Gallo cedrone di Carlo Verdone (1998)

Italia 1998
Titolo Originale: Gallo cedrone
Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Pasquale Plastino, Carlo Verdone
Durata: 94 minuti
Genere: Commedia


Dopo averlo difficilmente sopportato per molti anni il mio sta cominciando a diventare un problema, non ancora patologico, ma con tutte le potenzialità per diventarlo: quando mi trovo davanti all'opportunità di vedere un film di o con Carlo Verdone - che anche fossi omosessuale non sarebbe certo il mio ideale di uomo - non riesco a fare a meno di vederlo. Per questo motivo, quando un paio di settimane fa ho avuto l'occasione di guardare "Gallo cedrone", film uscito quando avevo solamente otto anni, ma di cui ricordo indistintamente di averne sentito parlare all'epoca, come praticamente sempre accade quando esce un nuovo film dell'attore e regista romano, non sono riuscito a rinunciare a vederlo. Ebbene, nonostante non mi strappi le vesti per essi, a me i film di Carlo Verdone piacciono, dopo anni passati a sottovalutarli, li trovo quasi sempre delle commedie intelligenti che fanno il loro dovere trattando argomenti sempre interessanti in maniera fresca e divertente, che poi è un po' lo stesso motivo per cui mi sono dispiaciuto grandemente per il fatto che l'ultimo suo lavoro ancora non sia potuto uscire nelle sale italiane a causa della pandemia che stiamo vivendo. Dubito anche che lo facciano uscire già dal 15 Giugno, quando i cinema riapriranno ma forse ancora in pochi si fideranno ad andarci.
Armando Feroci è un volontario romano della Croce Rossa italiana che, durante un viaggio umanitario in un paese del nord Africa, viene sequestrato e condannato a morte da un gruppo integralista islamico. Il sequestro dell'uomo diventa subito un caso di portata nazionale, che farà mobilitare la politica e l'opinione pubblica del paese. Attraverso delle interviste e dei ricordi di persone che lo hanno conosciuto vediamo quali sono stati gli eventi che lo hanno portato a finire nelle mani dei sequestratori e il ritratto che ne esce è quello di un uomo totalmente irresponsabile e menefreghista, che fatica a trovare un lavoro e tende sempre ad inventarsene uno in maniera quasi truffaldina, fino a conoscere la cognata Martina, moglie non vedente del fratello Franco, odontoiatra di successo che gli offrirà anche un lavoro stabile, della quale si invaghirà fino a scappare con lei, promettendole di portarla in giro per i posti più belli d'Italia.
Fin dall'inizio della visione devo dire che ho avuto un po' la sensazione di non trovarmi davanti ai film di Carlo Verdone cui mi sono abituato nel corso del tempo, questo "Gallo cedrone" ha uno schema narrativo piuttosto particolare e soprattutto, nel corso della visione, emerge come la commedia scritta e diretta da Verdone non sia leggera e fresca come al solito, quanto più che altro basata sull'eccentricità del protagonista, che con il suo accento romanesco molto spinto e il suo fare un po' da galletto è sicuramente al centro della componente comica di questo film. Ciò che ne viene fuori, dai ricordi della persone che parlano del nostro protagonista, sono a volte degli sketch, dei ricordi di donne che lo hanno visto, nella sua macchina fiammante, fare apprezzamenti molto spinti verso di loro - ecco c'è da dire che scene così per far ridere in un film italiano del 2020 non si sarebbero mai viste probabilmente - mentre per il resto viene fuori una storia più organica solo nei momenti in cui la ex moglie ricorda il loro incontro e il loro matrimonio, ma il vero centro della storia è la vicenda che lega Armando a Martina.
Il risultato è un film abbastanza divertente a livello di battute, ma che ho trovato piuttosto disorganico a livello narrativo, con una struttura che un po' si rifa ai primi film a cui ha partecipato Verdone, ma che non è quello che mi sarei aspettato di trovare in una commedia della sua maturità e che invece ho trovato in film diretti anche solo qualche anno dopo. Non siamo comunque davanti ad un film da buttare, i suoi momenti interessanti li ha, ma mi è sembrato mancare quell'interesse verso la riflessione che hanno invece altri film del regista, mentre mi è sembrata più che altro una di quelle operazioni un po' fini a se stesse e alla fine il film lo salva solamente il Verdone attore, bravissimo come al solito nel trasformarsi e nel riuscire a dare, anche allo stesso personaggio, un sacco di sfaccettature e di personalità.

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