L'uomo invisibile di Leigh Whannell (2020)
USA, Australia 2020
Titolo Originale: The Invisible Man
Regia: Leigh Whannell
Sceneggiatura: Leigh Whannell
Durata: 124 minuti
Genere: Thriller, Horror
Si è fatto un gran parlare in questi ultimi tempi de "L'uomo invisibile", pellicola diretta da Leigh Whannell che sarebbe dovuta uscire nei cinema italiani se non ricordo male verso la fine di Marzo, ma, a causa del lockdown dei cinema e poi di un po' tutte le attività non necessarie in Italia, è stato portato nel nostro paese in streaming, come qualche altro film che sarebbe dovuto uscire in sala in questo periodo. É proprio in questo modo che ho deciso di vedere la pellicola in questione, soprattutto dopo aver letto molte critiche positive su un film che, per mio pregiudizio, sembrava un po' il solito film horror e che invece per molti si è rivelato essere una vera e propria sorpresa. Leigh Whannell è poi un regista a cui voglio abbastanza bene, avendo scritto delle sceneggiature di alcuni dei thriller o horror che mi sono letteralmente mangiato nell'adolescenza, ma anche in questi ultimi anni, come ad esempio quelle di "Saw - L'enigmista" e quella di "Insidious", mentre come regista si è occupato di "Insidious 3 - L'inizio", con risultati decisamente dimenticabili, e di "Upgrade", che ancora non ho avuto modo di vedere. La protagonista del film invece è interpretata da Elizabeth Moss, attrice che negli ultimi tempi sta ottenendo una certa notorietà, mentre il marito Adrian Griffin è interpretato da Oliver Jackson-Cohen.
Cecilia Kass è da qualche tempo sposata con l'ingegnere ottico Adrian Griffin e sta tentando di fuggire dalla relazione violenta che ha con quell'uomo, che la maltratta e la controlla da tempo. Riuscita a fuggire dalla grandissima villa dove abita assieme all'uomo, piena di telecamere a circuito chiuso per controllare tutti i suoi movimenti, si rifugerà, sotto consiglio della sorella, dall'amico d'infanzia James, detective della polizia che le offrirà la sua protezione in casa sua. Dopo aver passato le prime due settimane con il terrore che il marito la potesse trovare, le giunge notizia, dalla sorella, che l'uomo sarebbe morto suicida all'interno della sua casa. Ripresa in mano la sua vita Cecilia inizia a tentare di affrontare ogni giorno sempre con maggiore tranquillità, ma in qualche modo sembra che qualcuno stia ancora una volta tentando di perseguitarla: una presenza invisibile, che lei attribuirà al marito che un tempo l'aveva minacciata di riuscire a controllarla in ogni modo anche senza farsi vedere, si insinua nella casa in cui vive assieme a James, rendendole la vita sempre più un inferno e facendola crollare psicologicamente, portandola a non essere più ben vista agli occhi della sorella e dell'amico.
Devo dire che le buone recensioni lette su "L'uomo invisibile" mi avevano in qualche modo caricato di aspettative, ma, devo dire, che nonostante le aspettative fossero nella media tendente all'alto, non ne sono rimasto deluso. Innanzitutto dal punto di vista tecnico Leigh Whannell migliora sensibilmente rispetto all'altro suo film che avevo visto e riesce a costruire un thriller a tinte horror in cui la tensione la fa da padrona dall'inizio alla fine. Sono ben costruite le inquadrature, così come sono interessantissime le musiche che vengono utilizzate con dei punti in cui, a livello di sceneggiatura, si tende a tirare un po' troppo la corda e a rendere la follia indotta della protagonista talvolta inverosimile, penso ad esempio alla scena in cui la figlia di James prende un pugno in faccia dalla presenza invisibile del marito e si pensa che a darglielo sia stata Cecilia, che però era troppo distante per riuscire a farlo, insomma, in alcuni frangenti bisogna un attimino sospendere l'incredulità perchè si vuole calcare un po' troppo la mano sulla follia della protagonista, però sono cose che si possono accettare. Elizabeth Moss ancora una volta si conferma un'attrice straordinaria, che quando deve interpretare personaggi in sofferenza riesce a dare davvero il meglio di sè e qui conferma davvero tutte le sue capacità.
La cosa che però mi è piaciuta maggiormente di "L'uomo invisibile" è l'intento di farsi metafora della condizione di violenza, fisica e psicologica, che subiscono le persone intrappolate in una relazione violenta, come quella della nostra protagonista. Un terrore che inizialmente è dovuto al fatto che la donna teme che il marito la possa ritrovare, quindi ha il terrore di uscire di casa, ma che poi vive anche dopo che questi viene considerato morto, insomma, i suoi traumi, reali e tangibili, si palesano a causa di questo uomo invisibile che lei pensa essere il marito cui fa riferimento il titolo. D'altronde ci troviamo di fronte alla triste storia di una donna che, una volta fuggita da una relazione violenta, si sente costretta a tenere sempre gli occhi aperti per la paura che il suo aguzzino torni per rimpossessarsi di lei e per fargliela pagare e in questo senso il film risulta agghiacciante. Poi a livello narrativo viene trattato come un film di intrattenimento, che però nella sua semplicità riesce a lanciare un messaggio molto molto importante in maniera estremamente intelligente.
Voto: 7+
Occhio, si chiama Elizabeth.
RispondiEliminaSì guarda... Sono un cretino che non rilegge ciò che scrive prima di pubblicare :D
EliminaGrazie della segnalazione, correggo subito! ;)
Facevo lo stesso identico errore quando David Moss giocava all'Olimpia Milano e lo faccio ancora di più ora che non gioca più per la squadra che tifo...
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