The Predator di Shane Black (2018)



USA, Canada 2018
Titolo Originale: The Predator
Regia: Shane Black
Sceneggiatura: Fred Dekker, Shane Black
Cast: Boyd Holbrook, Trevante Rhodes, Jacob Tremblay, Olivia Munn, Sterling K. Brown, Keegan-Michael Key, Thomas Jane, Alfie Allen, Augusto Aguilera, Yvonne Strahovski, Jake Busey, Lochlyn Munro, Niall Matter, Brian A. Prince
Durata: 107 minuti
Genere: Azione, Fantascienza, Horror


In questo ultimo mese la lentezza mi sta contraddistinguendo sempre di più: non recupero una serie TV da una vita, fatico a vedere i film con il ritmo che tenevo negli scorsi mesi e gli speciali che ho iniziato - che termineranno proprio con questo post in attesa di nuove idee per il 2019 - vengono portati avanti per mesi anche se i film che li compongono sono solamente quattro, come nel caso dello speciale sulla saga di "Predator", che ho iniziato con la recensione di "Predator" agli inizi di Ottobre, è proseguito con "Predator 2" verso la fine del mese e poi, dopo settimane e settimane di pausa, con la recensione del pessimo "Predators" di un paio di settimane fa. Dopo aver infatti ricordato perchè "Predator" è un vero e proprio cult e perchè "Predator 2" è un film secondo me ingiustamente sottovalutato e dimenticato, mi sono dovuto imbattere in "Predators", che per me continua a non esistere, mentre per la maggior parte del resto del mondo era il terzo capitolo della saga, l'ultimo fino a un paio di mesi fa, quando uscì nelle sale il lavoro di "Shane Black", regista che ha diretto tre o quattro film action - "Arma letale", "Arma letale 2" e "Last Action Hero" - che mi piacciono moltissimo, mentre per quanto riguarda gli altri suoi lavori non sono mai riuscito ad amarli seriamente, compreso l'ultimo "The Nice Guys" che sì, ho trovato carino, ma non mi aveva impressionato più di tanto. Per "The Predator", quarto capitolo della saga e, secondo i progetti dei produttori, primo di una nuova trilogia, partito non sotto i migliori auspici visti i molti rallentamenti nella produzione, Shane Black chiama a sè Boyd Holbrook, reduce dal successo ottenuto con le prime due stagioni di "Narcos" - in quel periodo storico in cui Pablo Escobar al cinema tirava più di uno zombie, che a sua volta tirava più di un pelo di figa che a sua volta tira di più di un carro di buoi che al mercato mio padre comprò -, Trevante Rhodes direttamente da "Moonlight", ma soprattutto, per non far mancare nulla ai maschietti - cosa che nei primi due capitoli, effettivamente mancava e molto - pure Olivia Munn, sempre sia lodata, impegnatissima con la saga di "X-Men" e vista in precedenza in quel piccolo gioiellino che era "The Newsroom".
Non siamo di fronte ad un seguito diretto dei primi tre capitoli della saga, così come nemmeno i primi tre capitoli, presi singolarmente, erano dei veri e propri seguiti, quanto più che altro film appartenenti alla stessa saga che condividevano riferimenti e memoria dei film precedenti, ma raccontando una storia completamente diversa. La vicenda inizia quando il cecchino - che proprio come i bidelli, che ora vengono chiamati personale ATA (almeno quando andavo a scuola io), ora sarebbe meglio chiamarlo "tiratore scelto" - Quinn McKenna si imbatte in un Predator durante una missione in Messico. Riuscirà ad impadronirsi del suo casco e a spedirlo a casa come prova del contatto alieno, ma questo casco finirà in mano del figlio autistico Rory - che era sicuramente stato appena vaccinato contro il morbillo -, interpretato da Jacob Tremblay, che riuscirà inavvertitamente a metterlo in funzione, richiamando gli alieni sulla Terra. Una squadra di ex marine capeggiata dallo stesso Quinn e con l'aiuto della professoressa di scienze Casey Bracket dovrà occuparsi della minaccia dei Predator che ora, dopo aver combinato il loro DNA con quello di altri potenti esseri viventi dell'Universo, sono molto più forti di prima.
Quando si ha a che fare con Shane Black abbiamo una sicurezza: non può mancare una buona dose di senso dell'umorismo, che alleggerisce la tensione in un film che, anni dopo l'uscita del primo capitolo, risulta essere un buon omaggio ad esso e alla mitologia legata ai Predator, senza però sconvolgere più di tanto e senza rendersi mai memorabile. Siamo ormai davanti ad un cinema action che non vuole più prendersi sul serio - cosa che facevano in maniera efficace i primi due capitoli - ma vuole principalmente divertire lo spettatore facendogli passare un paio d'ore senza particolari pensieri e in questo "The Predator" riesce più che bene: si distacca per il tono dai primi due film, ma non dimentica le sue origini, mettendo in scena un gruppo di soldati ben affiatato in cui non mancano le battutine, non mancano le parolacce e non mancano personaggi caratteristici come Baxter, interpretato da un ottimo Thomas Jane, affetto dalla sindrome di Tourette - quella sindrome di cui sogno di soffrire quando voglio mandare a fanculo qualcuno senza doverne pagare le conseguenze.
Purtroppo il film non ha ottenuto negli Stati Uniti il successo sperato e, molto probabilmente, il progetto di una nuova trilogia andrà a farsi benedire: non resta dunque che godersi un nuovo film della saga di "Predator" che sa giocarsi bene le sue carte e giocare con molti stereotipi del genere action utilizzandoli però come espediente comico. Rimane anche il fatto di aver assistito ad un film che purtroppo non se la gioca benissimo per quanto riguarda gli effetti speciali, che non sono poi così tanto curati come mi sarei aspettato, e in cui il nemico è decisamente meno caratterizzato rispetto ai primi due capitoli, in cui sì, non è che lo conoscessimo a fondo, ma quanto meno sapevamo che avesse un'etica del combattimento e una propensione per la caccia che qui sono totalmente assenti. "The Predator" è dunque un film divertente, un buonissimo omaggio alla creatura di John McTiernan che sfigura al confronto, ma non in senso assoluto.

Voto: 6,5

Commenti

  1. Un film godibilissimo, che poteva esserlo ancora di più se le problematiche non fossero saltate fuori.

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  2. Sarà anche stato criticato per l’umorismo (che per me non è quasi mai un problema) ma l’unico difetto vero del film è che la Fox ha fatto di tutto per mettere i bastoni tra le ruote a Shane Black. Siamo d’accordo anche sulla valutazione, il suo vero problema è che poteva essere un film da 8, invece ci ferma a 6,5 e verrà ricordato per i motivi sbagliati. Aspetto la “Director’s cut” che uscirà che va bene tra vent’anni, ma proprio se siamo fortunati! ;-) Cheers

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