Tutta colpa di Freud (2014)
Titolo Originale: Tutta colpa di Freud
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Cast: Marco Giallini, Anna Foglietta, Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Daniele Liotti, Alessandro Gassman, Edoardo Leo, Giulia Bevilacqua, Dario Bandiera, Maurizio Mattioli, Francesco Apolloni, Alessia Barela, Antonio Manzini, Claudia Gerini, Paolo Calabresi, Gianmarco Tognazzi, Michela Andreozzi, Lucia Ocone, Fiammetta Cicogna, Ettore Belmondo
Durata: 120 minuti
Genere: Commedia
Se ti fosse piaciuto prova a guardare: Una famiglia perfetta, Sotto una buona stella, La verità è che non gli piaci abbastanza
La trama in breve: Francesco è un'analista, divorziato dalla moglie e con tre figlie. Il suo rapporto con loro si barcamena tra l'essere un normale rapporto padre-figlie e il rapporto analista paziente, con le tre che non gli facilitano sempre il compito: Emma, la più piccola, è innamorata di un cinquantenne, Sara è una lesbica che decide di provare a diventare etero, mentre Sara gestisce una libreria e si innamora di un ladro di libri sordomuto.
Obiettivamente, per chi ha visto "La banda dei Babbi Natale" o "Immaturi", diretti da Paolo Genovese, quante lire avreste dato al suo nuovo film, uscito all'inizio di questo 2014, "Tutta colpa di Freud"? Nessuna vero? Beh, devo ammetterlo, nemmeno io. Eppure per una volta nella propria vita, anche se questa non è certo la prima, è obbligatorio ricredersi, perchè no, non saremo certo davanti ad un nuovo esponente di grido della commedia all'italiana e no, non saremo davanti ad un nuovo film da Oscar, ma quanto meno il suo sporco lavoro questa pellicola lo fa. Probabilmente quando ci si abitua troppo a mangiare filmacci italiani di dubbio gusto, i lavori buoni, o quanto meno decenti, sembrano ancora più belli, però bisogna dare atto a questo film che riesce a far sorridere e riflettere, soprattutto sui rapporti tra padre e figli (in questo caso tre figlie).
Diciamo che la pellicola si sviluppa in maniera piuttosto classica, non ci sono nuove idee o nuove proposte da esporre, ma le va riconosciuto il grande merito di sviluppare i quattro personaggi principali in maniera interessante, nonostante siano prevalentemente stereotipati. Il padre di famiglia, divorziato, ha dunque a che fare con tre figlie, una diciottenne innamorata di un cinquantenne sposato, una figlia omosessuale che dopo una serie di delusioni amorose vuole provare a diventare etero ed una che non ha mai avuto relazioni durature, che si innamora di un uomo sordomuto che ruba i libri nella sua libreria. Assieme a queste tre storie d'amore vediamo anche i tentativi di Francesco, il padre, di conquistare una donna, che presto si scoprirà essere proprio la moglie di Alessandro, il cinquantenne di cui è innamorata la figlia.
Una delle accuse più grandi che vengono mosse contro le commedie italiane di questi ultimi anni è quello di essere molto legate alla fiction: lo stile registico, la recitazione e le colonne sonore si sono standardizzate in modo da rendere la visione leggera e, non si sa bene quale sia il motivo, faccia ricordare a chi va al cinema il divano e la televisione di casa propria. Anche in questo film si riscontra questo fenomeno, con la differenza che, personalmente, questa volta la cosa non dà fastidio e non risulta appesantita da facili sentimentalismi o da facili buonismi. Tant'è che, ad esempio, [ATTENZIONE SPOILER] solo una delle quattro storie d'amore presentate finirà bene. [FINE SPOILER]
Alla fine però questa pellicola non è tutta rose e fiori come potrebbe sembrare: il film vive moltissimo di rendita su una parte introduttiva e su una parte finale assolutamente buone e coinvolgenti, alle quali però corrisponde una buona fetta, della durata di una mezz'oretta o quaranta minuti, che si perde abbastanza e che fa calare un po' l'interesse dello spettatore. Il problema, forse, è dato dal fatto che la durata di due ore spaccate non è una durata chen appartiene al genere della commedia, che vive su tempi brevi e su risoluzioni non troppo lunghe. Fortunatamente comunque la parte centrale non stanca lo spettatore a tal punto da voler interrompere la visione, riuscendo a non rovinare nè la prima parte e culminando in un buono e soddisfacente finale.
Voto: 6/7
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