Favolacce di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo (2020)

Italia 2020
Titolo Originale: Favolacce
Sceneggiatura: Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo
Durata: 98 minuti
Genere: Drammatico





Questo 2020, per i cinefili, è stato l'anno dei film in streaming o on demand. Io, che l'anno scorso ero riuscito ad andare al cinema una cinquantina di volte, mi sono ritrovato a dover fruire delle nuove uscite sulle varie piattaforme online, che si sono occupate di distribuire le varie pellicole che per forza di cose non sarebbero potute uscire nelle sale. Poco dopo la fine del lockdown totale è stato distribuito anche "Favolacce", film di Damiano e Fabio D'Innocenzo premiato con l'Orso d'Argento per la migliore sceneggiatura all'ultimo Festival di Berlino, del quale subito si è fatto un gran parlare. Una coppia di gemelli registi praticamente esordienti e poco più che trentenni, al loro secondo film dopo "La terra dell'abbastanza" - che ancora non ho avuto modo di vedere - che subito si sono visti ricompensati del loro talento, sia nel raccontare storie sia nel metterle sullo schermo, testimoniato alla grande da questa pellicola.
Per parlarci delle vicende legate ad un gruppo di famiglie della periferia di Roma i due registi non sono andati a pescare nel gotha della recitazione italiana, ma si sono affidati più che altro ad un grande nome come quello di Elio Germano per vestire i panni di Bruno Placido, che può in qualche modo essere ritenuto il protagonista della vicenda, circondandolo di altri con meno esperienza oppure addirittura al loro debutto. Mentre ad interpretare la moglie di Bruno abbiamo Barbara Chichiarelli, che si è vista in "La dea fortuna" di Ferzan Ozpetek, non sono stati chiamati nomi altisonanti per quanto riguarda gli altri personaggi, anche se tra loro spicca qualche buon giovane attore da tenere d'occhio per il futuro. É proprio attorno a questo gruppetto di persone di Roma sud che ruotano tutte le "favolacce" cui fa riferimento il titolo del film, attorno alla loro vita apparentemente normalissima che nasconde, nella maggior parte dei casi, segreti non sempre piacevoli.
In questo loro secondo lavoro come registi i fratelli D'Innocenzo ci portano nella periferia romana raccontandoci, attraverso un diario scritto in verde che si interrompe bruscamente, quella che è a tutti gli effetti una favola nera a cui ruotano attorno un po' tutti i personaggi che vediamo nel corso del film. La voce narrante dell'altissimo Max Tortora ci accompagna nelle fasi iniziali della pellicola recitando frasi talvolta altisonanti, talvolta poetiche, che riescono ad introdurre le varie vicende allo spettatore in maniera molto efficace. Ci troviamo davanti ad una pellicola in cui i due registi e sceneggiatori riescono a delineare le caratteristiche di ogni personaggio, approfondendole in maniera certosina evidenziandone pregi e difetti e riuscendo a rendere loro estremamente credibili in tutte le azioni che compiono. Ciò che emerge, soprattutto da parte dei personaggi più giovani, è un senso di sofferenza e di tristezza che rimane evidente per tutta la durata della visione, che culmina in un finale completamente inaspettato, ma perfettamente in linea con quanto narrato nel corso di tutto il film.
Durante la visione di "Favolacce" si vede però anche come i fratelli D'Innocenzo cerchino in qualche modo di presentarsi al pubblico, probabilmente più a quello cinefilo che a quello delle grandi occasioni. In questo film emerge infatti la voglia dei due giovani di mostrare la propria idea di cinema, in qualche modo innovativa, ma di certo non rivoluzionaria, in cui ogni inquadratura, ogni stretta su un volto, deve assumere un significato ben preciso. É grazie anche a certi espedienti che viene trasmesso il disagio interiore dei protagonisti, soprattutto per quanto riguarda i personaggi più giovani, quelli che più di tutti sembrano assorbire e riflettere il disagio esistenziale dei propri genitori.
Vien da sè che "Favolacce", in quel che il cinema italiano ha potuto offrirci nel corso di questa annata, sia uno dei migliori rappresentanti della settima arte nel nostro paese, non solamente di quest'anno, ma anche degli ultimi due o tre anni, dimostrazione che comunque, quando ci si vuole mettere d'impegno e provare anche qualcosa di nuovo, a livello artistico siamo ancora in ottima forma!

Commenti

  1. Sull'"innovativo" non mi trovo completamente d'accordo (in una puntata di "Boris" è presente una scena in cui viene preso in giro questo modo di fare cinema, spesso pretenzioso). Per nostra fortuna come hanno fatto i D'innocenzo è terribilmente efficace. Il film è una bellissima mazzata nello stomaco, pieno di spunti di discussione. Grazie per questa recensione :)

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    1. Beh di certo non hanno reinventato la ruota e il fatto di essere pretenziosi, al loro secondo film, per me è un punto di forza, la trama è una mazzata, però questo è veramente un bel film.

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  2. Come ho scritto precedentemente per me questo film è "una favola dai contorni macabri che parla di degrado inconsapevole, di finta agiatezza, di assuefazione a determinati modelli sociali, ma anche di vita di “strada”, di volontà di percorrere altre vie, di ribellione allo stato delle cose, di sogni di “gloria”. A me è piaciuto molto, con tutto che di pretenziosità ce n'è sicuramente e con tutto che "saccheggia" non poco certi stili registici già ampiamente affrontati in precedenza.

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  3. Ha diviso molto, ma per una volta prendo posizione e mi metto fra gli entusiasti 🤩 per un'opera nerissima e bellissima, poco altro da dire.

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