OSCARS BEST MOVIES - I migliori anni della nostra vita di William Wyler (1946)

USA 1946
Titolo Originale: The Best Years of our Lives
Regia: William Wyler
Sceneggiatura: Robert E. Sherwood
Cast: Fredric March, Myrna Loy, Dana Andrews, Teresa Wright, Virginia Mayo, Harold Russell, Hoagy Carmichael, Cathy O'Donnell, Ray Collins, Steve Cochran, Michael Hall
Durata: 172 minuti
Genere: Drammatico

Siamo arrivati al diciannovesimo episodio della rassegna - che sarà lunghissima - dedicata a tutte le pellicole che hanno vinto l'Oscar come miglior film. Dopo aver parlato di "Giorni perduti" di Billy Wilder, nel post di oggi si cercherà di rispondere all'annosa domanda che attanaglia gli appassionati di cinema: ma è nato prima il film o la canzone di Renato Zero? [SPOILER ALERT] Lo so che è nato prima il film [FINE SPOILER]

Siamo già al secondo lungometraggio del regista che vediamo in questa retrospettiva, dopo "La signora Miniver", ma ci troviamo soprattutto davanti ad una storia che in qualche modo è riuscita a coinvolgermi molto di più rispetto al suo precedente lavoro. Colui che era diventato regista di guerra nel corso del secondo conflitto mondiale, ci parla di un argomento che ha a che fare ancora una volta con il tema bellico, stavolta però parlando di tre soldati di ritorno dai campi di battaglia. Per fare ciò abbiamo nel cast attori come Fredric March - vincitore della statuetta come miglior attore protagonista -, Dana Andrews e Harold Russell, vincitore dell'Oscar come miglior attore non protagonista e vero reduce della Seconda Guerra Mondiale, nel corso della quale perse entrambe le mani, poi sostituite da uncini meccanici, proprio come il personaggio da lui interpretato nel film.

Al termine della Seconda Guerra Mondiale tre reduci, il sergente Al Stephenson, il capitano di aviazione Fred Derry e il marinaio Homer Simpson Parrish si conoscono a bordo di un aereo militare, mentre stanno per tornare a casa. Il ritorno alle vite precedenti non sarà facile per i tre: Al sarà felice di tornare dalla moglie, ma avrà difficoltà a reinserirsi nella società finchè non riotterrà il posto di lavoro in banca; Homer ha perso l'uso di entrambe le mani, sostituite da due uncini meccanici, e non ha il coraggio di riprendere seriamente il rapporto con la sua fidanzata Wilma, nè di chiederle di sposarlo; Fred deve invece trovarsi un nuovo lavoro e recuperare il rapporto con la moglie, che aveva sposato poco prima di partire per la guerra e di fatto mai conosciuta per davvero in ambito di convivenza. I tre riusciranno a mantenere i rapporti, diventando anche amici e l'amicizia contribuirà anche alla nascita di una storia d'amore tra Fred e Peggy, la figlia di Al, che andranno incontro a non poche difficoltà personali.

Nel corso della mia vita da spettatore cinematografico, ritengo di avere delle grosse lacune, dovute più che altro al desiderio di conciliare le visioni contemporanee con quelle dei cult della storia del cinema. Principalmente per quanto riguarda la prima metà del secolo scorso, le lacune sono veramente molte, anche perchè se vedere i film mi desse da mangiare, ne vedrei molti di più nel corso di una giornata. "I migliori anni della nostra vita" è una di quelle pellicole che anche i meno avvezzi al cinema hanno sentito nominare, ma io non avevo mai visto prima di una settimana fa. Ci troviamo più che altro davanti ad un lungometraggio spiazzante, la lettura della trama fa subito pensare ad una certa pesantezza dei temi trattati e di certo non invoglia alla visione, soprattutto nelle serate in cui si ha meno voglia di pensieri e più desiderio di spegnere il cervello. Eppure, nonostante la tematica sia di quelle importati ed il ritorno dei soldati dalla guerra, con tanto di disturbo post traumatico e un non facile reinserimento nella società, il tono della narrazione è leggero e coinvolgente e le quasi tre ore di durata della storia non si sentono minimamente durante la visione.

Da spettatore mi sono ritrovato dunque a fare il tifo per tutti e tre i protagonisti, tutti che mostrano al pubblico le conseguenze di ciò che hanno vissuto e mostrando come non sia facile, a livello psicologico, recuperare dai traumi causati dagli orrori della guerra, come vedere i propri commilitoni morire o come perdere entrambe le mani. A tutti e tre i personaggi viene dato lo stesso spazio all'interno della storia e vediamo come essi cerchino di riprendere in mano la propria vita e sono belli sia quei momenti in cui li vediamo da soli alle prese con i propri problemi, sia quei momenti in cui li vediamo insieme a tirare le somme, a discutere e a divertirsi, spesso lasciandosi andare ad un bicchierino in più.

"I migliori anni della nostra vita" è dunque la pellicola che potrebbe segnare il fatto che io abbia definitivamente ingranato con questa rubrica. Un film in grado di coinvolgere in maniera appassionante, non risultando eccessivamente pesante e anzi, assumendo in qualche caso anche un tono leggero nonostante la serietà del tema trattato, dalla storia.

Commenti

  1. Gran film! Incredibile come si mettessero a fuoco i problemi dei reduci già a così poca distanza dalla fine della guerra (e con notevole realismo per essere un prodotto hollywoodiano). Ottime poi regia, confezione e attori.

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