L'ufficiale e la spia di Roman Polanski (2019)
Francia, Italia 2019
Titolo Originale: J'accuse
Regia: Roman Polanski
Sceneggiatura: Roman Polanski, Robert Harris
Cast: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Mathieu Amalric, Melvil Poupaud, Éric Ruf, Laurent Stocker, François Damiens, Michel Vuillermoz, Denis Podalydès, Wladimir Yordanoff. Didier Sandre, Vincent Grass, Hervé Pierre, Laurent Martella
Durata: 126 minuti
Genere: Storico, Drammatico
In questo weekend è stato particolarmente difficile scegliere quale film andare a vedere al cinema, essendo profondamente indeciso tra l'andare sul sicuro puntando sull'ultimo film di Roman Polanski premiato a Venezia con il Leone d'Argento oppure rischiare guardando Light of my Life, l'esordio dietro la macchina da presa di Casey Affleck, di cui si fa un gran ben parlare in queste settimane e che è arrivato da noi soltanto un paio di giorni fa. Alla fine, come avrete compreso dal titolo, ho puntato sul sicuro, andando a vedere "L'ufficiale e la spia", pellicola di Roman Polanski che parla del cosiddetto "affare Dreyfus", basato su un'ingiusta accusa di tradimento verso il capitano dell'esercito francese nell'ultimo decennio del 1800. Tratto dall'omonimo romanzo di Robert Harris, qui anche cosceneggiatore della pellicola, il film vede come protagonisti Jean Dujardin, che il cinema internazionale aveva ben conosciuto qualche anno fa grazie a "The Artist", nei panni del tenente colonnello Picquart, Louis Garrel nei panni di Alfred Dreyfus, assieme a moltissimi altri attori noti del cinema francese. Il titolo originale, "J'accuse", si ispira tra l'altro all'omonimo articolo scritto da Emile Zola proprio per far luce sugli eventi narrati in questo film e qui lo scrittore e giornalista francese è interpretato da François Damiens.
Siamo nel 1984: Alfred Dreyfus, capitano dell'esercito francese, viene dichiarato colpevole di alto tradimento. L'accusa che pende contro di lui è quella di aver passato dei documenti segreti all'impero tedesco, per questo motivo viene degradato ed esiliato all'Isola del Diavolo, scatenando effetti notevoli sull'opinione pubblica, in quanto il capitano è di origine ebraica. Un anno dopo il tenente colonnello Georges Picquart viene nominato capo della sezione dei servizi segreti dell'esercito francese. In passato l'uomo era stato superiore dello stesso Dreyfus e, dopo che sono venute a galla determinate circostanze durante il suo mandato di capo dei servizi segreti, deciderà di fare di tutto per dimostrare l'innocenza dell'uomo e la falsificazione, da parte di alcuni ufficiali, di documenti che poi sono stati usati come prove nel processo contro l'uomo. Inoltre egli, nonostante sia mosso da sentimenti antisemiti, è consapevole che il processo contro Dreyfus sia stato eseguito in maniera piuttosto sommaria proprio a causa della sua religione. Il film narra la battaglia intrapresa da Picquart per dimostrare l'innocenza dell'uomo in un periodo di tempo che, tra indagini e revisione del processo, è durato ben dieci anni.
Ebbene la mia scelta, alquanto difficile, non dico che sia stata giusta - magari con "Light of my Life" mi sarei trovato davanti ad un film ancora migliore di questo -, ma quanto meno sono riuscito a vedere un grande film, in cui Polanski alla veneranda età di 86 anni mostra ancora il suo grandissimo talento registico e porta al cinema una storia che, nonostante ci parli di eventi di centovent'anni fa, risulta quanto mai attuale e forse pure un pochino autobiografia. Impossibile non rimanere affascinati dalle modalità del regista di portare in scena le strade della Francia di fine ottocento, i duelli con le spade, i costumi e i processi in tribunale, con una fotografia estremamente curata ed una gestione del ritmo narrativo che mai mi sarei aspettato di trovare in un film di spionaggio ambientato alla fine dell'ottocento - e si sa, lo spionaggio puro è un genere che solitamente mi è piuttosto indigesto. In questo film si parla di tantissime cose, di antisemitismo, con eventi e dialoghi che non fanno altro che anticipare ciò che sarebbe esploso in tutta Europa una quarantina di anni dopo in Germania, ma che dimostrano quanto la cosa fosse già ben radicata nei sentimenti dei governi europei, della necessità di avere un giusto processo e di non condurre indagini sommarie, con il regista che forse pensa anche un po' a se stesso e a quelle accuse di molestie sessuali che, quasi quarant'anni dopo, non gli permettono di entrare negli Stati Uniti e che molto probabilmente faranno sì che questo film, nello stato più civile e democratico del mondo, non verrà nemmeno visto, anche se pure loro avrebbero un po' di storia del mondo da imparare.
É la ragione comune contro la ragione di stato ad essere al centro del film, ma anche una storia umana in cui le indagini e il ritmo sono gestite in maniera intrigante, di certo non come un classico thriller, dato che scopriamo relativamente presto che le accuse verso Dreyfus fossero infondate e falsificate e in cui la scena dell'arresto di Picquart, concomitante alla pubblicazione dell'articolo "J'accuse" da parte di Emile Zola ad essere forse la scena meglio resa all'interno della pellicola, assieme alle testimonianze nel corso del processo al giornalista per diffamazione, processo che poi aprirà definitivamente ad una revisione di quello svolto contro Dreyfus. Insomma, questo "L'ufficiale e la spia" è senza dubbio un grande film da cui ogni spettatore avrebbe di che imparare, sia dal punto di vista storico e dei contenuti, sia, per quelli interessati, dal punto di vista cinematografico.
Voto: 8
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