Judas and the Black Messiah di Shaka King (2021)

USA 2021
Titolo Originale: Judas and the Black Messiah
Regia: Shaka King
Sceneggiatura: Will Berson, Shaka King
Cast: Daniel Kaluuya, Lakeith Stanfield, Jesse Plemons, Dominique Fishback, Ashton Sanders, Martin Sheen, Algee Smith, Darrell Britt-Gibson, Dominique Thorne, Amari Cheatom, Caleb Eberhardt, Lil Rel Howery
Durata: 126 minuti
Genere: Biografico, Drammatico

Quest'anno, un po' per mancanza di tempo e un po' perchè le pellicole non escono prima della cerimonia, ho considerato come persa in partenza l'annuale corsa per vedermi tutti i lungometraggi candidati all'Oscar come miglior film. Considerando che devo ancora vedere sia "Mank", sia "Il processo ai Chicago 7" e che "Nomadland" arriverà qualche giorno dopo la premiazione, direi che quest'anno me la prendo comoda, sia per la linea e frequenza che voglio dare al blog, sia per me, che sto cominciando a fare altro oltre che vedere film la sera. Nella rosa di candidati, il cui vincitore verrà svelato nella notte tra Domenica e Lunedì, c'è anche "Judas and the Black Messiah", disponibile a noleggio sulle maggiori piattaforme di streaming. La pellicola è diretta da Shaka King, classe 1980 e con un solo film all'attivo, "Newlyweeds", di cui all'epoca non si è sentito molto parlare. Il cast della pellicola è invece di prim'ordine: i due protagonisti sono interpretati da Daniel Kaluuya - il main character di "Scappa - Get Out" - e Lakeith Stanfield, mentre ruoli da comprimari di lusso sono affidati a Jesse Plemons e Martin Sheen.

La pellicola è ambientata a Chicago, nel 1967. Fred Hampton, presidente della sezione dell'Illinois del Black Panther Party, fonda la Rainbow Coalition, un'importante organizzazione multiculturale formata da diversi gruppi sociali e bande di strada, che propone un grande cambiamento sociale e politico nella società americana di quell'epoca. Hampton inizia così ad essere visto come una minaccia dall'FBI le cui contromosse consisteranno dapprima in una grossa campagna di disinformazione su di lui e sulle sue attività e in secondo luogo nel far infiltrare nel suo gruppo di militanti un agente di controspionaggio.

Il tema del razzismo, soprattutto in questo periodo storico in cui ancora la cosa non è stata superata - e lo viviamo ogni giorno - è sempre caro al cinema statunitense e lo è ancora di più agli occhi dei giurati dell'Academy che, dopo le polemiche di qualche anno fa sull'assenza da tutte le categorie di persone di colore, hanno cercato di correggere un po' il tiro. Sappiamo tutti quanto gli Oscar, spesso e volentieri, siano un premio politico con cui talvolta non viene premiato un film per le sue qualità artistiche - vedi "Moonlight" a discapito di "La La Land" - quanto per l'importanza politica e culturale del messaggio che manda. "Judas and the Black Messiah" è proprio una di quelle pellicole che, per quanto riguarda i miei gusti cinematografici e il modo in cui la storia viene narrata, penso sia nella rosa dei candidati al premio grosso per una questione politica.

É alquanto chiaro come in questo periodo la storia di un esponente dei Black Panther brutalmente ucciso dallo stato americano servendosi dell'aiuto di un pregiudicato di colore infiltratosi nella comunità con l'inganno sia particolarmente attuale nel periodo del #BlackLivesMatter, è però altrettanto chiaro come la narrazione della vicenda proceda con un ritmo non molto coinvolgente e narrando i fatti in maniera piuttosto didascalica. Ad una prima fase della pellicola che introduce la situazione senza troppi fronzoli ed in maniera efficacie, corrisponde poi tutta una prosecuzione della narrazione che risulta sì solida, ma totalmente asettica a livello emozionale. Abbiamo dunque una pellicola che lancia un messaggio importante contro il razzismo, alla quale a livello tecnico non le si può proprio dire nulla, ma che per tutta la sua durata - ed è pure piuttosto lunga - non è riuscita a coinvolgermi come avrei sperato.

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