Personal Shopper di Olivier Assayas (2016)

Francia 2016
Titolo Originale: Personal Shopper
Regia: Olivier Assayas
Sceneggiatura: Olivier Assayas
Cast: Kristen Stewart, Lars Eidinger:, Nora von Waldstätten, Anders Danielsen Lie, Sigrid Bouaziz, Ty Olwin, Audrey Bonnet, Pascal Rambert, Benjamin Biolay, Dan Belhassen, Hammou Graïa
Durata: 105 minuti
Genere: Drammatico


Trovo che sia profondamente sbagliato essere monotematici o osservare dei periodi in cui ci si dedica ad un solo tipo di visioni cinematografiche o di ascolti musicali. Così come diffido di chi dice "ascolto qualsiasi tipo di musica e guardo qualsiasi tipo di film" allo stesso modo penso ci sia poco da fidarsi di quelli che "ascolto solo questo genere musicale e guardo solo questo genere di film". Avevo detto però che in questo periodo le mie serate - e di conseguenza le mie recensioni su questo blog - sarebbero state dedicate maggiormente ad un cinema disimpegnato, dato che il periodo lavorativo non è dei più rilassanti e se ci si mette anche il caldo a rendere difficoltose le visioni dei film la situazione diventa veramente grigia. Però, siccome diffido dei periodi monotematici e considerato che non è che posso disimpegnarmi totalmente per i prossimi due mesi, ho deciso di dedicarmi alla visione di "Personal Shopper" di Olivier Assayas, film uscito un paio di mesi fa nei cinema e che mi ispirava parecchio, soprattutto per la sua impronta fortemente autoriale.
Il film narra la storia di Maureen Cartwright, interpretata da una bravissima Kristen Stewart - ma su questo segnate che ci torneremo dopo -, ragazza americana che vive a Parigi lavorando come personal shopper per una celebrità del luogo. Dopo l'improvvisa morte del fratello gemello, Maureen scopre di aver acquisito la capacità di dialogare con le anime dei morti, tentando di utilizzare questa capacità per poter salutare per l'ultima volta suo fratello e affrontare nella giusta maniera la sua perdita. Dopo il bellissimo "Sils Maria", in cui tra l'altro avevamo assistito ad una pazzesca performance recitativa da parte della stessa Kristen Stewart, Olivier Assayas dirige un film parecchio controverso, che come al solito non è riuscito a fare breccia nel pubblico così come, differentemente dal suo precedente lavoro, anche la critica lo ha accolto in maniera abbastanza tiepida, con pochi elogi veramente entusiasti.
Mi è difficile, visti gli argomenti trattati nel film, discutere con obiettività della pellicola in questione: per quanto l'argomento della vita dopo la morte mi abbia sempre particolarmente affascinato, mi sono sempre ritenuto parecchio scettico sull'argomento. Vivo in una famiglia in cui la fede è sempre stata vissuta più che altro come superstizione e per me che fino a un paio di anni fa credevo nell'esistenza di un'entità divina superiore è difficile al momento accettare senza pormi delle domande un film che provi a parlarmi di qualcosa in ritengo fermamente di non credere. La bellezza del cinema e soprattutto del cinema d'autore è però proprio questa: la volontà di spingere l'essere umano a riflettere su alcuni aspetti della propria vita, possibilmente fornendo allo spettatore degli argomenti di riflessione - e se si può anche di discussione - senza fare trasparire in modo chiaro la propria opinione. In "Personal Shopper" il regista colpisce profondamente nel segno, riuscendo a dare tantissimi spunti tra cui appunto una riflessione quasi filosofica sulla vita dopo la morte, ma soprattutto una maniera originale di trattare il tema del lutto e della perdita di una persona cara.
Vi avevo però detto di segnare qualcosa, che prima o poi in questo stesso post ci sarei ritornato. Quella Kristen Stewart che già in "Sils Maria" dello stesso regista aveva offerto una delle sue performance più eccezionali e che, finalmente, dopo la saga di "Twilight" e dopo qualche filmetto imbarazzante come "Biancaneve e il cacciatore", ha iniziato ad inanellare una performance convincente dietro l'altra, con il già citato film di Assayas, ma anche con "Still Alice" o con "Cafè Society" diretta da Woody Allen. Qui la sua performance è ancora di altissimo livello ed è inutile per quanto mi riguarda continuare a criticarla: l'attrice ha trovato, in un cinema fortemente autoriale, la sua vera dimensione: certo, sarà anche lontana dai favori e dagli sguardi del grande pubblico, ma le gratificazioni, in qualche modo, arriveranno comunque. E se con questo film - ma anche con il precedente - il regista è riuscito a farmi cambiare idea definitivamente su un'attrice che precedentemente quasi detestavo, è indubbio che ci troviamo davanti ad un ottimo film, sotto quasi tutti i suoi aspetti.

Voto: 8,5

Commenti

  1. Concordo con quello che dici sulla Stewart: ci ha fatto davvero ricredere tutti, e onestamente non lo avrei mai immaginato... riguardo il film, a me è piaciuto (anche se occorre una sospensione dell'incredulità decisamente oltre il livello di guardia, ma forse al regista questo aspetto non interessava proprio)

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  2. Il film mi ha affascinato, ma al contrario di Sils Maria non l'ho messo a fuoco. Ho finito di vederlo e ho detto: sì, ma qual era il punto?
    Però regia di grande classe e lei, non avrei mai pensato di poterlo dire, brava e bella. Mi piace proprio.

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  3. Tutti quelli di cui mi fido quando si parla di cinema, mi hanno parlato alla grande di questo film, e siccome fai parte della cerchia, è proprio ora che io mi dia una mossa a vedere questo film! Cheers

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  4. Votone!
    A me è piaciuto abbastanza, anche se meno rispetto a Sils Maria.
    Sì, il tema del tutto è affrontato in maniera originale, però almeno a me è mancata qualche emozione di più...
    Comunque Kristen Stewart magari non è ancora una garanzia assoluta, però è sempre più brava.

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