Ultras di Francesco Lettieri (2020)
Italia 2020
Titolo Originale: Ultras
Regia: Francesco Lettieri
Sceneggiatura: Peppe Fiore
Cast: Aniello Arena, Ciro Nacca, Simone Borrelli, Daniele Vicorito, Salvatore Pelliccia, Antonia Truppo, Alessandra D'Elia, Gennaro Basile
Durata: 109 minuti
Genere: Drammatico
Nel giro di pochissimi giorni sono usciti su Netflix un certo numero di film interessanti, dopo aver visto "Il buco" e aver puntato altri lavori che vedrò in futuro - probabilmente già questa settimana - come "Dov'è la tua casa" o "Occhio per occhio", entrambi in arrivo dalla Spagna, nel corso della settimana passata ho visto "Ultras", film italiano diretto da Francesco Lettieri che sarebbe dovuto uscire nei cinema per un evento speciale di tre giorni nella prima settimana di Marzo prima di essere distribuito su Netflix, ma per i motivi che tutti sapete la distribuzione cinematografica è saltata e ce lo siamo trovato su Netflix comunque come previsto. Nel film, dedicato al gruppo ultras degli Apache, tifoseria del Napoli, è presente Aniello Arena nel ruolo del protagonista Sandro Russo, così come altri attori del cinema napoletano - alcuni dei quali sicuramente sono apparsi in "Gomorra" anche solo come comparse, o sarà che qualsiasi cosa di recitato in napoletano io lo collego a "Gomorra" e mi confondo - come Simone Borrelli e Antonia Truppo - lei sicuramente non l'ho vista in "Gomorra", ma in "Lo chiamavano Jeeg Robot".
Sandro ha quasi cinquant'anni ed è ancora il capo della tifoseria napoletana degli Apache, che nel corso della sua vita ha sempre seguito allo stadio in casa e durante le trasferte della sua squadra. Una diffida, maturata negli ultimi anni, non gli permette più di recarsi allo stadio, così come ad altri due componenti della vecchia guardia del gruppo come Barabba e McIntosh, con la tifoseria che al momento viene guidata dai giovani Pequeño e Gabbiano, il cui tifo però spesso si lascia andare a provocazioni verso le altre tifoserie, che non sono ben viste dalla vecchia guardia. Davanti al desiderio di Sandro di cominciare a farsi una nuova vita, maturato dopo aver conosciuto Terry, con cui inizierà una relazione, il gruppo ultras da lui guidato si spaccherà, convincendo Pequeño e Gabbiano a fondare un nuovo gruppo, i No Name Naples. Sullo sfondo di questa vicenda si inserisce anche la storia di Angelo, giovane componente degli Apache che ha un rapporto molto particolare con Sandro, ma che, in seguito alla divisione del gruppo, continua a mantenere il desiderio di tifare per la propria squadra assieme ad un gruppo organizzato, ma anche quello di vendicare il fratello Sasà, morto qualche anno prima in seguito a dei tafferugli contro la tifoseria romanista.
Ho dovuto farmi una bella pera di sopportazione prima di guardare questo film, anche perchè da juventino - non di certo sfegatato e, detto sinceramente, non mi piace nemmeno andare allo stadio, preferisco guardarmi le partite in televisione, con una compagnia ristretta di persone, se non totalmente assente - guardare un film che parla di tifosi del Napoli avrebbe potuto crearmi non pochi problemi e devo dire che qualcuno, extra cinematografico, me lo ha anche creato, ma ci arriveremo pian piano. Per quanto mi riguarda "Ultras" non è male come film, mostra quella regia sporca e movimentata che si rifà sicuramente a serie TV come "Romanzo criminale" o a film come "A.C.A.B." - cui una delle poche note positive è questa regia anticonvenzionale che entra per davvero nell'azione, non guardandola come uno spettatore esterno - e che a me piace sempre parecchio, se ben contestualizzata. Un'altra cosa che mi piace abbastanza è il modo di recitare dei protagonisti, non mi sembra mai eccessivamente forzato e mi ha dato una sensazione di realismo maggiore, altra cosa che, personalmente, apprezzo parecchio, nonostante alcuni personaggi siano parecchio stereotipati. Sandro rappresenta infatti il tifoso che vuole cambiare vita, che ne ha passate e ne ha fatte tante, anche a livello criminale, ma si vuole distaccare da un mondo che non gli appartiene più, mentre Gabbiano rappresenta in toto la frangia violenta del gruppo, è antipatico e, spero sia un effetto voluto dal regista, mi ha fatto un po' immedesimare in quei celerini che durante gli scontri prendono i manganelli e si accaniscono in quattro o cinque su una sola persona, distaccatasi dal gruppo: ecco, io a vedere il personaggio di Gabbiano ho sentito seriamente questo desiderio, di manganellarlo fortemente, un desiderio forse un po' fascista, lo ammetto - e per questo andrò a lavarmi le mani col fuoco - ma spero che sia un po' questo l'effetto voluto dal regista e non basta poi farlo vedere essere il primo della fila nel finale, quasi come tentasse di redimersi.
Ecco, altro problema per me veramente grosso del film è il finale: per un'ora e quaranta Francesco Lettieri costruisce bene la vicenda, certo con qualche stereotipo qua e là e qualche situazione che non viene adeguatamente approfondita, ma in un certo qual modo soddisfacente, per poi arrivare ad un finale che è sbrigativo all'ennesima potenza e secondo me totalmente ingiustificato. Si sarebbe potuto in questo modo criticare il modo di agire di alcuni poliziotti, o comunque tentare di mandare un messaggio un po' più elaborato al pubblico, un messaggio che però, con quel finale, non arriva per nulla e nulla di ciò che si sarebbe potuto fare - magari eliminando qualche parte meno utile nel secondo atto del film - per approfondire la vicenda viene fatto. Insomma, ci troviamo davanti ad un film presentabile, che sicuramente non è eccezionale, ma si lascia guardare anche da uno juventino che guarda male la tifoseria napoletana e che - e qui lo dico - odia in qualsiasi modo esistente i cori da stadio, che qui ovviamente vengono sviscerati in tutte le loro salse, che però purtroppo spreca con un finale abbastanza buttato lì la buona costruzione che gli stava alle spalle.
Voto: 6
Non mi ha entusiasmato. Bravi gli attori (Arena e la Truppo, molto credibili) ma il film è solita minestra riscaldata già vista mille volte (non è troppo diverso da Ultrà di Tognazzi, sebbene siano passati quasi trent'anni), con la ripetizione dei soliti, stanchi clichè sul tifo violento. Non se ne sentiva il bisogno.
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