A Futile and Stupid Gesture di David Wain (2018)
USA 2018
Titolo Originale: A Futile and Stupid Gesture
Regia: David Wain
Sceneggiatura: Michael Colton, John Aboud
Cast: Will Forte, Martin Mull, Frank Gingerich, Morgan Gingerich, Domhnall Gleeson, Jon Daly, John Gemberling, Rick Glassman, Seth Green, Max Greenfield, Thomas Lennon, Joel McHale, Emmy Rossum, Matt Walsh
Durata: 101 minuti
Genere: Commedia, Biografico
Nel corso della mia vita ho sentito più e più volte parlare di National Lampoon, rivista satirica americana nata negli anni settanta che ottenne grandissimo successo di pubblico. Certo è che, essendo io nato nel 1990, sia stato difficile per me conoscere la sua produzione, sia come rivista sia a livello cinematografico, soprattutto perchè è una di quelle cose che è americana fino al midollo e non è sempre di facile comprensione per la nostra cultura. Nonostante la mia pochissima conoscenza della materia, film come Animal House - di cui penso che prima o poi dovrei parlarvi - o attori lanciati proprio da questa rivista come John Belushi, Bill Murray e Chevy Chase fanno sicuramente parte della mia - scarsissima - cultura. Essendo però disponibile sul catalogo di Netflix il film "A Futile and Stupid Gesture", che racconta la vita di Douglas Kenney, uno dei due fondatori della rivista, in un momento di curiosità mi sono convinto a guardare la pellicola di cui vi parlerò quest'oggi.
A dirigere il film abbiamo David Wain, colui che nel 2001 ha diretto "Wet Hot American Summer", altro cultissimo della commedia americana poi diventato una serie su Netflix, mentre il protagonista Douglas Kenney è interpretato da Will Forte. Nel cast abbiamo anche Domnhall Gleeson, ad interpretare Henry Beard, il cofondatore della rivista, così come attori del calibro di John Daly, Seth Green e la sempre sia lodata Emmy Rossum, che qui interpreta Kathryn Walker, storica compagna di Doug. "A Futile and Stupid Gesture" narra, niente di più e niente di meno, la vita di Douglas Kenney, esplorando il modo in cui l'idea della creazione del "National Lampoon" sia nata assieme al compagno di università Henry Beard e poi passando per il progressivo successo e per i film da egli stesso sceneggiati.
Non si sarebbe di certo potuto fare altrimenti: la vita di uno degli editori satirici più importanti della storia recente degli Stati Uniti viene raccontata attraverso un film biografico che, per tutta la sua durata, assume i toni della commedia. Il Doug Kenney interpretato da Will Forte qui ci viene presentato in tutte le sue sfaccettature, evidenziando in egual modo sia la sua vena comica, sia il disagio esistenziale del personaggio. Viene fatto ben vedere nel corso della durata della visione come talvolta sia facile giudicare un personaggio pubblico dal suo modo di porsi davanti alle persone che lo seguono, mentre ciò che la massa non vede risulta essere spesso triste e doloroso.
Nonostante ci troviamo davanti ad una visione tutt'altro che geniale, è indubbio che vedere come i giovani attori chiamati a recitare in questo film abbiano interpretato i personaggi di culto che sono passati per gli studi della National Lampoon sia stato interessantissimo. Così come altrettanto curiosa è l'idea di affidare la narrazione ad un Doug Kenney anziano, interpretato da Martin Mull, quando in realtà il protagonista è morto in circostanze ancora non ben chiarite nel 1980, a soli trentaquattro anni. Ironico come molti suoi colleghi del tempo sostengano che l'uomo sia accidentalmente morto mentre cercava il posto giusto per suicidarsi, cosa che tra l'altro le indagini in qualche modo confermano, essendo egli caduto da una scogliera e la sua dipartita archiviata come morte accidentale. Si giunge in questo modo ad un finale davvero azzeccato e commovente in cui finalmente il titolo della pellicola viene in qualche modo finalmente chiarito.
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