Gli ultimi saranno ultimi (2015)

Italia 2015
Titolo Originale: Gli ultimi saranno ultimi
Regia: Massimiliano Bruno
Sceneggiatura: Paola Cortellesi, Gianni Corsi, Furio Andreotti
Cast: Paola Cortellesi, Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Ilaria Spada, Stefano Fresi, Giorgio Caputo
Durata: 103 minuti
Genere: Drammatico

Sarà, ma per la terza volta in una sola settimana si finisce a parlare in un modo o nell'altro di cinema italiano. Dopo la bella sorpresa di "Non essere cattivo" di Claudio Caligari e il per me poco riuscito "Una famiglia perfetta" di Paolo Genovese, visto direttamente al Cineforum di Vimodrone, ecco che tocca, questa volta, parlare di un film che alla sua uscita mi ispirava abbastanza, più che altro per il suo titolo, che fa il verso ad una famosissima citazione biblica. Se la citazione biblica viene utilizzata e riutilizzata a piacimento dai buonisti di tutto il mondo e dagli psicologi improvvisati che non sanno in quale modo tirare su una persona nei suoi momenti difficili, ecco che questa frase, scritta nella maniera del titolo del film, ovvero "Gli ultimi saranno ultimi", assume un significato molto più vero, soprattutto molto più realistico in verità. La realtà dei fatti sta però nel fatto che il titolo non sia poi qualcosa di inedito, quanto più che altro la trasposizione sul grande schermo di una pièce teatrale scritta da Massimiliano Bruno e con la stessa Paola Cortellesi come protagonista.

In questa trasposizione cinematografica vediamo lo stesso Massimiliano Bruno alla regia e la stessa Paola Cortellesi come protagonista della vicenda, mentre nel cast figurano anche attori da me particolarmente stimati come Alessandro Gassmann - che poi tutti gli idioti che vanno a cercare paragoni con il padre hanno rotto un po' le palle: non sarà certo al suo livello, ma se la cava e più che bene e soprattutto di figli d'arte ce ne sono di molto, molto peggio su cui affondare le proprie critiche - e Fabrizio Bentivoglio che avevo visto l'ultima volta ne "Il capitale umano", uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. "Gli ultimi saranno ultimi" parla delle vite di due persone, che proseguono parallelamente, per poi incontrarsi nel drammatico finale: la prima è Luciana Colacci, donna che non ha ancora avuto la fortuna di avere figli, con una marito piuttosto scansafatiche e in grado di fare sempre investimenti sbagliati, che, una volta incinta, si ritrova senza lavoro perchè l'azienda per cui lavora non le rinnova il contratto a causa della sua maternità; la seconda è invece quella di Antonio Zanzotto, poliziotto veneto trasferito con disonore per un evento accaduto nel suo precedente distretto, che a causa di questa cosa viene spesso maltrattato dai suoi colleghi e dai suoi superiori.

Per quanto le premesse del film possano starci alla grande, il risultato finale non si può certo dire sia stato dei migliori. Premettiamo subito una cosa: su questo film si alternano in giro critiche piuttosto positive ad altre che lo smontano completamente. Purtroppo la realtà dei fatti è che non stiamo parlando di un film per nulla orribile, anzi: "Gli ultimi saranno ultimi" è una pellicola che appassiona, è ben interpretata e ci mette davanti a due storie che, prese nel loro parallelismo, procedono piuttosto bene. Il vero problema del film sta nelle tematiche che intende affrontare - che non avendo visto la pièce teatrale non so quanto questa cosa si sia verificata anche a teatro -: Il regista Massimiliano Bruno decide di mettere nel suo lavoro molte cose e non tutte sono gestite al meglio. La crisi, il valore e i diritti delle donne, la sfiducia verso la ricerca di un lavoro, la necessità di trovare un lavoro sicuro, le difficoltà di un poliziotto nel prendere decisioni in tempi brevi, l'omosessualità. Tutti temi che vengono in questo film mescolati e alla fine lo spettatore non riesce a recepirli tutti nella loro importanza.

Per quanto la visione proceda in maniera piuttosto lineare fino al drammatico finale e per quanto l'intera pellicola si regga sulle spalle e sull'interpretazione di Paola Cortellesi - attrice da me particolarmente apprezzata nei suoi ruoli comici, ma che non avevo ancora avuto modo di vedere in ruoli drammatici - è il calderone di temi troppo importanti che ne viene fatto che non convince appieno, appesantendo un bel po' la visione. Per quanto l'ambizione sia una cosa che manchi in questo paese, con molti registi che cercano la via sicura buttandosi su commedie sempre uguali, con pochi che spiccano rispetto alla media, qui Massimiliano Bruno, che non conosco come regista in maniera particolarmente approfondita - anche perchè la maggior parte della sua attività si concentra sul teatro - pecca di eccessiva ambizione, volendo mettere in scena troppe cose, non tutte gestite al meglio delle proprie potenzialità.

Voto: 6+

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