Richard Jewell di Clint Eastwood (2019)
USA 2019
Titolo Originale: Richard Jewell
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Billy Ray
Cast: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Dylan Kussman, Wayne Duvall, Mike Pniewski, Nina Arianda, Eric Mendenhall
Durata: 129 minuti
Genere: Drammatico, Biografico
Soprattutto negli ultimi cinque anni il cinema di Clint Eastwood è stato dedicato alla celebrazione degli eroi sconosciuti degli Stati Uniti d'America, nazione a cui il nostro repubblicano convinto preferito è decisamente molto legato e lo ha dimostrato praticamente con tutti i film che sono seguiti ad "American Sniper", che a me, personalmente, non è che avesse proprio impressionato. Da lì è stata una vera e propria sequela di celebrazione di quegli eroi che, per un motivo o per l'altro, sono innanzitutto passati in sordina - più che altro per quanto riguarda le altre nazioni, immagino che negli Stati Uniti sappiano un po' di più cosa succede nel loro quotidiano - e in secondo luogo sono anche stati in qualche modo perseguiti dalla legge. Ne è un esempio perfetto "Sully", forse il film di Clint Eastwood con più cuore girato da lui negli ultimi anni, così come ne è un esempio perfetto "Richard Jewell", mentre fa un po' eccezione, in quanto a tematiche trattate, "The Mule - Il corriere", dove dopo molti anni il regista si è anche rimesso in gioco come attore, facendo comunque la sua bella figura. Ad interpretare il protagonista Richard Jewell, colui che sventò il famoso attentato durante le Olimpiadi di Atlanta nel 1996, abbiamo Paul Walter Houser, che di recente abbiamo visto anche in "BlacKkKlansman" e in "Tonya", mentre nel cast sono presenti anche Kathy Bates nei panni della madre, candidata all'Oscar come miglior attrice non protagonista, Sam Rockwell nei panni del suo avvocato, John Hamm nei panni dell'agente dell'FBI che cominciò ad indagare su di lui e Olivia Wilde nei panni della giornalista che per prima pubblicò la soffiata sulla possibile colpevolezza dell'uomo per l'attentato, dando di fatto il via ad un processo mediatico, ancora prima che giuridico, all'uomo.
Siamo nel 1996 e Richard Jewell è una guardia di sicurezza che lavora per l'AT&T dopo aver svolto diverse mansioni nel corso della sua vita e dopo aver sognato, senza successo, di diventare un poliziotto. Durante un concerto alle Olimpiadi di Atlanta egli nota che uno zaino sospetto è stato abbandonato sotto ad una panchina, dando subito l'allarme. Una telefonata alla polizia anonima conferma i sospetti della guardia, che così inizierà ad essere ascoltata e creduta: verranno chiamati gli artificieri e gli spettatori del concerto fatti allontanare dal luogo in cui è stato rinvenuto lo zaino, che si rivelerà essere veramente una bomba che di lì a poco esploderà, facendo perdere la vita a un uomo e ferendone un centinaio. Senza l'intervento di Richard Jewell il bilancio sarebbe potuto essere ben più grave, ma colui che all'inizio viene identificato come un vero e proprio eroe per aver sventato un attentato, diventa a tutti gli effetti un sospettato da un agente dell'FBI che si trovava sul posto, rimanendo anch'egli ferito in maniera lieve. Il rapporto dell'agente con una giornalista, cui rivelerà l'identità del sospettato di aver messo in atto l'attentato, farà partire un processo mediatico che renderà la vita di Richard un vero e proprio inferno, mettendo in difficoltà il suo rapporto con la madre, che comunque crederà sempre in lui fino alla fine, e costringendolo a rivolgersi all'avvocato Watson Bryant che lo difenderà strenuamente dagli attacchi dell'autorità federale.
Come un po' per tutti i film più recenti diretti da Clint Eastwood la sensazione è sempre la stessa, ovvero quella di trovarsi davanti ad un buon film che, con qualche accorgimento tecnico e narrativo, sarebbe potuto essere un grandissimo film. Soprattutto negli ultimi anni la narrazione di Clint Eastwood mi sembra essere diventata meno emozionale e un po' più ragionata, il che mi ha dato la sensazione di trovarmi davanti ad un film che, a parte i pochi momenti di rabbia dovuti al fatto che lo spettatore sa fin dall'inizio dell'innocenza dell'uomo, anche perchè viene ritratto come uno non propriamente a posto mentalmente, molto legato a sua madre e quindi, di suo, naturalmente identificabile come un buono, non mi ha dato grosse emozioni. Funziona invece a meraviglia la componente tecnica, Clint Eastwood dimostra di essersi sempre più perfezionato nel corso degli anni, rendendo le sue inquadrature sempre più ricercate e vengono messe in scena in un modo che contribuisce a creare grande tensione e dal punto di vista dell'atmosfera che si crea, la scena del concerto e dell'attentato sventato è un vero e proprio gioiello dal punto di vista tecnico, vi è l'atmosfera di festa generale di tutte le persone che contrasta con la tensione che si crea tra i poliziotti, che però fanno di tutto per non trasmetterla alle persone comuni. Degli ultimi lavori del regista questo è appunto il più vicino al già citato "Sully", anch'esso dedicato ad un personaggio che di fatto è stato un eroe perseguitato dalla legge per il suo atto eroico, la differenza sta nel fatto che mentre per "Sully" la popolazione lo ha riconosciuto da subito in quanto tale, "Richard Jewell" non è solo stato affossato dalle comunque comprensibili indagini condotte su di lui, ma anche dalla stampa che, per cavalcare l'onda dell'attentato, ha reso l'uomo inviso anche al resto della popolazione statunitense.
"Richard Jewell" è un film che convince dal punto di vista tecnico, un po' meno dal punto di vista emotivo, mentre non ci si può certo lamentare dal punto di vista recitativo: il protagonista è ottimamente interpretato da Paul Walter Hauser, che dà bene l'idea del carattere del personaggio, forse un po' troppo caricato di ingenuità per dare ancora di più l'impressione di trovarsi davanti ad una persona naturalmente buona. Bene anche per quanto riguarda Sam Rockwell, anche lui al cinema da poco con Jojo Rabbit che regala anche qui un interpretazione abbastanza convincente, così come lo sono anche John Hamm, ormai una vera e propria garanzia e Olivia Wilde. Forse esagerata la candidatura per Kathy Bates come miglior attrice non protagonista, la sua mi è sembrata una recitazione piuttosto convenzionale, buona, sì, ma non da candidatura all'Oscar come miglior attrice non protagonista. Il consiglio dunque, in fin dei conti, è quello di dare un'opportunità al nuovo film di Clint Eastwood, perchè comunque ci troviamo davanti ad un film solido sotto diversi punti di vista ed importante per la storia che viene raccontata, nonostante ciò, per quanto riguarda la mia opinione, siamo sempre su quei livelli buoni, ma lontani dall'eccellenza, che contraddistinguono il cinema di Clint Eastwood degli ultimi anni, quelli per cui si ha la sensazione che si sarebbe potuto fare di meglio, insomma.
Voto: 7
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