5 to 7 (2015)

USA 2015
Titolo Originale: 5 to 7
Regia: Victor Levin
Sceneggiatura: Victor Levin
Cast: Anton Yelchin, Bérénice Marlohe, Olivia Thirlby, Lambert Wilson, Frank Langella, Glenn Close
Durata: 95 minuti
Genere: Commedia, Sentimentale

L'idea che sono un cinico bastardo insensibile alle storie d'amore, soprattutto alle commedie romantiche, penso sia ormai chiara a tutti quelli che mi leggono costantemente. La cosa bella è che in realtà un tempo non ero così, pur mantenendo un lato cinico all'interno del mio animo, spesso e volentieri mi lasciavo coinvolgere maggiormente e solamente nell'ultimo periodo ho iniziato ad essere piuttosto insofferente verso tutto l'amore che mi circonda, sia attraverso le foto o i commenti dei social network, sia nella realtà, in cui, spesso e volentieri, preferisco girare la faccia dall'altra parte. Le indicazioni di alcuni blogger, nonostante questa mia inclinazione, mi hanno però convinto a guardare questa pellicola e, udite udite, "5 to 7" è riuscito più e più volte ad intenerirmi, a rendermi quasi ottimista. Ottimismo che però, purtroppo, è scemato nel momento in cui è finito il film e ancor di più nei giorni successivi, in cui alla riapertura di Facebook mi è toccato vedere determinate cose che mi hanno dato fastidio.

Innanzitutto "5 to 7" è un film molto particolare, a partire dalla trama: il protagonista, tale Brian Bloom, interpretato da un Anton Yelchin ultimamente onnipresente - come ad esempio in "il luogo delle ombre" - , inizia una relazione con una donna francese sposata, Arielle Pierpont, interpretata dalla bellissima Bérénice Marlohe. Questa relazione però si può consumare solamente tra le cinque e le sette del pomeriggio, per via delle regole imposte dal suo matrimonio, che è aperto alla possibilità di avere relazioni extraconiugali soltanto in questo orario. Ora io non so per quale motivo, ma non è la prima volta che mi capita di vedere un film o un telefilm americano in cui viene ritratta la tipica coppia francese come se fosse aperta alle relazioni extraconiugali: penso fermamente che, negli Stati Uniti, abbiano ben radicato questo luogo comune dei francesi che accolgono il matrimonio aperto senza problemi, cosa che in fondo però non so quanto sia verificata nella realtà. Fatto sta che se la coppia aperta è formata da una gnocca da paura come Bérénice Marlohe, durante uno dei miei ipotetici e futuri viaggi in Francia potrei iniziare a provarci anche con i comodini, che non si sa mai che qualcuna ci possa stare.

In realtà la storia tra i due però non è solo una storia di sesso, nel solito luogo comune della coppia aperta, spesso e volentieri i protagonisti instaurano un rapporto molto speciale, un'affinità ed una complicità che non è soltanto finalizzata al sesso, quanto più che altro una relazione intellettuale, uno scambio alla pari - per quanto lo scambio Anton Yelchin-Bérénice Marlohe possa essere alla pari - di vedute, di giri culturali, in cui il sesso è visto quasi solo come un piacevole contorno al rapporto. I due protagonisti danno sì l'impressione di innamorarsi l'un l'altro, ma il loro amore è profondamente diverso da come spesso viene ritratto nei film e soprattutto molto diverso da come l'ho sempre pensato io - che ovviamente sono un cinico bastardo e insensibile.

Per questo motivo la pellicola è molto molto raffinata, tanto da renderla più simile ai tipici film francesi piuttosto che ad un tipico film americano, presentando momenti in cui è la cultura a farla da padrone, alternati a momenti un po' più sensuali, ma mai volgari. Bisogna per questo motivo elogiare le performance recitative dei due protagonisti e una regia, affidata a Victor Levin, che asseconda molto i due con anche delle inquadrature molto interessanti. Persino la colonna sonora si lascia andare a giochi molto interessanti, alternando momenti, anche lunghi, in cui è totalmente assente e abbiamo solamente le voci dei protagonisti e i suoni ambientali, ad altri in cui la musica racconta perfettamente ciò che sta accadendo, facendolo anche con una gran classe!

Voto: 7,5

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