Il buono, il matto e il cattivo di Kim Ji-woon (2008)
Corea del Sud 2008
Titolo Originale: 좋은 놈, 나쁜 놈, 이상한 놈 (Joheun nom nabbeun nom isanghan nom(
Regia: Kim Ji-woon
Sceneggiatura: Kim Ji-woon, Kim Min-suk
Cast: Jung Woo-sung, Song Kang-ho, Lee Byung-hun, Yoon Jae-moon, Ryu Seung-soo, Song Young-chang, Son Byung-ho, Oh Dal-soo, Lee Chung-ah, Kim Kwang-il, Don Lee, Cho Kyung-hoon, Lee Hang-soo, Uhm Ji-won
Durata: 139 minuti
Genere: Western
In questi giorni di quarantena le iniziative cinematografiche da parte di siti vari si sprecano, non ultima la pubblicazione in streaming, con pagamento ad un costo quasi doppio - per varie ragioni per cui molti si sono lamentati, ma secondo me sensate - di quei film che sarebbero dovuti uscire nei cinema proprio in questo periodo. Una delle iniziative più interessanti, anche se in realtà c'è già da qualche anno, ma nessuno ne aveva mai parlato perchè era a pagamento e, in effetti, non era poi molto sfruttata, è quella di MyMovies, che ha allestito una vera e propria sala virtuale: fino al 5 Aprile tre film ogni sera - più a volte altre proiezioni nel corso della giornata -, uno alle 20, uno alle 21 e uno alle 22. Si inizia agli orari indicati, non si scappa e nella maggior parte dei casi è necessaria una prenotazione del posto. Le persone che possono guardare il film, gratuitamente fino al 5 Aprile, sono infatti limitate, forse per evitare i problemi di rete che ieri ha avuto l'INPS, roba che se tutti imparassimo un po' di più da Pornhub per quanto riguarda la sicurezza informatica - ma anche per quanto riguarda il servizio offerto eh... - vivremmo in un mondo perfetto a livello informatico. Ovviamente non vengono proposti i blockbusteroni o i film di grido, ma quei film che un pubblico ristretto potrebbe avere interesse a guardare, molti dei quali, proposti nel corso di queste settimane, arrivano dall'oriente. Ho deciso dunque di prenotarmi per la visione di "Il buono, il matto e il cattivo", film diretto nel 2008 da Kim Ji-Woon, regista che non ho mai avuto modo di esplorare, ma che nel corso degli ultimi anni ha diretto un sacco di film che mi sarebbe interessato vedere e che non sono mai riuscito a trovare il tempo e la voglia per guardarli. In questo omaggio velatissimo al cinema di Sergio Leone, il regista chiama a sè tre attori straordinari: uno è Song Kang-ho, che sta diventando un po' l'equivalente coreano di ciò che è Denzel Washington nei film in cui c'è bisogno di un attore di colore, gli altri due sono Jung Woo-sung e Lee Byung-hun.
Siamo in Manciuria negli anni Trenta: il servitore di un mercante coreano viene incaricato di vendere una mappa che secondo la leggenda guiderebbe ad un ricchissimo tesoro. L'intenzione del mercante è però quella di recuperare la mappa dopo la vendita, per questo motivo assolda Park Chang-yi, soprannominato Manciuria Kid. Nel tentativo di assaltare il treno su cui viaggia il nuovo proprietario della mappa, Manciuria Kid si imbatterà in Park Do-won, cacciatore di taglie assoldato dalla resistenza anti-giapponese, che da tempo è sulle tracce del bandito, ma il piano di entrambe le figure viene vanificato dall'ingresso in scena di Yoon Tae-gu che, fingendosi un venditore di stuzzichini, riuscirà ad arrivare nelle carrozze importanti del treno, impadronendosi della mappa. Verrà però coinvolto nel deragliamento del treno organizzato da Park Chang-yi che causa la morte sia di civili sia di molti militari giapponesi. Tae-gu riuscirà però a scappare con la mappa e inizierà questa caccia i cui i tre protagonisti saranno coinvolti per ritrovare la mappa e il tesoro ad essa collegato.
Non so bene il perchè, ma a me l'idea di vedere un western coreano inizialmente faceva ridere tantissimo, fosse anche solo per il fatto che è impossibile ambientare in Corea una storia ambientata nel far West, quando la nazione si trova in estremo Oriente. Disquisizioni a parte, al termine della visione ho provato un certo entusiasmo, ho trovato il film bellissimo e coinvolgente, neanche troppo lungo e pieno di citazioni ad un film come "Il buono, il brutto e il cattivo" che hanno fatto la storia non soltanto del cinema italiano, ma di tutto il cinema mondiale. Ammetto che non avevo mai visto nella mia vita un western prodotto in un paese orientale, ma quello che secondo me è il vero punto di forza del film è il fatto di seguire da una parte quelli che sono i punti cardine del genere, i duelli, le sparatorie, gli inseguimenti nel deserto e le inquadrature a tre quarti, senza però dimenticarsi che pur sempre di cinema orientale si sta parlando quindi non mancano combattimenti corpo a corpo, sequenze con le spade e riferimenti alla storia coreana, con la mappa che parte dall'essere un pretesto per trovare un normalissimo tesoro, fino a diventare elemento fondamentale per risolvere il problema dell'occupazione della Corea da parte dei giapponesi, che poi si risolverà in realtà il 15 Agosto del 1945 - io il 15 Agosto dell'anno scorso ero proprio in Corea e lì è una festa sentitissima, quella della liberazione dai giapponesi. I tre personaggi principali sono caratterizzati e interpretati a meraviglia e non c'è una vera e propria distinzione tra bene e male nei loro gesti: Do-won, il "buono", è un cacciatore di taglie che non si fa problemi ad uccidere a tradimento, se necessario; Chang-yi, il "cattivo", è un personaggio ambiguo dall'inizio alla fine, spietato criminale, ma con un conto in sospeso da risolvere; Tae-gu, il "matto" è un po' la variabile impazzita del film, importantissimo per la vicenda, ma indecifrabile nelle sue azioni e per questo divertentissimo.
In "Il buono, il matto e il cattivo", per tutte le due ore e passa della sua durata, c'è assolutamente di che divertirsi: il ritmo della narrazione è forsennato, non ci si annoia nemmeno un minuto, il tono a volte diventa grottesco e la colonna sonora alterna pezzi magnifici, quasi tutti i brani sono composizioni originali coreane, ad altri che ad una primissima impressione potrebbero sembrare da denuncia - e forse lo sono -, ma a pensarci bene, per alcune scene specifiche, non mi sarei potuto aspettare una scelta diversa, in linea con il tono della pellicola, vedi, ad esempio, un combattimento lunghissimo con cavalli, moto ed esplosioni accompagnato da "Don't let me be Misunderstood" di Santa Esmeralda, già usata anche da Quentin Tarantino nel suo "Kill Bill". Pazzesco è poi il triello finale tra i tre protagonisti, uno stallo alla messicana carico di tensione che viene però risolto anche in maniera abbastanza grottesca e per nulla scontata. Insomma, ho visto questo film con l'idea di trovarmi davanti a qualcosa di strano ed effettivamente davanti a qualcosa di strano mi sono trovato, eppure questo film mi è piaciuto veramente tanto, sia a livello tecnico, sia per l'originalissimo modo di narrare la vicenda, che spesso e volentieri si lascia andare a scene grottesche che risultano estremamente divertenti.
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