Shut In di Farren Blackburn (2016)

USA 2016
Titolo Originale: Shut In
Regia: Farren Blackburn
Sceneggiatura: Christina Hodson
Cast: Naomi Watts, Jacob Tremblay, Oliver Platt, Peter Outerbridge, Charlie Heaton, David Cubitt, Tim Post, Crystal Balint, Clémentine Poidatz
Durata: 86 minuti
Genere: Drammatico, Horror

E' ormai da qualche anno che ogni volta che esce un horror al cinema, non me lo lascio scappare, salvo rare eccezioni. Dopo un annata di certo non florida dal punto di vista del cinema di paura, per lo meno per quel che riguarda il livello di qualità che si è attestato mediamente verso il basso, anche se qualche uscita davvero valida la si è vista - vedi ad esempio l'uscita nei cinema di "It Follows" e di "The Witch" -, ecco che siamo qui a segnare la chiusura di questa annata horror con "Shut In", film diretto da Farren Blackburn, regista principalmente di serie TV come la britannica "The Fades" o qualche episodio di "Marvel's Daredevil" tanto per fare due esempi, e con protagonista Naomi Watts, attrice che stimo parecchio e che ha al suo attivo una marea di film di cui io ne ho vista comunque solo una piccola parte.

"Shut In" è un horror drammatico che ci parla di una psicologa infantile, Mary interpretata proprio da Naomi Watts, che vive e lavora nella sua casa, senza mai allontanarvisi e ricevendo i suoi pazienti a domicilio in modo da occuparsi del figlio diciottenne Stephen, interpretato da Charlie Heaton visto in "Stranger Things", che vive in stato vegetativo da un incidente stradale in cui perse la vita il marito di Mary. Stranamente uno dei suoi pazienti, il piccolo Tom, interpretato dal talentuoso Jacob Tremblay, scompare in maniera misteriosa e presto Mary comincerà ad essere perseguitata nella sua stessa casa da eventi a cui è difficile dare una spiegazione.

Con questa pellicola ci troviamo davanti ad un horror piuttosto interessante, almeno sulla carta: una trama che non sa subito di già visto dopo averla letta dovrebbe già essere un buon punto di partenza, così come la presenza di Naomi Watts e per il pochissimo tempo in scena di Jacob Tremblay riescono a nobilitare, per lo meno dal lato recitativo, questo lavoro breve e anche un po' difficile da digerire. La difficoltà principale avuta con la pellicola sta nella scelta del regista e dello sceneggiatore di raccontarci la storia lasciando i personaggi totalmente asettici e distanti dallo spettatore, tant'è che ci si concentra maggiormente sugli eventi e sulle cause che li hanno scatenati piuttosto che tentare un approfondimento psicologico forse doveroso viste soprattutto le rivelazioni finali, che tra l'altro sono parecchio assurde e tirate per i capelli.

"Shut In" non risulta essere dunque un film da buttare in toto, e i suoi pregi li ha ed è difficile negarli, ma per risollevare il cinema horror non bastano sempre una trama diversa dal solito e l'avvalersi di interpreti di sicuro valore artistico come quelli di cui si avvale il film di Farren Blackburn. Il tentativo di creare un horror drammatico alla fine non funziona particolarmente, dato che la componente drammatica è solamente accennata e fortemente penalizzata dalla totale assenza di approfondimento psicologico sui personaggi, così come la componente horror si fonda principalmente su quei soliti trucchetti che ormai non fanno più paura a nessuno. La risoluzione finale poi è comprensibilmente in linea con quella che è l'ormai spasmodica ricerca del colpo di scena, quello che ti stupisce, anche se la troppa assurdità di quel colpo di scena presente all'interno di questo film è decisamente penalizzante. Il colpo di scena, come dice il protagonista del film "Nella casa" deve far dire al lettore - in questo caso allo spettatore - "Non me lo sarei mai aspettato, ma non sarebbe mai potuta andare in un modo diverso": il colpo di scena è dunque sì un po' telefonato, però altrettanto assurdo ed inspiegabile.

Voto: 5+

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