Parasite di Bong Joon-ho (2019)



Corea del Sud 2019
Titolo Originale: 기생충 Gisaengchung
Regia: Bong Joon-ho
Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Han Ji-won
Durata: 131 minuti
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller


A Maggio di quest'anno "Parasite" di Bong Joon-ho, già regista di "Memories of Murder", "The Host", "Snowpiercer" e "Okja" - effettivamente potrebbe diventare materiale per uno dei miei speciali la sua filmografia, dato che non è nemmeno così immensa numericamente, ma è di altissimo livello -, ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes. Uscito pochissimo dopo la presentazione al festival in Corea del Sud, da quel paese mi arrivavano notizie dall'amico che vive lì e che sono andato a trovare questa estate che fosse una pellicola bellissima, di cui era meglio non sapere praticamente nulla prima della visione e che avrebbe potuto sconvolgere. Andato in Corea del Sud in Agosto, il film era già disponibile in televisione, ma per ovvi motivi di comprensione della lingua non l'ho visto e ho dovuto attendere fino all'altro ieri prima di potermelo gustare al cinema, doppiato, ma con la promessa di acquistare il DVD alla sua uscita per poterlo vedere in lingua originale con i sottotitoli. Essendo il film uscito nei cinema italiani una decina di giorni fa ho dovuto un po' fare lo slalom tra le varie recensioni per evitare eventuali spoiler e per arrivare alla visione il più vergine possibile, come mi ero ripromesso. Avendo poi durante la mia visita nel paese potuto apprezzare prodotti chimici come il Soju - di cui mi sono anche portato a casa tre bottiglie - ma anche la bellezza femminile coreana, questo film mi ha fatto scoprire due attrici che da quel punto di vista non hanno proprio nulla da invidiare alle sex symbol occidentali, che rispondono al nome di Park So-dam e di Cho Yeo-jeong, che tra l'altro un po' come tutti in quel paese, ha trentotto anni, ma ne dimostra tra i dieci e i dodici di meno.
Della trama come ho già detto a più riprese è meglio parlare il meno possibile, ma è giusto comunque dare una breve introduzione a quello che sarà il mio sproloquio, per lo più commenti a ruota libera sul film filtrati dal mio sconvolgimento dopo la visione. Ki-woo è il primogenito di una famiglia sudcoreana poverissima, che vive all'interno di uno scantinato grazie al sussidio di disoccupazione scroccando il wifi ai vicini di casa. In seguito alla partenza dal paese di un suo amico, il ragazzo ottiene, grazie anche alla falsificazione di documenti che attestano che egli è uno studente universitario, un lavoro presso una ricchissima famiglia, per fare ripetizioni di inglese alla loro primogenita. Essendo riuscito ad entrare in quella casa con una certa semplicità elaborerà un piano per poter far entrare a lavorare per quella famiglia anche i suoi familiari, ovviamente sotto false identità. Sulla trama meglio fermarsi qui, poi, per scoprire il resto, è bene apprestarsi alla visione, ricordando che però il film molto probabilmente rimarrà nelle sale fino a Mercoledì e che vi dovete seriamente dare una mossa, dato che al botteghino "Parasite" si sta prendendo le briciole in favore di altri film che hanno ben altro richiamo in sala.
Come ho già detto a più riprese nelle righe precedenti, sono uscito dalla visione di "Parasite" con una marea di sentimenti contrastanti, che mi hanno accompagnato durante tutta la visione. Si inizia provando simpatia per questa famiglia altamente disadattata, che più che una famiglia sudcoreana potrebbe essere una famiglia di qualsiasi parte del mondo, poco cambierebbe ai fini della trama, si prosegue ridendo delle loro avventure e disavventure e si rimane con un certo senso di vuoto e sconvolgimento al termine della visione. Merito principalmente di Bong Joon-ho che da una parte scrive una sceneggiatura praticamente perfetta, in cui i dialoghi sono sempre azzeccati e messi al posto giusto e in cui il ritmo, seppur mai particolarmente veloce, riesce a coinvolgere moltissimo alzando nello spettatore il livello di tensione in maniera crescente. Il gioco di questo film riesce benissimo anche alla luce del fatto che è difficilissimo dargli un genere d'appartenenza: "Parasite" è infatti una commedia, con elementi molto drammatici, che per buona parte della sua durata assume i toni del thriller e riesce anche, in qualche scena, a diventare un horror con i controcoglioni. Il tutto accompagnato da una regia pazzesca, una fotografia che in ogni immagine racconta uno spaccato della realtà creata dal regista e una colonna sonora incalzante che ad un certo punto ci regala anche brani totalmente inaspettati come "In ginocchio da te".
Vorrei aspettare di vederlo in lingua originale prima di giudicare le performance degli attori, che comunque ho trovato abbastanza convincenti, ma penso con questa visione e con tutta la serie di emozioni che ho provato nel corso di tutta la sua durata, di aver trovato uno dei migliori film dell'anno, se non addirittura il migliore... ma non solo di quest'anno, anche dell'anno scorso e di due anni fa. Muovetevi dunque ad andare a vederlo, che questo "Parasite" è seriamente un film clamorosamente bello, anche a dispetto di tutti i pregiudizi che si possono avere sul cinema coreano - che comunque spesso e volentieri, quando non produce lavori pallosi ed estremamente autoriali, dà grosse soddisfazioni - con un film in cui il ritmo è incalzante e si riesce nel giro di un paio d'ore ad affezionarsi ai protagonisti, ma anche a prendere un po' le distanze da loro. Insomma, basta parlare, correte a vederlo che di tempo ne manca poco!

Voto: 10

Commenti

  1. Voto dieci nel senso che ti do due cinque alti ;-) Sta piacendo a tutti, succede con i capolavori. Cheers!

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