Trainspotting di Danny Boyle (1996)

Regno Unito 1996
Titolo Originale: Trainspotting
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: John Hodge
Cast: Ewan McGregor, Robert Carlyle, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd, Kelly Macdonald, Peter Mullan, James Cosmo, Eileen Nicholas, Susan Vidler, Pauline Lynch, Shirley Henderson, Stuart McQuarrie, Irvine Welsh
Durata: 93 minuti
Genere: Drammatico


Ormai per chi mi legge su questi schermi è abbastanza risaputo, viste le rassegne organizzate con il solo scopo di recuperare intere saghe cinematografiche e poter recensire l'ultimo capitolo in uscita senza che il mio disturbo ossessivo-compulsivo mi desse particolarmente fastidio, sono un pignolo di merda e, vista l'uscita al cinema abbastanza recente di "T2: Trainspotting", non potevo recensire il secondo capitolo senza prima ripassare al vaglio il primo, storico, "Trainspotting", quel film che ha segnato un'intera generazione negli anni '90 e diventato poi un cult anche per quelli che per ragioni di età, come me, si sono avvicinati al film solamente più tardi rispetto alla sua uscita nelle sale cinematografiche.
Tratto dall'omonimo romanzo di Irvine Welsh, "Trainspotting" è ambientato in una zona suburbana di Edimburgo, dove abitano Mark e la sua banda di amici, dei tossicodipendenti che si danno a furtarelli e crimini qua e là senza preoccuparsi minimamente del proprio futuro, ma dedicando all'eroina tutta la propria vita. Ad interpretare questa banda di scapestrati ci sono Ewan McGregor, Robert Carlyle, Ewen Bremner, Johnny Lee Miller e Kevin McKidd, con il regista Danny Boyle, all'epoca al suo secondo lungometraggio presentato tra l'altro fuori concorso al 49° Festival di Cannes, che vuole raccontarci la storia di un gruppo di drogati inserendosi nel loro punto di vista, senza cercare di addolcire la pillola, così come bravo si rivela nel non mostrare di essere di parte, riuscendo in maniera ottima da una parte a non fare da "giudice" verso i suoi protagonisti, mentre dall'altro nemmeno ad offrire loro una sorta di redenzione.
Il "Trainspotting" del 1996 è un cult assoluto, in grado di raccontare una generazione e di segnarla irrimediabilmente, raccontandola con uno stile molto particolare nel quale da una parte sono tante le scene in cui i protagonisti scatenano una risata particolarmente amara, così come altrettanti sono i momenti in cui rischia di impressionare il pubblico, attraverso scene molto forti ed altrettante parecchio allucinanti: in queste scene Danny Boyle non tanto a calcare la mano sullo spettatore, quanto più che altro a risultare estremamente realistico e mai esagerato. A contribuire ancora di più a rendere il film storico - anche se a dirla tutta una seconda visione mi ha fatto un effetto decisamente diverso rispetto alla prima - vi è una colonna sonora di assoluto livello, che pesca a piene mani dalla cultura britannica con brani di Iggy Pop, dei Blur o di Lou Reed.
Mi è risultato particolarmente difficile parlare di questo film in maniera il più possibile sensata, fatto sta che "Trainspotting" per me risulta più che altro un pugno nello stomaco in cui il regista riesce a giocare alla perfezione con un'alternanza tra momenti di dura e pura comicità nera e altri decisamente meno leggeri e più impressionanti.

Voto: 9

Commenti

  1. Il seguito devo vederlo, ma il primo è un piccolo cult che ho rivisto più e più volte, anche a causa della bellissima colonna sonora.

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  2. E' da un bel po' che non lo rivedo e sinceramente non so proprio quale effetto potrebbe farmi ora...
    In ogni caso anche per me è un cult assoluto e sempre lo sarà. :)

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