True Detective - Stagione 2

True Detective
(serie TV, stagione 2)
Episodi: 8
Creatore: Nic Pizzolatto
Rete Americana: HBO
Rete Italiana: Sky Atlantic
Cast: Colin Farrell, Rachel McAdams, Taylor Kitsch, Kelly Reilly, Vince Vaughn
Genere: Poliziesco, Thriller

La trama in breve: In una città immaginaria della contea di Los Angeles, Vinci, viene assassinato un importante politico locale. Tale omicidio avrà ripercussioni sulle vite dei detective Ray Velcoro e Ani Bezzerides, così come del poliziotto della stradale Paul Woodrugh. Verrà coinvolto anche l'imprenditore Frank Semyon, con un passato criminale che intende riportare in vita.

E' stata una delle serie evento dello scorso anno, che con la sua prima stagione aveva raccolto consensi dalla critica e dal pubblico praticamente dappertutto, senza però venire premiata né agli Emmy né ai Golden Globe ed ancora faccio fatica a spiegarmi il perché. Ha vinto però il mio personalissimo premio di miglior serie TV della stagione 2013/2014. In quanto serie antologica però, con la seconda stagione, "True Detective" azzera tutto, ma non allo stesso modo di un'altra famosa serie antologica come "American Horror Story", che mantiene ogni anno grosso modo lo stesso cast: l'azzeramento qui è totale, via tutti e si riparte con nuovi attori. Nella fattispecie i successori di Matthew McConaughey e di Woody Harrelson sono stati Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Taylor Kitsch e Kelly Reilly.

Lungi da me il voler essere attaccato alla prima stagione, di cui mi sono presto innamorato, vorrei il più possibile riuscire a dimenticarmi della sua esistenza per evitare di fare confronti, che ovviamente lasciano il tempo che trovano dato che comunque, le due stagioni, sono profondamente diverse, pur avendo la stessa mano. Dato che i confronti hanno poco senso, mi lascio andare solo ad un personalissimo giudizio: la prima stagione mi è piaciuta di più, punto. D'ora in poi tutte le argomentazioni non terranno conto dell'esistenza della prima stagione... spero.

Dato che in una serie del genere anche la sigla ha dimostrato più e più volte di avere un'importanza capitale, mi piacerebbe partire proprio da quello, anche se non sono per nulla un intenditore da quel punto di vista. Diciamo che Nic Pizzolatto, decidendo di affidare la sigla della seconda stagione a Leonard Cohen, è andato molto sul sicuro. Eppure, personalmente, ci ho messo un paio di puntate ad apprezzare appieno la canzone di apertura, per poi però innamorarmene alla follia. Se non fosse che la canzone parte in maniera troppo bassa la metterei come suoneria del cellulare, peccato che quello spazio è occupato da una canzone altrettanto bella come la sigla della prima stagione di "True Detective", ma semplicemente per motivi di "udibilità". E porco cane ho fatto un altro confronto!

Per quanto riguarda la storia narrata, anch'essa ha fatto abbastanza fatica a prendermi del tutto. Gli inizi, soprattutto per quanto riguarda le prima quattro puntate, mi sono sembrati talvolta eccessivamente lenti nello sviluppo e talvolta addirittura sin troppo incasinati. Siccome mi rifiuto poi di seguire le serie televisive con il taccuino per prendere gli appunti (cosa che, ad esempio, dovrei fare anche con "Game of Thrones"), il rischio che mi sia perso qualcosa è abbastanza alto.

Nonostante la trama mi sia sembrata piuttosto incasinata, sin dai primi episodi ho potuto apprezzare le performance recitative dei protagonisti: Colin Farrell, che è un peccato che spesso e volentieri si conceda a film un po' trascurabili, dimostra che quando c'è da fare la grande performance è benissimo in grado di farlo, interpretando un personaggio sfaccettato e con mille problemi come Ray Velcoro. Rachel McAdams dimostra che in un contesto come questo di livello abbastanza alto ci può stare eccome e la sua Ani Bezzerides è forse una delle cose meglio riuscite della stagione. Vince Vaughn, che era l'attore su cui nutrivo più dubbi visto il suo passato recitativo, dopo un paio di puntate ha cominciato a piacermi sul serio e il personaggio di Frank, imprenditore con un passato (e anche un presente direi) da criminale è stato una buona cosa da tenere d'occhio. A convincermi meno di tutti è stato Taylor Kitsch nei panni del poliziotto della stradale Paul Woodrugh, convincendomi del fatto che il suo personaggio forse avrebbe potuto dare qualcosa di più e che anche lui come attore avrebbe potuto fare qualcosa di meglio.

Dopo ben quattro puntate di rodaggio la stagione si riprende molto bene nella seconda metà, dandosi una scossa e mettendo un po' d'ordine nelle cose. Il finale di stagione poi, della durata di mezz'ora in più del normale, risolve tutta la questione in una maniera altamente spettacolare, così come addirittura forse un po' pessimista, evitando buonismi tipici di produzioni di questo genere ed evitando inutili ed improbabili lieti fini. Alla fine anche qui, più che la storia, è la psicologia dei personaggi ad essere fondamentale e Nic Pizzolatto dimostra ancora una volta quanto sia maestro nel costruire personaggi interessanti e con mille sfaccettature psicologiche.

Voto: 8

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