Lo sciacallo - Nightcrawler (2014)
Titolo Originale: Nightcrawler
Regia: Dan Gilroy
Sceneggiatura: Dan Gilroy
Cast: Jake Gyllenhaal, Bill Paxton, Rene Russo, Riz Ahmed, Ann Cusack, Kevin Rahm, Eric Lange, Kathleen York
Durata: 117 minuti
Genere: Thriller, Drammatico
La trama in breve: Lou Bloom è un ladruncolo che si guadagna i soldi come può, dato che non trova lavoro. Una sera, trovatosi sul luogo di un incidente stradale, ha un'illuminazione: riprendere scene di emergenza e venderle ai network televisivi potrebbe fruttargli un gran guadagno. Si procura una radio e una telecamera e inizia a vivere le sue notti in questo modo, affiancato da un suo dipendente. La ricerca però della ripresa perfetta lo porterà a diventare un uomo senza scrupoli e senza codice morale, portandolo addirittura ad interferire con un caso di omicidio.
Jake Gyllenhaal è uno di quegli attori che apprezzo, ma di cui non ho mai avuto quella grandissima smania di recuperare ogni suo lavoro. Per un attore che si è fatto conoscere al grande pubblico grazie al capolavoro cult "Donnie Darko" e la cui carriera è costellata di grandi performance, da "I segreti di Brockeback Mountain" a "Zodiac" fino al più recente, magnifico "Prisoners", la mia attenzione è stata più che altro legata, appunto, ai suoi lavori più noti, mentre non sono mai andato a sviscerare anche tutti i suoi lavori minori. Per quanto riguarda "Lo sciacallo - Nightcrawler", la visione è stata più che altro un'improvvisata, da parte mia: in una sera in cui non avevo nulla da fare, ho deciso di prendere la macchina e andare al cinema, da solo (un'esperienza che dovrei ripetere molto più spesso), e guardare un film non troppo sponsorizzato che potesse ispirare la mia fiducia. E mi sono trovato davanti ad un ottimo film.
Partiamo dal presupposto che la pellicola può essere idealmente divisa in due parti (in questo senso, l'intervallo imposto dal cinema è stato anche azzeccato): la prima esplora la personalità del protagonista e i motivi grazie a cui, nella sua testa inizia a balenare l'idea di effettuare delle riprese di incidenti, luoghi in cui sono avvenute sparatorie o cose del genere; la seconda, invece, concentrandosi particolarmente su un unico "lavoro" del protagonista Lou Bloom, esplora, in maniera magistrale, la degenerazione totale di questo lavoro.
Ciò che si rendeva veramente difficile era dunque creare un film che non sembrasse particolarmente disunito senza però farlo cadere nella banalità e nella prevedibilità. Missione compiuta? Per me, senza ombra di dubbio. Mentre la prima parte scorre con una certa velocità, mostrandoci come Lou Bloom sia partito da zero, con pochissimi mezzi senza avere un nome nell'ambiente di coloro che fanno il suo stesso lavoro, arrivando presto ad avere un'importanza di rilievo, soprattutto grazie al rapporto con la giornalista Nina, principale acquirente delle sue riprese, e alla sua audacia e spietatezza nel procurarsi delle immagini. Pian piano Lou sarà così assetato dal dover fare riprese realistiche e "scoop" che non si farà scrupoli ad infrangere il codice etico e morale. Codice etico che verrà anche prontamente violato dall'emittente televisiva in cui lavora Nina.
Nella seconda parte, invece, ci viene mostrato un solo caso ed è qui che il film ha la sua vera e propria svolta: dopo una prima parte relativamente tranquilla, la seconda esplode letteralmente. E' infatti pazzesco vedere come la tensione diventi seriamente palpabile per tutta la seconda ora di film. Il caso che Lou andrà a seguire però sarà anche quello moralmente più sbagliato, quello che metterà in pericolo la sua vita, la vita del suo unico dipendente, la sua carriera e anche quella di Nina. La capacità di Dan Gilroy è stata dunque quella di creare, dopo una prima parte ottima, una seconda parte che non sbraca e risulta ancora migliore, adrenalinica, da unghie ficcate a fondo nella poltrona del cinema.
La forza della pellicola, oltre che nell'enorme crescendo di tensione che si prova durante la visione, sta anche nel messaggio che essa vuole mandare. Una critica profonda verso quel giornalismo che, appunto, pratica sciacallaggio mediatico dichiarando di interessarsi a quella che è la realtà. L'interpretazione di Jake Gyllenhaal in tal senso è spaventosa, nel modo in cui riesce a rendere un personaggio senza il minimo scrupolo, interessato soltanto ai soldi e a quanto può guadagnare con le sue riprese. La sua parlantina è talmente efficace, tra l'altro, da riuscire a convincere chiunque di quanto le sue azioni siano giuste. Se non è un'interpretazione da candidatura agli oscar questa...
Voto: 9
Tutti lo promuovono e io voglio assolutamente vederlo!
RispondiEliminaVisto ieri sera..
EliminaTe lo sconsiglio vivamente...
Grandissima CAZZATA!
Devo capire come si può dire che questo film sia una grandissima cazzata...
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