Vikander per la miglior attrice non protagonista.
Diciamo che il buon Eddie Redmayne, per quel che riguarda le due candidature che ha ricevuto in questi due anni, è andato abbastanza sul sicuro: due ruoli piuttosto complicati - lo scorso anno aveva interpretato magnificamente Steven Hawking - ma soprattutto in grado di arrivare facilmente al pubblico, di emozionarlo e di scuoterlo nella coscienza. Se il ruolo di Hawking si rivelava difficile già in partenza, qui lo vediamo impegnato nei panni di Einar Wegener, pittore di successo e marito di Gerda, che sembra vivere la sua vita artistica un po' alla sua ombra. Mancando una modella per il suo dipinto, Gerda chiede al marito di posare in abiti femminili per lei. Presto quello che sembrava essere soltanto un gioco diventa qualcosa di più serio, in quanto Einar comincia sempre più spesso a sentirsi come Lili, a vestirsi da donna e a capire che il corpo di uomo in cui è nato non è più il suo. Una storia non facilissima, diretta da un regista che non mi dispiace ma di cui nemmeno sono fan - Tom Hooper, già direttore de "Il discorso del re" - e che facilmente sarebbe potuta cadere in buonismi semplicistici atti ad arruffianarsi un pubblico dalla lacrima facile.
Rischi che, dobbiamo dircelo, non vengono proprio evitati del tutto: per quanto sia difficile affrontare un argomento del genere in un film che voglia essere universalmente riconosciuto, qualche scelta narrativa - escluse ovviamente quelle atte a romanzare la storia e che non corrispondono con la realtà, dato che di quelle non mi interessa una ceppa - non mi ha particolarmente entusiasmato e, al contrario di molti altri spettatori, non sempre ho sentito questa grande emozione, ma la mia è stata una sensazione legata più che altro alla narrazione più che a questioni tecniche o all'interpretazione degli attori candidati all'Oscar, che meritano sicuramente un discorso a parte.
Per quel che riguarda Eddie Redmayne, un po' come l'anno scorso, lo vedevo come uno dei principali rivali di Leonardo DiCaprio per la corsa all'Oscar e, a dirla tutta, una sua doppietta non mi dispiacerebbe poi del tutto. C'è da dire infatti che l'attore britannico è bravo ad immedesimarsi in entrambi i ruoli, mostrando molto bene le sue turbe nel momento in cui è "costretto" - passatemi il termine vi prego - ad essere uomo e il suo agio nel momento in cui veste i panni femminili. C'è anche da dire che il suo volto si presta molto bene ad interpretazioni come questa in cui senza fare miracoli di trucco - basta un po' di rossetto e di cipria - si può passare dai tratti maschili a quelli femminili in un attimo. Da segnare anche - e in questo caso spero vivamente che lo vinca perchè è stata protagonista di un'annata straordinaria - Alicia Vikander, sensuale dall'inizio alla fine, in grado di accettare la condizione del marito, senza però dimenticarsi che l'uomo che ha amato e che ama profondamente non è più lo stesso che ha sposato.
Voto: 7-
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