L'immortale di Marco D'Amore (2019)
Italia 2019
Titolo Originale: L'immortale
Regia: Marco D'Amore
Sceneggiatura: Marco D'Amore, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Francesco Ghiaccio, Giulia Forgione
Cast: Marco D'Amore, Salvatore D'Onofrio, Giuseppe Aiello, Giovanni Vastarella, Marianna Robustelli, Martina Attanasio, Gennaro Di Colandrea, Nello Mascia, Aleksej Gus'kov, Salvatore Esposito
Durata: 116 minuti
Genere: Drammatico
É praticamente da quando Sky ha cominciato a trasmettere "Gomorra: La serie" che seguo le storie di Ciro Di Marzio e di Gennaro Savastano con assoluto trasporto, penso infatti che ci troviamo davanti ad una delle migliori serie televisive italiane degli ultimi anni e non è che ci voglia molto per superare la produzione seriale del nostro paese, dato che, per quanto mi riguarda, la top three è composta da "Gomorra", "Romanzo criminale" e l'accoppiata formata da "The Young Pope" e "The New Pope". Ora, chi segue la serie saprà - e per chi non la segue ci saranno spoiler abbastanza grossi, dato che si sta parlando di eventi successivi al finale della terza stagione, mentre la quarta è già andata in onda e la quinta è in fase di produzione - che al termine della terza stagione Ciro Di Marzio, finito in una specie di trappola, è morto per mano di Gennaro Savastano e gettato in mare. Ma, al termine della quarta stagione, in una scena dopo i titoli di coda del finale, ci veniva annunciata la realizzazione de "L'immortale", film dedicato proprio alla figura di Ciro Di Marzio, che porta questo soprannome, con alla regia lo stesso Marco D'Amore. Dal trailer dopo i titoli di coda non si capiva benissimo se la storia sarebbe stata un prequel o uno spin-off - che avrebbe dunque rivelato che il personaggio era ancora vivo - e personalmente avrei preferito la prima opzione, più che altro per una questione di coerenza narrativa e di non rendere il personaggio troppo mitologico e poco realistico, ma a quanto pare si è scelto per la seconda opzione, ma andiamo, come al solito, con ordine.
Ciro Di Marzio è sopravvissuto al colpo di pistola sparatogli in petto da Genny Savastano nel finale della terza stagione di "Gomorra" e viene costretto da don Aniello Pastore a recarsi a Riga, in Lettonia, a lavorare per lui e per un clan russo suo alleato. Una volta lì ritroverà Bruno, personaggio che in qualche modo ha segnato la sua infanzia, crescendolo nell'ambiente della malavita quando era ancora piccolo ed era rimasto, come ben sappiamo, senza genitori a causa del crollo della palazzina in cui viveva durante il terremoto a Napoli. Il film alternerà eventi del presente, in cui Ciro tenterà di farsi strada nella malavita lettone, nella quale lavorano comunque molti esponenti della camorra napoletana, ad altri in cui viene ripercorsa la sua infanzia e la sua giovinezza, quando assieme a Bruno e ad altri suoi coetanei viveva di espedienti, innamorandosi anche di Stella, la fidanzata di Bruno che tentava in qualche modo di fargli da madre o da sorella maggiore.
Se devo dire la verità nutrivo più di qualche dubbio sulla buona riuscita di questo film: innanzitutto non avevo bene idea da quale cassetto delle idee avrebbero potuto tirare fuori materiale per un film basato sul personaggio di Ciro Di Marzio, il cui principale elemento di fascino a livello narrativo stava nel fatto che di lui e del suo background si sapesse veramente poco, se non gli eventi che hanno portato a fargli ottenere il soprannome di Immortale. Innanzitutto c'è da dire che non ho particolarmente apprezzato l'idea di resuscitare il personaggio, perchè va bene il soprannome e la mitologia ad esso collegata, ma sopravvivere a un colpo di pistola in pieno petto ed essere gettato in mare quando il personaggio ormai aveva chiuso il suo arco narrativo sembra un qualcosa di soprannaturale, più che l'ennesima (s)fortunata coincidenza, tant'è che da questo punto di vista avrei preferito un prequel, per chiudere definitivamente il suo arco narrativo e finita lì. Invece, con la quinta stagione di "Gomorra" in arrivo era impossibile lasciarsi scappare l'occasione di trovare il modo di far rientrare in scena il personaggio e c'è da dire che, per creare una storia su di lui che in qualche modo quadrasse non hanno dovuto raschiare il fondo del barile delle idee, ma gli sceneggiatori sono comunque riusciti a creare qualcosa di interessante. Vediamo questo "L'immortale" come una storia standalone, che però ha il dovere di ricollegarsi con le prime stagioni della serie, facendoci vedere come il personaggio sia entrato nella criminalità organizzata napoletana, ma anche con la stagione che ancora deve arrivare, lasciando uno spiraglio più che spalancato per un suo rientro - che ormai appare ovvio - nella serie che ha lanciato sia il personaggio sia l'attore. La storia che ne viene fuori però non è una semplice puntata più lunga di "Gomorra", ma un film fatto e finito in cui il regista narra la vicenda con un tono decisamente più introspettivo rispetto a quanto fatto nella serie e con un ritmo narrativo decisamente più blando, che dà appunto spazio alle riflessioni su un personaggio che, nel passato, dimostrava una sfacciataggine decisamente esagerata per un ragazzo della sua età che ha permesso ai peggiori di avvicinarsi a lui, affidandosi agli esempi sbagliati, mentre nel presente ci rivela come Ciro sia un uomo senza nulla da perdere e proprio per questo motivo non ha minimamente paura di morire.
Dal punto di vista registico avevamo già visto Marco D'Amore all'opera in qualche episodio della serie, senza che si potesse in qualche modo vedere la sua mano. Diciamo che sul fatto che dietro la macchina da presa ci sappia stare non c'è nulla da dire, ma forse ancora non si è fatto una mano, un'identità registica che permetta di riconoscerlo, anche perchè essendo alle prime armi ed essendo "L'immortale" un prodotto nato da una costola di una serie televisiva, in qualche modo lo stile registico non è che avrebbe potuto rivoluzionarlo dall'oggi al domani. Sia a livello di sceneggiatura sia a livello tecnico ci troviamo secondo me davanti ad un buon film, ce non fa molto per discostarsi dalla comfort zone rappresentata dalla serie da cui è tratto, ma ne fa rivivere le atmosfere pur prendendosi dei momenti un po' più riflessivi. In qualche modo mi rammarico di non averlo visto al cinema prima della fine dell'anno, ma c'è da dire che è uscito in un periodo particolarmente sfigato in cui sono uscite una marea di pellicole nel giro di poche settimane e mi sono anche ammalato pesantemente - quella che il mio dottore definiva una normale faringite e che mi ha portato ad avere la febbre e una tosse potentissima per dieci giorni, tanto che mi sono autoconvinto di aver avuto il virus che ora è sulla bocca di tutti, letteralmente - tanto da non riuscire ad andare a visionarlo in sala.
Voto: 7
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