Dolor y gloria di Pedro Almodovar (2019)



Spagna 2019
Titolo Originale: Dolor y gloria
Sceneggiatura: Pedro Almodovar
Durata: 108 minuti
Genere: Drammatico


Non ho un rapporto di particolare affetto per il regista Pedro Almodovar, è sì un regista che mi piace e che mi è piaciuto abbastanza con alcuni dei suoi film, ma non sono riuscito ad amarlo per nessuno dei suoi lavori e anzi, con gli ultimi, che ho guardato a spizzichi e bocconi, diciamo che non mi aveva per nulla colpito: "Gli amanti passeggeri" mi aveva abbastanza deluso, "Julieta" ancora non ho avuto la voglia di vederlo, mentre di questo "Dolor y Gloria" ho rimandato la visione per qualche mese, prima di convincermi definitivamente nel momento in cui il film è stato nominato a ben due premi Oscar, quello per il miglior attore protagonista ad Antonio Banderas e quello per il miglior film internazionale - che ora è il nuovo nome dell'Oscar per il miglior film straniero -, categoria che negli anni ho sempre un po' trascurato, anche per via della distribuzione italiana, ma per la quale quest'anno, stranamente, ho avuto la possibilità di vedere ben due dei cinque candidati, che per me è un record, visto che negli scorsi anni capitava addirittura che non avessi visto nemmeno il favoritissimo vincitore. Oltre al già citato Banderas, nel cast abbiamo anche la sempreverde Penelope Cruz - sempre più bona man mano che gli anni passano, non c'è proprio nulla da dire -, Asier Etxeandía e Leonardo Sbaraglia.
Salvador Mallo è il protagonista del film, un affermato regista che ha raggiunto la fama da diversi anni, ma da tempo sta vivendo un declino lavorativo e fisico: soffre di un gran numero di malattie, buona parte di esse psicosomatiche, che gli causano un grande dolore fisico che gli impedisce di lavorare, vivendo una vita all'insegna del ricordo della gloria passata. La sua routine quasi distruttiva cambia quando viene chiamato a presenziare ad un cineforum durante il quale sarà proiettato "Sabor", il film che gli diede la notorietà diversi anni prima, ma che causò anche la separazione tra lui e Alberto, un tempo suo amante e attore protagonista del film, che non si parlano dall'uscita del film, a causa di dissapori lavorativi e personali nati proprio sul set del film. L'invito al cineforum sarà per i due l'occasione di reincontrarsi e durante l'incontro tra i due Alberto inizierà Salvador all'eroina, che diventerà per lui un palliativo per i dolori di cui soffre. Alla storia, ambientata nei giorni nostri, si alternano diversi flashback in cui viene raccontata, attraverso i suoi ricordi, l'infanzia di Salvador, che con i genitori viveva in povertà all'interno di una grotta, senza però che i suoi genitori gli facessero mai mancare nulla, facendolo diventare insegnante privato di un ragazzo praticamente analfabeta e cercando in tutti i modi di farlo entrare in seminario per studiare.
É oramai superfluo stare qui a dire quanto la qualità cinematografica ai prossimi Oscar sia veramente altissima: abbiamo nove candidati al titolo di miglior film di cui solamente uno non avrei messo nella lista, abbiamo buonissimi film anche tra coloro che sono candidati in solo una o due categorie, come ad esempio "I due papi", candidato solo per i migliori attori, abbiamo ben due film stranieri che, sinceramente, non mi sarei scandalizzato se li avessimo visti entrambi in corsa per il premio grosso - e per uno dei due, "Parasite", faccio anche spudoratamente il tifo - con questo "Dolor y gloria" che si sa difendere più che bene anche davanti a tutti gli altri candidati. Presentato all'ultimo Festival di Cannes, "Dolor y gloria" mi ha colpito sin dai primi minuti, a partire dalla malinconia che traspare subito dal protagonista oppure nel vedere il modo in cui viene ritratto il rapporto tra Salvador e Alberto, un rapporto che nonostante gli anni e i rancori passati mostra la complicità rimasta tra i due sia nei dialoghi pacati sia nelle discussioni più accese, sia nei lunghi silenzi che i due si scambiano reciprocamente. Mi hanno colpito in maniera estremamente positiva anche i flashback in cui il protagonista ricorda la sua infanzia, dei ricordi che spesso sono legati all'utilizzo della droga cui Salvador viene iniziato da Alberto, con un ottima Penelope Cruz ad interpretare la madre Jacinta, nei quali vediamo il modo in cui si sviluppa il carattere del personaggio, con tanto di rivelazione finale che mi ha ricordato un sacco "La montagna sacra" di Alejandro Jodorowsky e che non mi sarei aspettato, ma che rappresenta un vero e proprio coronamento per ciò che vediamo del protagonista nel corso del film, la chiusura del cerchio perfetta.
Dopo qualche anno, dunque, Pedro Almodovar ritorna a convincermi appieno con un suo film, il ritmo della narrazione non è certo forsennato, ma non annoia mai e ti invoglia a scoprire sempre di più sui personaggi che troviamo sullo schermo, la sua regia e la sua narrazione sono molto delicate e nel corso della pellicola coinvolgono in maniera incredibile. Troviamo ancora una volta temi a lui cari come l'omosessualità, il rapporto con i genitori e con le proprie difficoltà personali. Antonio Banderas è, come non capitava da moltissimo tempo, pazzesco a livello recitativo, forse una delle sue migliori interpretazioni in carriera e non è un caso probabilmente che i film che preferisco da lui interpretati siano diretti proprio da Almodovar, vedi anche "La pelle che abito", film che adoro con tutto me stesso. Ho rimandato dunque molto la visione di "Dolor y gloria" per paura di trovarmi davanti ad un film deludente come gli altri film più recenti del regista, invece mi sono trovato davanti ad uno che entrerà di diritto tra i miei preferiti diretti dal regista, che questa volta non riesce soltanto a farsi apprezzare, ma addirittura a farsi adorare!

Voto: 8

Commenti

  1. A meni basse uno dei film migliori della scorsa stagione, e uno dei migliori di Almodovar che non offriva prove così brillanti da un pezzo. Cheers!

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  2. Visto e amato lo scorso anno.
    Una poesia.

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