OSCARS BEST MOVIES - Barriera ivisibile di Elia Kazan (1947)

USA 1947
Titolo Originale: Gentleman's Agreement
Regia: Elia Kazan
Sceneggiatura: Elia Kazan, Moss Hart
Cast: Gregory Peck, Dorothy McGuire, John Garfield, Celeste Holm, Anne Revere, June Havoc, Albert Dekker, Jane Wyatt, Dean Stockwell, Sam Jaffe, Harold Vermilyea, Ransom M. Sherman, Nicholas Joy, Robert Warwick, Gene Nelson
Durata: 118 minuti
Genere: Drammatico

Ci avviciniamo sempre di più alla notte degli Oscar e quest'anno, come mai mi era successo negli ultimi tempi, penso che non riuscirò a vedere buona parte delle pellicole candidate, un po' per mancanza di tempo, un po' perchè non stanno arrivando in Italia sulle piattaforme di streaming. Mi consolo, dunque, con le visioni dei lungometraggi che hanno vinto l'Oscar come miglior film negli anni passati, dato che siamo arrivati al diciannovesimo episodio della rassegna a loro dedicata su questo blog. Dopo aver parlato de "I migliori anni della nostra vita", che per primo dopo pochissimi anni dal secondo conflitto mondiale ci narrava del trauma dei reduci tornati a casa, eccoci davanti ad una pellicola che per la prima volta dopo quel periodo buio, ci parla di antisemitismo. Diretto da Elia Kazan, vincitore anche dell'Oscar per la migliore regia lo stesso anno - e pure qualche anno dopo per "Fronte del porto" -, "Barriera invisibile" vanta nel cast attori come Gregory Peck, ancora relativamente agli inizi della sua carriera, mentre la protagonista femminile è interpretata da Dorothy McGuire. Celeste Holm invece, per questa sua partecipazione, si porterà a casa la statuetta per la migliore attrice non protagonista.

Philip Schuyler Green è un affermato giornalista vedovo che si trasferisce a New York assieme al figlio Tommy e alla madre, malata di cuore. Il suo capo, John Minify lo incarica di scrivere un articolo sull'antisemitismo. Philip decide, in modo da rendere il suo articolo il più realistico e veritiero possibile, di fingersi ebreo rivelando la verità solamente alla madre, al figlio e al suo migliore amico, Dave Goldma, anch'egli ebreo. Le sue vere intenzioni saranno presto rivelate anche al suo capo Minify e a Kathy, nipote di quest'ultimo con la quale Philip inizierà una relazione sentimentale.

Forse la ferita per parlare della Shoah come il cinema ci sta abituando a fare negli ultimi anni era ancora troppo aperta, tant'è che "Barriera invisibile" non tocca il tema in maniera diretta, ma parla più che altro dell'antisemitismo come piaga insita anche nella società americana, senza menzionare in maniera diretta gli eventi avvenuti in Europa negli anni precedenti e senza mostrarne tutta la sua crudeltà. Nonostante ciò la pellicola tratta il tema dell'antisemitismo in maniera efficacissima, mettendo al centro della vicenda un uomo che, fingendosi ebreo, vive sulla sua stessa pelle tutte le difficoltà che le persone appartenenti a quella religione vivevano quotidianamente. La cosa che rende ancora più efficace il messaggio che vuole trasmettere il film è il fatto che venga mostrato come per un certo gruppo di persone che mostrano odio in maniera diretta, con gesti e parole discriminatorie, ce n'è un altro che invece tende ad isolare e ad evitare rapporti con gli ebrei.

Per la narrazione è però importantissimo il personaggio di Kathy: tra lei e Philip nascerà un'intensa storia d'amore, che sfocia in una promessa di matrimonio e che dà al film quella componente di leggerezza che non gli fa certo male. Ci troviamo però davanti ad una storia d'amore che, proprio a causa degli ideali di Philip, va incontro a grossi problemi. Kathy, infatti, pur non nutrendo particolari problemi verso le persone di religione ebraica, non fa nulla per contrastare quelle idee, rendendosi anche in qualche modo complice del loro dilagare, anche tra i suoi conoscenti. É proprio per questo motivo che Kathy risulta essere il personaggio sul quale vengono mosse le critiche più dure da parte degli sceneggiatori, in quanto viene fatto passare il messaggio per cui il silenzio e l'indifferenza rendano il problema ancora peggiore.

La buona riuscita di "Barriera invisibile" sta proprio nel fatto di essere riuscito a criticare senza filtri e senza buonismi di sorta una problematica che di fatto non ha mai smesso di diffondersi e che continua, in qualche modo, ad essere parte non solo della società americana, ma anche della nostra.

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