Il discorso del re di Tom Hooper (2010)
Titolo Originale:The King's Speech
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: David SeidlerCast: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Timothy Spall, Michael Gambon, Derek Jacobi, Jennifer Ehle, Anthony Andrews, Claire Bloom, Eve Best, Freya Wilson, Ramona Marquez, Calum Gittins, Dominic Applewhite, Roger Parrott
Durata: 118 minuti
Genere: Drammatico, Biografico
Tra i miei peccati - o presunti tali - a livello di visioni cinematografiche, si possono annoverare un sacco di visioni, tra le quali buona parte dei rappresentanti del cinema western per i quali molte persone mi guardano male quando se ne parla - oh, a me il western non attira, che ci devo fare? -. Ci sono però altri film che, più o meno, hanno visto tutti e che vengono a loro volta, in qualche modo, considerati dei cult o mezzi cult quasi imprescindibili per un appassionato di cinema come me. A mia discolpa sta il fatto che ho iniziato a guardare film in maniera compulsiva proprio un paio di anni dopo l'uscita del film di cui vi parlo oggi, film che narra la storia di Re Giorgio VI, della sua ascesa al trono d'Inghilterra in sfavore del suo fratello maggiore Edoardo VIII, che abdicò pochi mesi dopo la morte del padre per sposare una donna divorziata ed evitare scandali nel suo paese in quanto il Re d'Inghilterra occupa anche la posizione di capo della Chiesa Anglicana.
Un film la cui visione ho rimandato per anni più che altro per una questione di antipatia verso il suo attore protagonista, quel Colin Firth che ha commesso, assieme a Matthew MacFadyen e immagino a tanti altri che però non ho avuto modo di vedere, il peccato mortale di interpretare Mr. Darcy in una trasposizione di "Orgolgio e pregiudizio", romanzo che chi mi conosce sa bene quanto detesti e quanto mi abbia traumatizzato. Come se non bastasse il buon Colin Firth ha deciso anche di interpretare la reinterpretazione in chiave comica nell'odioso "Il diario di Bridget Jones", per poi, soprattutto negli ultimi anni, darsi a pellicole più interessanti - anche se mai per me davvero memorabili - come "Magic in the Moonlight" o "Kingsman - Secret Service". Per non parlare di "Il discorso del re, film grazie al quale ha anche vinto un Oscar come miglior attore protagonista.
Per quanto generalmente mi piacciano i film biografici, sono sempre molto restio alla fine della visione a considerarli dei veri e propri capolavori: a volte mi emozionano nonostante mi interessi poco del personaggio protagonista, a volte mi lasciano indifferente, ma sempre rimango con la convinzione che nel realizzare un film biografico o il regista ci mette del suo in maniera creativa - come in "The Wolf of Wall Street" - oppure il film rimane quello che è senza riuscire a colpire davvero nel profondo. E in questo film il regista Tom Hooper, come ci ha fatto vedere in molte altre sue produzioni, mantiene inalterato quello che è il suo stile elegante e parecchio puntiglioso - cosa che apprezzo sempre in maniera particolare, la puntigliosità - che però lascia sempre un po' a desiderare per quel che riguarda la gestione del ritmo, che spesso e volentieri diventa eccessivamente lento.
Eppure in questo caso il film riesce a non annoiare mai, soprattutto grazie a dei dialoghi in cui il nostro protagonista Colin Firth riesce a destreggiarsi bene, riuscendo a mettere in scena in maniera convincente anche la balbuzie del protagonista. Dialoghi che non potrebbero però avvenire senza la presenza di Geoffrey Rush, che qui interpreta Lionel Logue, il dottore che ebbe in cura Re Giorgio VI per fargli superare il suo problema linguistico. Tali dialoghi sono sempre ben gestiti e in grado di farci capire nella giusta maniera la psicologia fragile, per quanto al contempo decisa, del protagonista.
Voto: 7+
All'epoca lo apprezzai molto, ma non lo vidi al cinema... Lo recuperai ad un cineforum sulla psicologia
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