Gli uomini d'oro di Vincenzo Alfieri (2019)

Italia 2019
Titolo Originale: Gli uomini d'oro
Sceneggiatura: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giuseppe Stasi
Durata: 100 minuti
Genere: Drammatico, Thriller


Purtroppo qua in Italia, in qualche modo e forse a volte anche a ragione, siamo un po' troppo esterofili, tanto esterofili che non ci accorgiamo che a volte, quando il cinema italiano prova ad esplorare generi diversi dai soliti drammoni strappalacrime, commedie sentimentali e commedie stupide, qualcosa di buono può uscire. É proprio in questi ultimi anni che quando il cinema di genere italiano arriva nelle sale, cosa neanche troppo scontata a dire la verità, qualcosa di buono lo si vede e ne sono un esempio, per quanto mi riguarda, "The Nest - Il nido", ma anche "The End? L'Inferno fuori", solo che per quanto riguarda il genere thriller è effettivamente un po' di tempo che non si vede qualcosa di buono nelle sale cinematografiche. Eppure noi è da tempo che siamo bravi a parlare di criminalità, abbiamo molti esempi di film sulla mafia, su tutti "Il traditore" dello scorso anno, ci aggiungerei anche questo "Gli uomini d'oro", film uscito nelle sale italiane sul finire del 2019 e che ha raccolto sin da subito critiche abbastanza positive da parte degli addetti ai lavori, ma non altrettanto successo da parte del pubblico. Purtroppo, accodandomi anche al fatto che le proiezioni sono state davvero poche nei cinema vicino a casa mia, sono riuscito a recuperare la visione di questo film solamente qualche giorno fa in home video e devo dire che non mi sarei aspettato di trovarmi davanti ad un film così avvincente, con qualche difetto, di certo non perfetto, ma comunque l'ennesimo esempio di pellicola italiana sottovalutata da noi stessi italiani. Regista del film è Vincenzo Alfieri, regista nel 2017 de "I peggiori", che ancora non sono riuscito a vedere, che si è circondato di un buon cast composto da Fabio De Luigi, Edoardo Leo e Giampaolo Morelli, ad interpretare tre persone che nel 1996 a Torino si resero protagonisti di un colpo ai danni di un portavalori delle poste.
Il film narra, per l'appunto, della reale rapina ad un portavalori della poste, avvenuta a Torino nel 1996, un caso di cronaca che fece molto scalpore all'epoca e il cui processo si protrasse per più di due anni, considerando anche la sparizione di due dei protagonisti della vicenda, ma anche il fatto che non si sappia come una quantità così grande di denaro sia stata spesa nel giro di così poco tempo da parte degli esecutori della rapina. Ci vengono a tal scopo presentati tre personaggi: Luigi Meroni, detto il Playboy, guida il furgone portavalori e da qualche tempo si è vista sfumare davanti agli occhi la possibilità di andare in pensione in giovane età grazie alla riforma Dini, decidendo così di vendicarsi rapinando il furgone che guida ormai da qualche anno; Alvise Zago, detto il Cacciatore, è il collega che lo affianca sempre alla guida, si occupa principalmente delle questioni burocratiche, ha una situazione economica disastrata, ma non sopporta particolarmente il suo compagno di lavoro, inoltre è malato di cuore e costantemente a rischio di avere un nuovo infarto; il Lupo è invece un piccolo criminale della zona, sommerso dai debiti e in mano a uno strozzino, molto amico di Alvise che gli racconterà del loro piano e troverà in esso un'occasione per rifarsi dei soldi che deve al suo creditore.
Siamo a tutti gli effetti davanti ad un heist movie un po' reinterpretato, che ci narra dello stesso evento, per l'appunto la rapina, vista attraverso gli occhi dei tre personaggi, ogni capitolo del film racconta il punto di vista di uno di loro. Con questo stratagemma non diventa tanto la rapina ad essere messa al centro della narrazione, quanto più che altro lo sviluppo dei protagonisti, che è sicuramente ben curato e che, nel poco tempo a disposizione, vengono ben delineati in tutte le loro caratteristiche fondamentali. Luigi è uno spavaldo, che si fa vanto della sua cultura, ma probabilmente a causa dello stress lavorativo a cui è sottoposto - anche se non ha molta voglia di lavorare - ha difficoltà a fare l'amore con la propria compagna, Alvise sembra essere invece legato alla moglie, nonostante le molte liti tra i due e nonostante nella vita quotidiana mostri un nervosismo eccessivo per una persona malata di cuore, probabilmente causato dalla situazione economica che vive in famiglia, mentre forse il personaggio delineato in maniera un po' più superficiale è il Lupo, che entra nella vicenda in una fase successiva , mostrandoci poco della sua attività criminale e nemmeno tantissimo della sua vita personale. É dunque questo l'aspetto più interessante del film, che si basa su una sceneggiatura secondo me piuttosto solida che, di fronte a tanti pregi, con il ritmo narrativo mantenuto costante e in modo da non annoiare, ha il difetto non proprio marginale, ma secondo me non fondamentale in questo caso, di non decollare mai per davvero, tanto che quando la tensione inizia ad alzarsi c'è sempre un evento che la fa calare. Dal punto di vista registico il film mostra un buon uso della macchina da presa e una buona fotografia, a farmi impazzire ancora di più è stata però la colonna sonora che giustamente alterna brani pop dell'epoca, ma anche pezzi strumentali originali che accompagnano nel miglior modo possibile i momenti in cui viene narrata la rapina vera e propria.
Bene anche per quanto riguarda le interpretazioni degli attori protagonisti, ho visto perfettamente a suo agio Giampaolo Morelli, forse quello più facilitato dal fatto di dover interpretare un personaggio napoletano e quindi non tenuto a cambiare il proprio accento o il proprio dialetto per esigenze di copione, così come, dopo molte commedie secondo me non riuscite, ecco che anche Fabio De Luigi riesce a dire la sua come attore drammatico, il suo Alvise Zago è certamente uno dei personaggi più interessanti del film, il più sfaccettato e quello di cui viene indagata maggiormente la vita privata e l'interpretazione di De Luigi è secondo me ottima in tal senso. Un po' meno convinto da Edoardo Leo, principalmente perchè costretto a parlare con un accento torinese che rende la sua interpretazione decisamente più forzata rispetto alla spontaneità cui ci aveva abituato in altri suoi film precedenti, risulta però credibile nei panni del piccolo criminale che non sembra aver bene sotto controllo la sua attività, sempre sotto pressione a causa dei debiti contratti con criminali di rango più alto del suo. Insomma, "Gli uomini d'oro" non sarà forse il film perfetto o l'heist-movie della vita, ma sicuramente è una pellicola che nel panorama cinematografico italiano non si vedeva da tempo, per struttura narrativa e per il modo in cui dialoghi e personaggi sono stati sviluppati.

Voto: 7

Commenti

  1. Prima parte piaciuta molto, seconda molto poco. Ottima la regia, così come in De Luigi a sorpresa.

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