All'ombra della Luna di Jim Mickle (2019)



USA 2019
Titolo Originale: In the Shadow of the Moon
Regia: Jim Mickle
Sceneggiatura: Gregory Weidman, Geoff Tock
Durata: 11 minuti
Genere: Thriller, Fantascienza


Se ne sono già dette di ogni su queste pagine riguardo il fatto che a volte la qualità dei film originali Netflix non sia delle migliori e quanto spesso e volentieri sia proprio pessima. Quando però si trova, sempre tra le produzioni originali, qualcosa di interessante, è bene parlarne, anche se passano settimane prima di riuscire a trovare la voglia e le parole giuste per scrivere un post. Jim Mickle è un regista che personalmente non conosco proprio, di film ne ha diretti cinque o sei e tra questi mi era stato consigliato a più riprese di provare a dare un'occhiata a "We Are What We Are", ma ancora non sono riuscito a trovare l'occasione per farlo. Protagonista di questo film poi è Boyd Holbrook, attore che ha partecipato a non pochi film, tra cui ad esempio "The Predator" e "Logan", giusto per andare sui più recenti, ma anche alle prime due stagioni di "Narcos", mentre ha partecipato con un ruolo anche abbastanza importante Michael C. Hall, conosciuto al grande pubblico per "Six Feet Under" e "Dexter".
Thomas Lockhart è un investigatore di Philadelphia che si ritrova a dover risolvere il caso di una spietata assassina seriale che uccide le sue vittime con modalità particolarmente strane. La ricerca di questa serial killer, che inizia nel 1988, è resa difficoltosa dal fatto che la donna sembra colpire solamente una volta ogni nove anni e per il detective la sua ricerca, che si snoda proprio tra il 1988 e il 2014, diventa quasi un'ossessione, a tal punto da fargli quasi distruggere i rapporti con gli amici e la famiglia. A complicare le cose, sempre nel 1988, proprio mentre la donna stava per colpire la prima volta, nasce la figlia di Lockhart, ma la moglie muore di parto.
A causa della sua struttura narrativa "All'ombra della Luna" risulta essere una pellicola piuttosto spezzettata e tre sono i capitoli fondamentali che compongono la storia: uno ambientato nel 1988, un secondo nel 1997 e un terzo nel 2006, con la conclusione che avviene nel 2014 - riportandoci a dove il film era cominciato. Viene dunque naturale, quando si guarda un film suddiviso in compartimenti abbastanza inscatolati, avere delle preferenze e vedere come poi, i diversi capitoli, non sempre siano gestiti a meraviglia. La sensazione che ho avuto lungo tutta la visione è che Jim Mickle si sia giocato le sue carte migliori proprio nel primo capitolo, ambientato nel 1988, per poi costruire altri due capitoli che, narrativamente, risultano essere sensibilmente più deboli. Il modo in cui è costruito il mistero riguardo la serial killer che colpisce ogni nove anni è intrigante e la sua misteriosa storia si fa guardare per tutta la durata del film, anche se a volte determinati colpi di scena e rivelazioni risultano essere un po' cervellotici, facendo venire meno l'attenzione dello spettatore.
Anche per quel che riguarda i personaggi non sono rimasto molto convinto, non tanto perchè poco interessanti, quanto più che altro perchè non sembrano mostrare una vera e propria evoluzione nel corso dei diversi capitoli e degli anni che passano. Insomma, non basta truccare l'attore di turno in modo da invecchiarlo per far capire allo spettatore che tra una scena e l'altra sono passati nove anni, dato che caratterialmente sembra di essere davanti a personaggi che non sono cambiati di una virgola e la cosa risulta essere abbastanza impossibile per un film che si snoda su un arco temporale di ventisei anni. Nonostante questi difetti però ho trovato, dal punto di vista registico e grazie ad una parte veramente interessante, la visione abbastanza coinvolgente. Non sarà certo il film dell'anno, ma nemmeno il migliore del mese, però si fa guardare, anche se con qualche difficoltà, soprattutto per via dei diversi colpi di scena non sempre ben giustificati a cui lo spettatore viene sottoposto.

Voto: 6

Commenti

  1. Con un po’ più di cura avrebbe potuto essere un piccolo cult, invece a tratti è raffazzonato (come la gestione dell’invecchiamento degli attori ad esempio), però Jim Mickle ha occhio, non sarà il suo film migliore ma tra alti e bassi il sei in pagella ci sta tutto. Cheers!

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