Il primo re di Matteo Rovere (2019)



Italia 2019
Titolo Originale: Il primo re
Sceneggiatura: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere
Durata: 127 minuti
Genere: Epico, Storico


Arriva un certo momento nel cinema italiano, tra una commedia e un film drammatico tutti uguali - anche se le commedie italiane, quelle con il cast che mi piace, quanto meno le trovo sempre abbastanza carine -, in cui si acquista la consapevolezza che si possa creare qualcosa di diverso. Ci ha provato qualche anno fa Gabriele Mainetti con il bellissimo "Lo chiamavano Jeeg Robot" - che ho rivisto qualche giorno fa e l'ho amato come la prima volta - e nello stesso anno pure Matteo Rovere con "Veloce come il vento". Arriva però un bel giorno in cui lo stesso regista che aveva portato Stefano Accorsi a quella che finora è la sua migliore interpretazione da attore, secondo la mia opinione, decide di fare come Mel Gibson e di portare al cinema un film sulle origini di Roma recitato interamente in una lingua protolatina, della quale dal basso dei miei studi a livello scientifico sono anche riuscito a capire qualche parola. Per farlo bisogna chiamare gli attori in voga, quelli che danno garanzie, ed ecco che per interpretare Remo viene chiamato Alessandro Borghi, mentre per interpretare Romolo abbiamo Alessio Lapice, di cui non avevo visto nessun film, ma che ha partecipato a due episodi della seconda stagione di "Gomorra - La serie".
Siamo nel 753 a.C.: i due fratelli pastori Romolo e Remo vengono travolti da un'esondazione del Tevere e perderanno così tutti i loro capi di bestiame, finendo poi nel territorio di Alba Longa, dove verranno catturati come schiavi. Una volta portati al cospetto della loro sacerdotessa, i due, assieme al gruppo di persone al loro seguito, si ribelleranno ai loro carcerieri liberando anche altri prigionieri, ma decideranno di lasciare in vita la sacerdotessa della de Vesta Satnei, portatrice del Sacro Fuoco, su richiesta di Romolo, ferito e morente durante la battaglia. Una volta abbandonato il luogo, la sacerdotessa svelerà a Remo che uno dei due fratelli è destinato a diventare re di una città potente che dominerà il mondo, ma per farlo dovrà uccidere l'altro fratello.
I due film sperimentali in questo senso diretti da Mel Gibson mi erano piaciuti parecchio, sia "La passione di Cristo" sia, ancora di più, "Apocalypto", ma mai avrei pensato che una cosa del genere si sarebbe potuta fare in Italia. In realtà molto meglio così, che me li immagino io gli americani a dirigere la loro versione della storia della nascita di Roma che sarebbe stata sicuramente più fantasiosa di questo lavoro abbastanza accurato da parte di Matteo Rovere, ma che comunque lascia molto spazio alla componente leggendaria della vicenda, piuttosto che tentare di essere storicamente fedeli ad una storia che comunque rimane, ovviamente, abbastanza fumosa. Un esperimento questo, decisamente riuscito per il cinema italiano, in cui uno degli attori più in forma del momento, tale Alessandro Borghi, riesce a risultare bravissimo e perfettamente in parte anche nel trovarsi a recitare in una lingua morta. Non sfigura, da questo punto di vista, nemmeno Alessio Lapice, quando si risveglia dal suo torpore e guarisce dalle sue ferite, dato che per buona parte del film è più di là che di qua. Dal punto di vista della regia e della fotografia il film di Rovere ci mostra ottime cose e la ricostruzione ambientale risulta parecchio affascinante e non so quanto curata - per dirlo avrei dovuto essere vivo duemilasettecentosettantadue anni fa.
Fino a questo momento sembrerà quasi che stiamo parlando di un film perfetto, ma state certi che non è così: è un film che mi è piaciuto parecchio, che si prende tutti i suoi tempi narrativi, ma nel quale non mi tornano poi così tanto bene le tempistiche che portano Remo, una volta saputo di dover uccidere il fratello per diventare re, ad impazzire totalmente. Insomma, il passaggio caratteriale di cui è protagonista Remo mi è sembrato un po' troppo repentino, tanto da portarlo a passare in pochissimo tempo da condottiero a tiranno, da credente negli dei a voler essere unico fautore del proprio destino. Ciò non toglie che "Il primo re" è l'ennesimo interessante esperimento di un cinema italiano che prova dopo non so quanto tempo a strizzare l'occhio ai film storici internazionali, riuscendo benissimo nel suo intento e risultando una delle cose migliori viste in questa annata per quanto riguarda il cinema italiano.

Voto: 7,5

Commenti

  1. Ha molto di "Apocalypto", l'ho apprezzato un sacco, e forse anche un po' di più perché il cinema Italiano sembra abbia voglia di uscire dai tinelli in cui Margherita Buy fa monologhi, sarebbe anche ora ;-) Cheers

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