NON C'É PARAGONE WEEKLY CINEMA PILLS #1 - Fear Street Part 2: 1978 (2021), Fear Street Part 3: 1666 (2021), A Classic Horror Story (2021)

L'ho fatto di nuovo. Complici le vacanze estive e le ultime due settimane lavorative prima delle ferie che sono state pesantucce, mi sono dato nuovamente alla latitanza su queste pagine. Per quanto possa immaginare che non si sia sentita più di tanto la mia mancanza, provo a tornare, con una dimensione un po' diversa rispetto al passato, che spero mi consenta di essere un po' più costante su queste pagine, senza però avere l'assillo del tempo che non riesco a trovare per scrivere un post veramente esaustivo dedicato ad un solo film. Chiaramente continuerò con le varie rassegne che sto portando avanti su queste pagine che avranno il loro spazio dedicato, ma per il resto cercherò, in ogni post, di parlare, semplicemente, delle pellicole che ho visto ultimamente, delle impressioni che mi hanno suscitato, dei pro e contro che ho trovato nella loro visione, senza girarci troppo intorno.
Siccome non sono pochi i lungometraggi che ho avuto modo di vedere da quando ho smesso di aggiornare queste pagine, si parte con i recuperi dei vecchi post!

Fear Street Part 2: 1978 di Leigh Janiak

Dopo la buonissima impressione che mi aveva fatto "Fear Street Part 1: 1994", primo capitolo della trilogia tratta dai romanzi di R. L. Stine, rendendo più di un omaggio a "Scream" per modalità e tono narrativo, la seconda parte, ambientata nel 1978, ci porta a conoscere maggiori dettagli sulla maledizione che affligge la città di Shadyside. Con l'obiettivo di salvare Sam ormai posseduta, conosciamo Cindy Berman, che proprio nel 1978 aveva vissuto sulla sua pelle eventi molto simili a quelli accaduti ai nostri protagonisti Deena e Josh. In un lungo flashback viene dunque raccontata la storia di Cindy, animatrice del campeggio di Nightwing e di Ziggy, la sorella, bullizzata e da tutti ritenuta essere una vera e propria strega. Con il passare del tempo alcuni ragazzi del campeggio cominceranno a mostrare comportamenti omicidi verso i propri coetanei, favoriti dalla presenza dello spirito di Sarah Fier.
Leigh Janiak, regista di tutti i capitoli della trilogia, riesce a giocare ancora una volta bene le carte che ha a disposizione: dopo aver omaggiato in maniera chiara la saga di "Scream" con il primo capitolo, ecco che con il secondo si passa ad omaggiare pellicole come "Venerdì 13", non solo per aver ambientato la storia in un campeggio, ovviamente. Il risultato della visione è un buonissimo capitolo di mezzo che non solo spiega agli spettatori alcuni importanti aspetti della storia di Shadyside, ma mette in luce importanti rivelazioni riguardo la maledizione di Sarah Fier e anche il coinvolgimento di alcuni personaggi negli eventi narrati nel film precedente. Ci troviamo dunque davanti ad un horror che per tutta la sua durata - per essere un film dell'orrore adolescenziale è anche piuttosto lungo - riesce a mantenere un buon livello di tensione, senza però prendersi mai troppo sul serio, dando poi il là, con un finale davvero azzeccatissimo, a ciò che verrà poi narrato nel capitolo conclusivo della trilogia.

Fear Street Part 3: 1666 di Leigh Janiak

Con la fine di "Fear Street Part 2: 1978" siamo venuti a conoscenza di come, dopo la mattanza del campeggio di Nightwing, Cindy Berman non sia stata creduta dalla polizia riguardo il possibile coinvolgimento di Sarah Fier e della sua maledizione. Anche Nick, ora sceriffo e testimone oculare degli eventi, aveva negato la cosa, per poi riuscire ad entrare in polizia. Torniamo così al 1994 dove Deena, attraverso una visione provocata dal tocco della mano di Sarah Fier, rivive gli eventi che nel 1666 hanno portato alla nascita del mito della strega grazie al quale incombe una forte maledizione su Shadyside.
Dopo aver particolarmente apprezzato i primi due episodi di questa nel complesso godibile trilogia, ho avuto delle sensazioni contrastanti per quanto riguarda questo terzo e ultimo capitolo. Diviso in due parti, una prima che consta di un lungo flashback nel 1666 e una seconda che porta poi alla risoluzione finale della vicenda, vede quello che secondo me è il suo punto più debole nel suo voler essere un po' più serio rispetto ai suoi predecessori. Ciò che ne risulta è una pellicola che soprattutto nella prima parte risulta lenta e prevedibile, soprattutto per le scelte attoriali che rendono alcuni risvolti della trama molto telefonati. Per quanto poi a livello di ritmo narrativo le cose migliorino nel momento in cui si arriva alla resa dei conti, non si può dire che un qualsiasi spettatore si sarebbe potuto aspettare qualcosa di diverso. Rimane però il pregio di trovarci davanti, nel complesso, ad una trilogia che è rimasta sempre fedele a se stessa e sempre coerente nella narrazione, regalando a uno spettatore come me, tre serate di totale relax in un caldissimo Luglio milanese.

A Classic Horror Story di Roberto De Feo, Paolo Strippoli
Italia 2021
Titolo Originale: A Classic Horror Story
Regia: Roberto De Feo, Paolo Strippoli
Sceneggiatura: Roberto De Feo, Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini, Lucio Besana
Cast: Matilda Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Will Merrick, Yuliia Sobol, Alida Baldari Calabria
Durata: 96 minuti
Genere: Horror

Nel 2019 Roberto De Feo aveva diretto "The Nest - Il nido", che ricordo di essere andato a vedere al cinema il weekend dopo essere tornato dalla Corea del Sud, apprezzandolo tra l'altro moltissimo. Attendevo il suo ritorno per un nuovo film con una certa curiosità che Netflix ha deciso di soddisfare producendo e distribuendo "A Classic Horror Story". Riassumendo molto in breve la trama, un gruppo di persone condivide, tramite car pooling, il camper per raggiungere una destinazione comune. Durante la notte il gruppo ha un incidente, mentre tutti stanno dormendo: la mattina dopo si ritroveranno inspiegabilmente con il loro camper in mezzo ad una radura, con una casa di legno vicina ad un bosco. Il camper non parte più e non sembra esserci via d'uscita da quel luogo.
Molti, decisamente non a torto, hanno definito "A Classic Horror Story" il Midsommar italiano, aspetto che risulta evidente sin dal momento in cui la trama comincia per davvero ad ingranare. La pellicola in questione però, oltre a puntare su questo aspetto, gioca molto anche sull'ambientazione calabrese, soprattutto nella scena dell'incontro con la famiglia che vive in quel luogo, così come sula passione di Fabrizio - protagonista della vicenda interpretato da un Francesco Russo non proprio convincente a livello recitativo - per il cinema. Ciò porta ad un'evoluzione della vicenda che si distacca fortemente da quelli che sono i dettami classici del genere horror, facendo, sul finale, anche una forte ironia sul filone e su come questo sia sviluppato in Italia. Ancora una volta dopo "Revenge", poi, abbiamo a che fare con una Matilda Lutz che prende sulle sue spalle il ruolo di ragazza cazzutissima, con il suo personaggio che sin dall'inzio ci viene presentato come quello più fragile per poi mostrare tutto il suo carattere con il passare dei minuti.
Apprezzatissima e consigliatissima, la visione di A Classic Horror Story, che si appoggia ad una coppia di registi che dimostra ancora una volta di sapere il fatto loro sullo stare dietro la macchina da presa, risulta interessantissima dall'inizio alla fine, con una buona dose di folklore locale e anche un ottimo sviluppo della tensione nel corso della durata della visione.

Commenti

  1. Tripletta di titoli che ha fatto parlare, Netflix ha dato una scossa con questi tre titoli (quattro che contiamo i Fear Street), i difetti ci saranno pure però avercene di film così ;-) Cheers

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