Les Choristes - I ragazzi del coro di Christophe Barratier (2004)



Francia, Svizzera 2004
Titolo Originale: Les Choristes
Sceneggiatura: Christophe Barratier, Philippe Lopes-Curval
Durata: 97 minuti
Genere: Drammatico


Sono giorni che sto introducendo i miei post, bene o male, con la solita tiritera: non si può andare al cinema, i film nuovi da vedere non sono poi così tanti e spesso e volentieri è lo streaming o l'home video a venirci in soccorso, altre volte ancora sono i consigli degli amici con cui magari tenti di organizzare un cineforum improvvisato vedendo "assieme" lo stesso film, ma va a finire che non riesci ad accordarti e ognuno va per la sua strada. Seguendo dunque uno di questi consigli, mi sono ritrovato a vedere "Les Choristes - I ragazzi del coro", film francese del 2004 diretto da Christophe Barratier, film che poi nel 2005, dopo aver ottenuto un grandissimo successo di critica e di pubblico, fu candidato a due premi Oscar, quello per il miglior film straniero e quello per la migliore canzone originale. Liberamente ispirata dal film del 1945 "La gabbia degli usignoli" - non l'ho visto, ma è un'informazione che si può tranquillamente reperire da Wikipedia - la pellicola vede la partecipazione come protagonista della vicenda di Gérard Jugnot, attore francese particolarmente attivo negli anni settanta che poi ha giustamente rallentato la sua attività recitativa, ma anche di François Berléand, lui decisamente molto meno attivo rispetto al suo collega, ma altrettanto rispettato per quanto riguarda il cinema francese, cinema che tra l'altro è un bel po' di tempo che non vado ad esplorare con qualche visione, anche perchè negli ultimi anni mi sembra non stia vivendo un momento di forma particolarmente esaltante, sicuramente molto di meno rispetto all'annata in cui è stato girato questo film.
Pierre Morhange, famoso ed affermato direttore d'orchestra di New York, riceve una telefonata che lo informa della morte della madre. Tornato in Francia per partecipare al funerale, un uomo, che inizialmente non riconoscerà, bussa alla sua porta, presentandosi come Pepinot. Ricordatosi di lui, riaffiora alla mente la storia di entrambi, due ragazzi che negli anni della loro infanzia e giovinezza furono ospiti di un collegio per ragazzi difficili. Pepinot consegnerà a Pierre anche un diario, scritto dal sorvegliante del collegio, Clement Mathieu. Egli nel suo diario racconta di quando nel 1949, dopo aver perso il lavoro, decise di accettare un posto come sorvegliante nel collegio Fond de l'étang dove viene accolto dal direttore Rachin, che gli spiegherà il suo metodo di azione e reazione, per il quale ogni malefatta compiuta dai ragazzi debba essere seguita da una punizione, suggerendo all'uomo di non dare troppe spiegazioni ai ragazzi, ma di punirli subito senza pensarci troppo. Clement si dimostrerà però un uomo comprensivo verso i ragazzi di cui assume il ruolo di educatore e scoprirà, nella sua classe, che alcuni di loro hanno un certo talento per la musica. Deciderà di rispolverare così il suo passato da compositore, decidendo di creare un coro con i ragazzi della sua classe, unendo il suo ruolo da educatore alla sua grande passione, quella per la musica, cercando di trasmetterla ai ragazzi, che comunque dovranno continuare a fare i conti con le loro difficoltà quotidiane, con la loro infanzia non facile e con la famiglia, per chi ce l'ha, che ogni tanto si presenta al collegio per far loro visita.
Chi mi conosce abbastanza bene sa che io nella mia vita soffro particolarmente due lingue: il napoletano e il francese. Ora non me ne vogliano gli abitanti di queste due zone del mondo, ma davanti ai molti meme che li denigrano su internet penso che le mie due righe non possano far loro nulla di male. Anche perchè la frase "ho amici e colleghi napoletani/francesi, ma..." (cosa tra l'altro vera per quanto riguarda i napoletani, mentre ho un conoscente francese) potrebbe essere nel mio caso la nuova "non sono razzista, ma..." o "non sono omofobo, ma...". Detto questo nonostante mi sia stato consigliato a più riprese in questi anni, non ho mai trovato la voglia di guardare "Les choristes - I ragazzi del coro" proprio per evitare di ascoltare delle canzoni in francese ed è anche uno di quei film in cui l'idea di guardarlo in lingua originale non mi ha sfiorato nemmeno per sbaglio, anche se forse avrei dovuto, dato che il doppiaggio non mi ha permesso di prendere sul serio il doppiaggio di Clement, doppiato dalla stessa voce di Peter Griffin. Tolte le dovute premesse sulla mia difficile sopportazione verso la lingua francese e ancora di più verso le canzoni in francese e tolte le parti musicali - amo i musical, ma... - ho trovato il film splendido dall'inizio alla fine. É un film che nonostante il punto di partenza abbastanza tragico e che avrebbe potuto far pensare ad un film pesante nei temi trattati, decide di narrate tutti gli argomenti che ha dalla sua con un tono piuttosto leggero, che non va mai sul tragico, che mette davanti lo spettatore alla condizione di vita dei ragazzi protagonisti, senza però fare del facile pietismo, ma facendo empatizzare con loro e facendo sentire lo spettatore molto vicino al personaggio di Clement, che cerca in tutti i modi di rendere le loro esistenze meno pesanti, anche se a rendere ancora peggiori cerca sempre di contribuire il direttore dell'istituto Rachin, uno che mostra a più riprese non solo di non essere adatto per il ruolo che occupa, ma di non averlo mai voluto e di rappresentare una credenza educativa vecchia e ormai superata, che però per gli anni in cui è ambientata la vicenda non la si può neanche considerare una vera e propria eresia. Ci si mettono poi le storie dei due anziani signori che vediamo nelle prime battute del film: Pepinot è un bambino, il più piccolo della classe, che da quando è stato lasciato davanti al collegio, ogni Sabato aspetta il ritorno del padre, che gli aveva promesso di ritornare proprio di Sabato, con Clement instaurerà un rapporto molto particolare, tanto che il sorvegliante si affezionerà moltissimo a lui, cominciando sempre più a vederlo come un figlio; Pierre invece è forse il ragazzo più difficile da trattare di tutta la classe, mostra tutta la sua strafottenza e ha un rapporto particolare con la madre, è convinto che lei lo abbia lasciato in collegio per metterlo in disparte, ma ogni Giovedì, il giorno di visita, ci tiene a fare bella figura con lei, nonostante ogni volta sia in punizione e ogni volta Clement lo copra con la madre. É anche quello che mostra il maggior talento nel canto, riuscendo a cantare note che probabilmente nemmeno esistono e distinguendosi nel coro tanto che Clement punterà molto su di lui cercando di trasmettergli sempre più l'amore per la musica.
"Les choristes - I ragazzi del coro", risulta essere dunque, contro ogni mio pronostico, un film coinvolgente e per nulla pesante da affrontare, un film che racconta una bella storia e riesce a dare speranza a chi lo guarda. Sicuramente un film che nonostante il punto di partenza con cui si sarebbe potuta raccontare la storia più pesante del mondo, riesce a distaccarsi dagli schemi che il genere avrebbe potuto suggerire e cambia completamente tono: non ci si dimentica dunque della serietà della vicenda, ma la si tratta con una leggerezza che rende il film, sicuramente, di un livello superiore.

Commenti

  1. Bello, ma film che non mi ha mai entusiasmato ;)

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  2. Bello: film che mi ha entusiasmato, come succede con tutte le opere che riescono a spiegare, senza enfasi retorica, che cos'è la musica.
    Il francese è una lingua particolarmente musicale, checché ne dicano gli stessi transalpini, che sovente la considerano troppo aspra rispetto all'italiano. Per me, invece, come musicalità il francese è secondo solo al russo.
    Il coro dei ragazzi di Clément Mathieu non canta canzonette. Nella colonna sonora c'è fra l'altro una Hymne à la nuit composta da Joseph Noyon (1888-1962) sopra un tema tratto dalla tragédie lyrique Hippolyte et Aricie di Jean-Philippe Rameau. Non mi pare, dunque che si possa annoverare Les Choristes nella categoria dei musical :)

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