40 ANNI DI... Fuga da Alcatraz di Don Siegel (1979)
USA 1979
Titolo Originale: Escape from Alcatraz
Regia: Don Siegel
Sceneggiatura: Richard Tuggle
Cast: Clint Eastwood, Larry Hankin, Fred Ward, Jack Thibeau, Patrick McGoohan, Paul Benjamin, Frank Ronzio, Roberts Blossom, Bruce M. Fischer, Fred Stuthman, David Cryer, Madison Arnold, Joe Miksak, Regina Baff, Danny Glover
Durata: 112 minuti
Genere: Drammatico
Ci sono delle ricorrenze particolari a cui, nel corso degli anni in cui ho gestito questo blog, non sono mai riuscito a dare la giusta importanza, come ad esempio gli anniversari di uscita di determinati film al cinema, film che hanno contribuito sicuramente alla storia della settima arte ma, soprattutto, hanno anche contribuito alla formazione del mio gusto cinematografico - che in realtà non è nulla di così complicato: preferisco l'horror e il thriller, guardo qualsiasi genere, ho un po' il rifiuto per il western e le commedie romantiche, nemmeno tanto difficile da ricordare per chi mi conosce. E siccome, proprio oggi, cade il quarantesimo anniversario della prima uscita di "Fuga da Alcatraz" nei cinema statunitensi mi sembrava giusto celebrarne il compleanno, cosa che farò anche con altri film nel corso di questa annata. Ci troviamo davanti ad uno degli ultimi lavori da regista di Don Siegel, la cui sterminata produzione cinematografica non sono mai riuscito ad esplorare a fondo se non per qualche titolo, come ad esempio "L'invasione degli Ultracorpi", che decide di ispirarsi al romanzo "Escape from Alcatraz" di J. Campbell Bruce, che racconta la storia della fuga dal carcere di massima sicurezza, nel 1962, dei tre detenuti Frank Morris, John Anglin e Clarence Anglin, qui rispettivamente interpretati da Clint Eastwood, Fred Ward e Jack Thibeau.
Siamo nel 1960 e il rapinatore Frank Morris, famoso per essere fuggito da diversi istituti penitenziari, viene trasferito ad Alcatraz, carcere di massima sicurezza situato su un'isola da cui pare che nessuno sia mai riuscito a fuggire. Inizialmente provocato da altri detenuti, a cui Frank riesce sempre a tenere testa, l'uomo piano piano comincerà ad integrarsi, stringendo amicizia con diversi detenuti tra cui English, uomo di colore che ha ucciso per legittima difesa due uomini bianchi, Charley Puzo, ladro di auto, il pittore Chester Dalton, Tornasole e i due fratelli Anglin, rapinatori di banche. Respirata l'atmosfera opprimente di un carcere di massima sicurezza, Frank, insieme a Puzo e ai fratelli Anglin comincerà a progettare una fuga dal penitenziario, sfruttando il fatto che i muri della struttura sarebbero indeboliti dalla salsedine marina, scavando un condotto attraverso di essi e poi attraversando le acque della Baia di San Francisco con una zattera.
Quarant'anni e non sentirli, e pensare che io ne ho solo ventotto e li sento tutti. É molto semplice la questione, quando un film è grande, lo è per sempre, non invecchia nemmeno di un giorno e risulta ugualmente godibile nonostante gli anni passati dalla sua uscita. Nel 1979 la prigione di Alcatraz era già stata chiusa da sedici anni, per via dei costi elevatissimi di gestione, quindi Don Siegel, per aumentare il realismo del film che racconta di quella che pare essere l'unica fuga riuscita dal penitenziario - poi capiremo il perchè "pare" - decide di girare il suo film proprio al suo interno, con un grande lavoro per riportare quello che ormai era diventato un museo, allo stato che aveva nel 1963, prima della chiusura. Non so bene quanti dei personaggi che ci vengono mostrati nel film siano veri, sta di fatto però che tutti quanti, nonostante la nemmeno troppo lunga durata del film, sono sviluppati nel modo migliore possibile, ci basta poco, anche solo un accenno, per capire il carattere e il background di uno o dell'altro personaggio e la sceneggiatura gioca molto sul far percepire allo spettatore quelle che sono le caratteristiche di ognuno di essi. Un'altra cosa che lo spettatore percepisce in maniera molto chiara è poi ciò che avrebbero potuto provare i detenuti di Alcatraz: per quanto per uno come me possa essere complicato empatizzare con dei detenuti, personaggi che di per sè, in buona parte dei casi, rappresentano valori negativi, è impossibile non sentire l'oppressione provata da ognuno di loro, il fatto di essere sempre controllati, sempre braccati in un carcere speciale di massima sicurezza in cui a dirla tutta, da come ci viene mostrato nel film, finiscono anche detenuti comuni che si sono macchiati di crimini decisamente meno gravi.
Grande spazio poi all'interno della sceneggiatura viene dato a quella che è la costruzione del piano ideato dal Frank Morris interpretato da Clint Eastwood. Un piano che ci viene narrato per filo e per segno dalle parole sue e degli altri protagonisti, con degli stratagemmi registici volti ad incrementare la tensione davvero ben riusciti e poi fatti propri anche dalla prima stagione di "Prison Break", che molti di questi stratagemmi li ha usati e anche scopiazzati abbastanza bene - mi viene in mente ad esempio la scena in cui Frank è nel tunnel da lui stesso scavato mentre passa il controllo notturno, per poi ritrovare il personaggio sul letto senza che lo spettatore capisca come il ritorno in cella possa essere avvenuto in così breve tempo. Il finale poi decide di ricalcare quella che è stata la vera storia dei tre personaggi evasi dal carcere, lasciando allo spettatore il dubbio che l'evasione possa aver avuto successo o meno e fermandosi proprio quando la fuga è praticamente appena iniziata, con quell'inquadratura fissa sulla maschera in cera di Clint Eastwood diventata iconica. In realtà poi, fino al 2015 e poi anche tuttora, permangono dubbi sulla riuscita della fuga, anche se i nipoti dei fratelli Anglin avrebbero pubblicato delle foto assieme ai loro zii fuggiti in Brasile, foto dichiarate autentiche.
Quarant'anni per "Fuga da Alcatraz", anche se per questo film, pietra miliare del genere carcerario, sembra non essere passato nemmeno un giorno!
Già, insieme a Papillon (l'originale) i miglior prison movie ;)
RispondiElimina