OSCARS BEST MOVIES - Il paradiso delle fanciulle di Robert Z. Leonard (1936)


USA 1936
Titolo Originale: The Great Ziegfeld
Sceneggiatura: William Anthony McGuire
Durata: 185 minuti
Genere: Biografico


Qui non si molla proprio nulla e anche se i post settimanali sono diminuiti fisiologicamente - diciamo che nel corso di questa quarantena sono diventato un po' meno solitario rispetto a prima e a volte preferisco stare un po' in compagnia piuttosto che guardare un film o portarmi avanti nello scrivere i post settimanali, nulla di che in realtà - si va avanti con gli speciali che ho deciso di portare avanti in questo periodo. Per quanto riguarda lo speciale su tutti i film che hanno vinto l'Oscar come migliori film, entrando in qualche modo nella storia del cinema - nonostante molti lo neghino, che film sia bello o brutto, nel momento in cui vince l'Oscar entra nella storia e anche nelle statistiche - siamo arrivati al nono episodio e ci avviciniamo pericolosamente al momento in cui dovrò parlare, ma soprattutto lo dovrò anche vedere, di "Via col vento", sempre che in questo periodo riesca ancora a trovarlo su Netflix, dove fino a pochi giorni fa era presente, nonostante la cancellazione con il bianchetto - battuta razzista? - che molte piattaforme stanno attuando in questo periodo dopo gli episodi legati al movimento Black Lives Matter. Oggi però siamo qui a parlare di "Il paradiso delle fanciulle", pellicola diretta nel 1936 da Robert Z. Leonard, regista che nel corso degli anni ha diretto un numero abbastanza sconfinato di pellicole. Oltre al titolo di miglior film, la pellicola ha vinto anche l'Oscar per la migliore attrice protagonista assegnato a Luise Rainer e quello per la miglior coreografia.
Il film è dedicato alla figura di Florenz Ziegfeld, famoso impresario teatrale in attività nei primi anni del '900 che, partito come manager del culturista Robert Sandow e riuscito, grazie alla sua lungimiranza e anche ad una grande personalità, a sfondare nel mondo di Broadway, producendo un grandissimo numero di spettacoli teatrali e di musical, portati sul palco sotto il nome di "Ziegfeld Follies" che frequentemente sfondavano al botteghino e fecero ottenere a lui e ai suoi assistiti un successo di enormi dimensioni.
Siamo passati dall'aver parlato di un vero e proprio capolavoro come "La tragedia del Bounty" una decina di giorni fa ad un film secondo me parecchio controverso, che sinceramente ho fatto abbastanza fatica non solo ad inquadrare, ma anche a portare a termine. Ora, io non sono uno che davanti ad una pellicola di tre o quattro ore si fa spaventare, non è un numero che indica quanti minuti devo impegnare per la visione a fare la differenza, certo che se durante il giorno ho lavorato tantissimo e il giorno dopo dovrò fare altrettanto quel numero mi dice che forse dovrei solo scegliere un altro giorno per vederlo, alla fine si tratta solo di scegliere quello giusto. Il problema è che in questo film le tre ore e cinque minuti di durata mi sono sembrate eccessive, tanto che in moltissime scene mi sono trovato a pensare che il regista e i produttori si siano ritrovati a dover riempire dei minuti e lo hanno fatto portando in scena interi blocchi in cui venivano riprodotte scene degli spettacoli del protagonista. Un po' come è stato fatto nel finale di "Bohemian Rhapsody", avete presente? Beh, lì il reparto creativo del film deve aver pensato che sarebbe stato brutto dedicare un film di meno di due ore ad un'icona come Freddie Mercury, quindi hanno riempito gli ultimi venti minuti con l'intera riproduzione del concerto dei Queen a Wembley, in questo film invece la cosa succede almeno due o tre volte. Per quanto le coreografie siano anche carine e coinvolgenti e per quanto in questo film la musica e il ballo siano una componente fondamentale, magari sarebbe stato meglio affrontare l'intero film con lo stile del musical e non ammorbando lo spettatore con venti minuti consecutivi di canti e balletti facenti parti dello stesso spettacolo teatrale, cioè, questo per me è proprio il modo peggiore in assoluto di affrontare la narrazione in film che parlano del mondo dello spettacolo, riproducendone le scene per portarle sullo schermo.
É molto probabile che in tutta la visione de "Il paradiso delle fanciulle" io non ci abbia capito nulla, anche perchè di cinema delle origini ci capisco davvero pochino e forse sto giudicando un film che è entrato nella storia - avendo vinto l'Oscar come miglior film, ripeto, ci è entrato - con i parametri narrativi di oggi e non quelli del 1936, ma forse c'è un motivo se film come questo, comunque, non vengono ricordati o proposti al pubblico di oggi come altri film contemporanei, basti solo pensare al film che ha vinto l'Oscar l'anno prima, che invece è riconosciuto universalmente come capolavoro e questo, che qui in Italia si fa una fatica incredibile anche solo a trovarlo.

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