La mafia uccide solo d'estate (2013)
Italia 2013
Titolo Originale: La mafia uccide solo d'estate
Regia: Pif
Sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani
Cast: Pif, Cristiana Capotondi, Claudio Gioè, Ninni Bruschetta, Alex Bisconti, Ginevra Antona, Maurizio Marchetti, Rosario Lisma, Barbara Tabita, Antonio Alveario
Durata: 82 minuti
Genere: Commedia, Drammatico
La trama in breve: Arturo è un bambino nato a Palermo, che vive il suo sogno di diventare un giornalista e quello di poter stare insieme a Flora, ragazza di cui si innamora a prima vista. Entrambi i suoi sogni sono però fortemente ostacolati dagli eventi legati alla mafia che avvengono tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '90.
E' possibile realizzare una commedia interessante su un tema riguardo al quale gli italiani sono sempre particolarmente sensibili, ovvero quello della mafia a Palermo? Si può creare una commedia che non scada nel cattivo gusto e nel contempo creare una specie di film di denuncia contro la mafia, che parli, tra gli altri, del Generale Dalla Chiesa, di Falcone, di Borsellino e del mostro Totò Riina? L'idea che sta alla base della storia è molto chiara: essere un'importante documento sulla triste storia italiana, nella fattispecie della Sicilia, tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '90, discostandosi su quella che è la maniera più classica di parlarne. Cito ad esempio "I cento passi" e lo sceneggiato "Il capo dei capi", entrambi da me molto apprezzati, che puntano a documentare ponendo al centro la storia drammatica.
In questo film invece la storia è vista con gli occhi di Arturo, che fin da bambino sogna di diventare un giornalista e che vive una storia d'amore, o forse è meglio dire che è innamorato ma lei non lo sa, con Flora. Entrambe le sue aspirazioni sono però ostacolate da tutti i mali che hanno colpito Palermo in quel ventennio in cui tutto, per la Sicilia e per l'Italia, sembrava volgere verso il peggio. Le speranze del protagonista vengono pian piano disilluse da ciò che gli accade intorno, ma lui riesce a non demordere. Assumendo ad idolo personale Giulio Andreotti, per il suo modo di fare politica, ne verrà deluso dalle sue agghiaccianti dichiarazioni dopo il funerale del Generale Dalla Chiesa (tra l'altro protagonista della sua prima intervista).
Tutte le disillusioni del protagonista vengono però trattate con estrema ironia, quasi come se gli scivolassero addosso e lui vivesse in un mondo isolato da esse: continuerà infatti a perseguire da una parte il sogno di diventare un affermato giornalista, mentre dall'altra quello di poter amare Flora. E' stato proprio questa modalità di trattare il tema mafioso ad affascinarmi abbastanza nel corso del film, diverso dagli schemi classici, che non cade mai nel cattivo gusto da una parte nè nel buonismo dall'altra, a parte nella scena finale, un dovutissimo omaggio a tutte quelle persone che ci hanno rimesso la vita per combattere uno dei mali più grandi di cui ha sofferto la nostra nazione nella sua storia. Omaggio anche in questo caso molto diverso dai soliti schemi a cui eravamo abituati.
Dunque forse qualcosa per cui gioire nel cinema italiano, oltre all'Oscar di Sorrentino, c'è ancora. Lo stile registico di Pif si vede essere abbastanza acerbo ma comunque valido, con pochi fronzoli e che punta molto ai contenuti. Se non si farà abbindolare dalle major cinematografiche, potremmo avere un futuro valido regista, che probabilmente, essendo anche un bravo giornalista, si specializzerà in un certo tipo di film. Vedremo, se e come, la sua carriera andrà avanti.
Voto: 7
come già sai, a me è sembrato un compitino ben svolto, ma nulla di più...
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