Hostages - Stagione 1

Hostages
(serie TV, stagione 1)
Episodi: 15
Creatore: Alon Aranya, Omri Givon
Rete Americana: CBS
Cast: Toni Collette, Dylan McDermott, Tate Donovan, Quinn Shephard, Mateus Ward, Billy Brown, Sandrine Holt, Rhys Coiro, James Naughton
Genere: Thriller

La trama in breve: La dottoressa Ellen Sanders viene selezionata per svolgere una delicata operazione chirurgica sul Presidente degli Stati Uniti. Il giorno prima dell'intervento lei e la sua famiglia vengono però presi in ostaggio da un gruppo di terroristi, che vogliono ricattarla intimandole di uccidere il Presidente durante la sua operazione.

Io lo devo ammettere, per forza, non posso farne a meno. Ho fatto una fatica bestiale a guardare, seguire settimana dopo settimana e, soprattutto, a finire questa serie. O meglio questa prima stagione di questa nuova serie, che molto probabilmente sarà la prima e l'ultima, ma che ha tuttora qualche flebile, ma alquanto concreta possibilità di rinnovo.

E dire che questa serie era partita bene, nonostante le riserve che avessi sulla potenziale longevità della trama. Una famiglia in ostaggio, segreti che vengono a galla e cospirazioni a stampo politico, roba che non vedo con interesse dall'epoca di uno dei miei grandi amori televisivi "Prison Break". Le riserve stavano appunto su quanto una trama del genere, basata sul fatto che i protagonisti fossero sotto stretta sorveglianza di un gruppo di "terroristi", potesse essere prolungata per più stagioni. Ho chiuso entrambi gli occhi e smesso di pensare a questa cosa e sono andato avanti con le prime puntate.

Peccato che pian piano tutto ciò che viene narrato nel corso degli episodi inizi un po' a puzzare di qualcosa che non si sa bene dove voglia arrivare. La trama si accartoccia su se stessa, inizia a creare degli intrighi che difficilmente si possono sbrogliare in così poco tempo, cosa che anche la mia serie preferita "Lost" aveva fatto, con anche qualche bel buco di sceneggiatura, ma che, a differenza di questo "Hostages" ci metteva dei buoni dialoghi e emozione a non finire. In questa serie mancano i dialoghi. Non ci sono, sono ad un livello troppo basso per poter essere coinvolgenti. Certo io amo i dialoghi delle serie Aaron Sorkin, mi piacciono tantissimo, ma di certo non mi aspettavo un livello così alto da questa serie. Ma nemmeno così basso come poi si è rivelato essere.

Anche la scelta dei protagonisti mi aveva dato delle belle speranze che poi sono state pian piano disilluse: in primis i due protagonisti interpretati da Dylan McDermott e Toni Collette. Il primo non ha mai particolarmente brillato in espressività, ma nei ruoli seriali da lui interpretati, soprattutto quelli nelle prime due stagioni di "American Horror Story" mi erano particolarmente piaciuti. Qui no, assolutamente. Il suo personaggio pur essendo uno dei migliori della serie non riesce a convincermi appieno. Toni Collette invece non la conoscevo benissimo, ma tutti ne parlavano bene e mi sono fatto delle aspettative piuttosto sbagliate sulla sua recitazione, che qui mi sembra piuttosto imbambolata e mono-espressiva. Gli altri personaggi sono troppo abbozzati per riuscire a diventare qualcosa di veramente rilevante, uno su tutti quello interpretato da Tate Donovan, che fondamentalmente recita nel ruolo di marito cretino della protagonista. Ma cretino proprio. Se qualcuno dovesse fare tutta una serie di scelte sbagliate nella vita prenderebbe come modello il personaggio da lui interpretato.

Voto: 5

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