I due papi di Fernando Meirelles (2019)



USA, Regno Unito, Italia, Argentina 2019
Titolo Originale: The Two Popes
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Durata: 125 minuti
Genere: Drammatico, Biografico


É ormai da un po' di tempo che non frequento l'ambiente ecclesiastico, avendo perso la mia fede ormai da qualche anno - nemmeno tanti come potrebbero pensare le persone che mi conoscono da poco -, ma quando si parla di biopic con me si fa davvero sul serio, soprattutto se si parla di figure della storia recente, come nel caso specifico di questo film sono Joseph Ratzinger e Jorge Bergoglio. Il film dedicato a loro due e alla convivenza tra un papa in carica e un papa dimissionario, che si sta verificando ancora oggi, è uscito direttamente su Netflix a ridosso delle feste natalizie e la mia intenzione era quello di vedermelo subito, salvo poi rimandarne la visione, fino a sentirmene obbligato nel momento in cui i due protagonisti Jonathan Pryce e Anthony Hopkins sono stati candidati rispettivamente per l'Oscar come miglior attore protagonista e come migliore attore non protagonista. A dirigere la baracca abbiamo Fernando Meirelles, regista che conosco di nome, ma di cui ho visto solamente un film, quel "City of God" del 2002 che in qualche modo gli ha dato notorietà nell'ambiente cinefilo. Ammetto sin da subito il fatto che nutrissi dei dubbi sulla pellicola, ho sperato sin dall'inizio che non fosse troppo religiosa e un altro timore era legato al fatto che vedere un intero film basato sui dialoghi tra due vecchietti che rappresentano tra l'altro una delle istituzioni per la quale sto attraversando una fase estremamente critica potesse annoiarmi a morte. Si saranno i miei dubbi in qualche modo confermati o sono stati fugati? Andiamo con ordine.
Siamo nel 2005, subito dopo la morte di Giovanni Paolo II e la Chiesa Cristiana è chiamata ad un nuovo Conclave nel quale si eleggerà il successore sul soglio pontificio. I cardinali sono chiamati ad intraprendere una scelta molto importante: affidarsi al conservatorismo di Ratzinger - che alla luce di quanto fatto emergere nel periodo del suo papato definirei quasi reazionario - oppure al progressismo promosso dalle persone vicine a Bergoglio? Come tutti sappiamo a diventare Papa fu il conservatore Ratzinger, che prese il nome di Benedetto XVI. Ci si sposta poi nel 2012 con un Bergoglio che, in Argentina, stanco della direzione intrapresa dalla Chiesa da cui non si sente più rappresentato, chiede al Papa il permesso per ritirarsi dall'attività di Cardinale. L'uomo verrà convocato a Roma, dove assieme a Ratzinger avrà modo di discutere delle sue posizioni sulle più importanti tematiche religiose, ma anche politiche, di quel periodo e si avrà dunque modo di mettere a confronto, tramite due personalità estremamente diverse, due modi agli antipodi di vedere la religione.
Possiamo dunque tornare alla domanda principale di questa recensione e dare ad essa una risposta: sì, i dubbi sono stati fugati, fin da subito. Nell'ottica di un biopic che per quanto mi riguarda dice poco alla storia del cinema, devo dire di essermi trovato davanti ad un buonissimo film, in cui i dialoghi tra le due personalità più importanti della storia recente della Chiesa vengono affrontati in modo interessantissimo e coinvolgente e, soprattutto, al contrario di quanto mi aspettavo, con un ritmo davvero ben gestito e mai noioso. Nel film si parla fondamentalmente dei temi più importanti che abbiamo sentito uscire dalle bocche di queste due figure nelle loro dichiarazioni pubbliche, immaginando un incontro - forse realmente avvenuto - in cui i due potessero confrontarsi su di esse e in cui Ratzinger, già intenzionato ad abdicare - non a dimettersi, ad abdicare, il Papa è il monarca dello Stato Vaticano, non un ministro che ne ricopre una carica, quindi abdica, non si dimette... scusate se son così zelante su ste cose, ma le parole sono importanti - designerà Bergoglio come suo successore ideale: nel 2005 la Chiesa aveva bisogno di continuità con quanto portato avanti da Giovanni Paolo II, nel 2013, in seguito ai diversi scandali che hanno colpito lo Stato Vaticano, di una figura in grado di far riavvicinare i fedeli alla Chiesa Cattolica, qualcuno che potesse anche rivoluzionarla dall'interno. É però anche un confronto tra due personalità estremamente diverse, Ratzinger si dimostra come un Papa duro anche a livello personale, appassionato di arte e musica classica, mentre Bergoglio vive la sua fede con molta più vicinanza alle persone, si dimostra un bonaccione ed è tifosissimo del San Lorenzo, squadra di calcio della sua città. Nei dialoghi che avverranno nel corso del loro incontro ci sarà però anche modo per ribaltare la visione che avevamo dei due ecclesiasti, con anche lo stesso Bergoglio che si ritroverà a dover in qualche modo confessare i suoi timori sulla direzione presa dalla Chiesa, ma anche per rivelare un suo scheletro nell'armadio, legato all'avvento della dittatura di Videla in Argentina.
Dal punto di vista tecnico sul film c'è davvero poco da dire, la regia è quella tipica del biopic e non è spettacolarizzata in alcun modo. Il centro del film sono però le interpretazioni dei due protagonisti: Jonathan Pryce è estremamente somigliante a Bergoglio, già di suo, ma per interpretare il ruolo ha messo su un accento marcato e una voce che lo hanno reso praticamente uguale a lui, unica nota dolente, la scena dell'elezione a Papa in cui, costretto a recitare la scena del primo discorso in italiano, sbaglia in fila una marea di accenti, che nel discorso originale Bergoglio stesso non sbagliava. Anche il lavoro fatto da Anthony Hopkins per interpretare Ratzinger è straordinario: le sue fattezze nel corso della pellicola innanzitutto ricordano molto quelle di Benedetto XVI, ma l'attore riesce a metterci del suo evidenziando molto bene gli acciacchi tipici dell'età, acciacchi che probabilmente ha persino lui stesso. Insomma, "I due papi", siate voi dei ferventi credenti o dei brutti atei comunisti (cit.), è sicuramente un film a cui dare un'opportunità: per i suoi dialoghi straordinarie, per le interpretazioni dei due protagonisti che sono pazzesche e per i temi trattati, di cui questo film aiuta certamente la comprensione.

Voto: 7,5

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