The Other Side of the Door di Johannes Roberts (2016)
Titolo Originale: The Other Side of the Door
Regia: Johannes Roberts
Sceneggiatura: Ernest Riera, Johannes Roberts
Cast: Sarah Wayne Callies, Jeremy Sisto, Javier Botet, Sofia Rosinsky, Logan Creran, Jax Malcolm, Suchitra Pillai-Malik
Durata: 95 minuti
Genere: Horror
In un'annata cinematografica che dal punto di vista dell'horror non sembra avere molto da dire - a parte il gioiellino "The Witch" presentato al Sundance Film Festival nel corso del 2015 e l'imminente arrivo nei cinema di "It Follows", finalmente - bisogna un po' accontentarsi di ciò che arriva. Essendo poi io una persona particolarmente ingenua, che quando esce un horror al cinema lo vuole vedere nonostante abbia dapprima il sospetto che si tratti di una cagata, non mi sarei mai potuto perdere "The Other Side of the Door", film anglo-indiano con protagonista Sarah-Wayne Callies, la tanto odiata Lori di "The Walking Dead" ma anche la tanto amata Sarah di "Prison Break", che però nonostante l'odio rimane sempre un gran pezzo di donna. Nonostante avessi il sospetto che fosse un filmettino ignorabile, qualcosa mi diceva che un minimo di interesse verso una pellicola che andava a prendere a piene mani qualche elemento della cultura indiana mi sarebbe potuto interessare più del normale.
Maria, interpretata dalla già citata Sarah-Wayne Callies, non si è ancora ripresa dalla perdita del figlio Oliver, morto in un incidente stradale dal quale si sono salvate lei e la figlia minore Lucy. L'accettazione della perdita diventa talmente difficile che anche la minima possibilità di sentire di nuovo la voce del figlio perso tragicamente diventa importantissima per lei: su consiglio della governante indiana Piki, Maria si reca in un tempio abbandonato, nel quale la linea di confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi è molto sottile. A separarle c'è solo una porta, che però non deve essere mai e poi mai aperta, in nessun caso, davanti a nessun tipo di supplica da parte dello spirito del bambino che le parla dall'altra parte della porta. Siccome negli horror la gente perde qualsiasi capacità intellettiva, la bella Maria decide di aprire la porta, nella speranza di vedere di nuovo suo figlio e da lì, ovviamente, cominceranno i problemi. Problemi grossi, dato che, il custode della porta, un'entità soprannaturale che ha le sembianze di un vecchio saggio indiano, reclama l'anima di Oliver indietro.
Avrete probabilmente capito subito che non siamo per nulla davanti ad un esempio di originalità per quel che riguarda l'inserimento di questa pellicola nel panorama cinematografico horror. Eppure, qualche elemento interessante, nonostante la scarsa originalità, sono riuscito a trovarlo, soprattutto per quel che riguarda i rimandi ad una cultura, quella indiana, che da queste parti non conosciamo, ma che, se portata all'interno di un film horror, potrebbe essere particolarmente interessante. In secondo luogo, siccome l'obiettivo principale di un buon film horror dovrebbe essere quello di fare paura, questa pellicola riesce, a tratti, a colpire nel segno, a far spaventare senza usare troppo spesso i tanto odiati jump-scare e soprattutto mettendo in scena, nelle battute finali, una bambina posseduta che risulta parecchio, ma parecchio, inquietante.
Non posso però parlare di un film imperfetto elogiandone solamente i pregi e non parlando degli evidenti difetti che si porta dietro: già si è detto della scarsa originalità e del quoziente intellettivo inferiore a quello di una roccia della protagonista Maria nel prendere la decisione di aprire la porta che separa il mondo dei morti da quello dei vivi, ma in realtà non è solo questo. La pellicola appare in molti punti tagliata con le cesoie, con gli eventi che si succedono spesso e volentieri in maniera non propriamente giustificata e lasciando lo spettatore parecchio disorientato. Ora, pur non essendo uno che nei film vuole che tutto sia chiaro, bisogna comunque dare allo spettatore un input per potersi dare una spiegazione, input che in qualche caso non è proprio presente. Spesso e volentieri poi i clichè del genere horror si sprecano, mettendoci davanti a qualcosa di già visto precedentemente almeno un milione di volte. Nonostante tutto la visione procede in maniera molto più piacevole di quanto avessi previsto, motivo per cui non posso proprio bocciare questo film senza appello: certo, sarebbe gradito se non ci facessero un sequel, come il finale sembrerebbe preannunciare.
Voto: 6-
Che brutto! Idea buona, ma consumata dopo mezz'ora.
RispondiEliminaE il finale... Brrr.
Somnia, invece, mi è piaciuto: Tremblay adorabile, epilogo prevedibile ma toccante.
Se per il finale intendi la sola scena finale ti dò ragione, mentre nel complesso come finale mi è parso coerente,
EliminaNon ho letto tutto perché ho appena iniziato a vederlo e ti confesso che non mi dispiace..ma il commento di Ink mi inquieta quasi più del film....
RispondiEliminaBeh allora non ti dico niente!
EliminaVisto che dici che contiene qualche elemento interessante, e nel panorama horror attuale è già un miracolo, quasi quasi gli do una possibilità...
RispondiEliminaPoi magari ti farà schifo, dato che ultimamente ho anche dei gusti parecchio strani, però chissà...
EliminaGli horror finisco per guardarli tutti :( Questo è lì che mi tenta da qualche giorno, onestamente prima della tua recensione pensavo peggio :D
RispondiEliminaE' un filmettino innocuo, ed è giusto comunque guardarli tutti gli horror!
EliminaOrmai con gli horror non mi muovo se non sento pareri entusiastici.
RispondiEliminaPer il momento passo.
Proprio il contrario di me, che mi muovo praticamente a prescindere!
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