La zona grigia (2001)
Titolo Originale: The Grey Zone
Regia: Tim Blake Nelson
Sceneggiatura: Tim Blake Nelson
Cast: David Arquette, Velizar Binev, David Chandler, Michael Stuhlbarg, Daniel Benzali, Steve Buscemi, Harvey Keitel, Allan Corduner, Natasha Lyonne, Mira Sorvino
Durata: 103 minuti
Genere: Drammatico, Storico
La trama in breve: Autunno del 1944: un gruppo di ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz fa parte dei cosiddetti sonderkommandos, gruppi di prigionieri ebrei a cui i soldati ordinano di far funzionare il sistema delle camere a gas.
In occasione della Giornata della Memoria ho deciso di parlare di un film sul tema, nonostante solitamente sia abbastanza restio a vedere film che parlano della Shoah o dell'Olocausto, perchè mi toccano sempre nel profondo e sono decisamente troppo pesanti, quest'anno ho deciso di fare un'eccezione. Anche se col solito gruppo di blogger non siamo riusciti a creare una giornata come le solite, sicuramente qualcuno di noi avrà parlato della Giornata della Memoria e degli orrori che noi dobbiamo ricordare ad imperitura memoria, perchè un genocidio come quello degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale non accada mai più, estendendo questo concetto a qualsiasi genere di discriminazione, razziale o religiosa che sia.
"La zona grigia" è un film che personalmente non conoscevo, non è sicuramente tra quelli che più spesso vengono mandati in televisione in questo periodo, non ha nemmeno avuto il successo di pubblico e critica che hanno avuto, ad esempio, "Schindler's List" o "Il pianista" o anche "Il bambino con il pigiama a righe", giusto per fare qualche nome noto. E non parla nemmeno di una storia particolarmente conosciuta. O almeno, non so bene se la storia raccontata dal film si attenga a fatti reali o meno (se qualcuno ne sa qualcosa me lo dica pure), ma quanto meno il contesto era tremendamente reale, quasi surreale.
La pellicola parla infatti di un gruppo di ebrei all'interno del campo di concentramento di Auschwitz, selezionati per occuparsi dell'uccisione dei nuovi carichi di ebrei arrivati dai paesi confinanti nelle camere a gas, per poi trasportare i cadaveri nei forni crematori. Questo gruppo, tra le altre cose, sta preparando una rivolta, per tentare di scappare dal campo di concentramento e salvarsi la vita. Un film in cui per una volta non c'è un vero e proprio confine tra bene e male, così come, tra le altre cose, riconoscono gli stessi protagonisti: d'altronde questi, per avere soltanto quattro mesi di vita in più concessi loro dai soldati del campo per svolgere quel terribile lavoro, sono convinti del fatto che stiano facendo qualcosa di sbagliato. Ma in mezzo a così tanto male, a così tanto orrore, ha senso riflettere su ciò che si sta facendo sentendosi addirittura in colpa?
E' un po' il paradosso della situazione e di qualsiasi situazione di questo tipo che ci è stata narrata dai libri di storia e dalla cinematografia. D'altronde i nostri protagonisti sanno che, rifiutandosi, verrebbero giustiziati, mentre accettando, avrebbero quattro mesi in più. Quattro lunghissimi mesi in più che possono fare la differenza tra la vita e la morte. La rivolta organizzata per fuggire però rappresenta una speranza: un tentativo non solo di salvare se stessi, ma anche di fare ciò che si può per tutti gli altri. Non importa il fallimento o il successo della missione, basta aver mandato un messaggio.
Voto: 7
questo film non mi ispira tantissimo...
RispondiEliminapure io ho partecipato a questa giornata della memoria che gli altri blogger cinematografici si sono scordati :)